Fred.
"É arrivata una lettera". George aprì la porta di camera nostra. Di solito la spalancava lasciando che sbattesse contro il muro, provocando un rumore così assordante che faceva arrabbiare da sempre la mamma. Questa volta fu talmente lento che riuscii a sentire il fastidioso scricchiolio del legno pungermi i timpani.
"Aprila" gli dissi. C'era qualcosa che non andava, lo conoscevo troppo bene per non intuirlo: la sua voce era troppo pacata, troppo lenta. Non era da lui.
"É da parte di Emma" mi avvisò prima di staccare il sigillo in cera. E quando c'è qualcosa che non va é puntualmente Emma. Non gli risposi, non alzai neanche lo sguardo, aspettai tranquillo che tirasse fuori la pergamena, ignorando di aver perso mezzo battito.
"Auguri ai gemelli più stupidì che io conosca" disse con voce incerta. Aspettò qualche secondo in cerca di una mia reazione, che però non arrivò. Io attesi che dicesse altro ma George posò la lettera sulla scrivania e si stese sul suo letto; prese il libro che stava leggendo e ne sfogliò qualche pagina.
Emma aveva detto due parole in croce e la cosa non era da lei. Ero consapevole che il silenzio di mio fratello non era altro che un'esortazione a parlare, un inganno per cadere nella sua trappola. Voleva che commentassi, chiedessi di lei, voleva che io aprissi un argomento che non avevo mai sfiorato, nemmeno per sbaglio. Non c'era segreto che non avessi raccontato a George, eccetto Emma.
Mi scrutò per ben cinque minuti prima di perdere definitivamente la pazienza. "Fred" roteò gli occhi. "Sul serio sei esasperante" sbuffò chiudendo il libro con un tonfo. "Un calcio nelle palle sarebbe meno straziante di questa tua finta inutile".Gli chiesi a quale finta si stesse riferendo. "Fingere di non provare nulla per lei". Non sapevo cosa lui si aspettasse dicessi, o come avrei dovuto reagire, o se sperava che esitassi cosi da avere finalmente una mezza conferma, ma io non proferii parola. Lo fissai con occhi spenti e senza il minimo interesse.
Si alzò sospirando pesantemente, andando verso l'armadio. Cercò qualcosa in modo distratto. Era pomeriggio inoltrato e tra non meno di due ore dovevamo essere a tavola. Mamma aveva organizzato una cena per il nostro diciottesimo compleanno invitando alcuni parenti e amici, tra cui Lee ed Hermione. Harry era, invece, già da noi dato che i suoi genitori erano fuori per lavoro. Non avevo particolare interesse per questa specie di festa, soprattutto per la farsa che eravamo costretti a recitare, dato che la maggior parte di noi non si rivolgeva una parola da più di un mese. Per colpa mia. Mi rigirai nel letto scacciando quei pensieri, dovevo smettere di rimuginarci sopra. Avevo preso la mia scelta, e anche se era stata una bastardata con i fiocchi non potevo più tornare indietro.
"Che ti metti?" George mi dava le spalle, sbatteva cassetti tirando fuori diversi maglioni e pantaloni lanciandoli dove capitava. Incorniciai le braccia dietro il collo e mi tirai su quel poco che bastava per intravedere una pila di vestiti attorno a mio fratello. "La camicia" dissi. "Senza giacca, solo camicia e pantalone elegante". Non si voltò a guardarmi e rimase zitto per alcuni secondi. La testa si mosse dall'alto verso il basso "Okay" disse, le parole tagliarono un'aria improvvisamente tesa. Chiuse entrambe le ante dell'armadio ma non si girò.
Aspettai che parlasse.
Inspirò ed espirò profondamente.
Rilassò le spalle.
Aspettai ancora.
"Si è fidanzata" disse.
La sua voce arrivò ovattata. La assimilai in modo lento. Elaborai prima ogni lettera, poi una parola alla volta, finché la frase non si metabolizzò limpida nella mia mente.
"Jacobs?"
"Si"
"Buon per lei" scrollai le spalle. George sollevò una camicia da terra e prese dei pantaloni dalla cassettiera. "Ho solo pensato che dovessi saperlo" fece spallucce e si diresse verso la porta. "Per evitare scenate a scuola" il suo tono mi punse l'orgoglio ma non vacillai. Strinsi le labbra in un sorriso strafottente. "Ho chiuso con quella roba" dissi tranquillo. "Non mi diverte più". Uscì dalla stanza senza ribattere.
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Emma//Fred Weasley
FanficQuando uscii, lanciai uno sguardo veloce alla vasca da bagno, sentendo il mio stomaco fare le capriole. Scossi la testa, sperando di liberarmi da quella sensazione. Dovevamo smetterla di ritrovarci in quelle situazioni. Era un circolo vizioso e noi...