Forse era meglio non essere un principe

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Mancavano poche ore all'inizio del ballo e Chuuya al momento si trovava chiuso nella sua stanza insieme al sarto di corte, intento a dare gli ultimi ritocchi al completo che quella sera il rosso avrebbe indossato. Questo ovviamente dopo aver trascorso per trovare quello giusto.

Dentro di sé Chuuya non vedeva l'ora che le mani che lo stavano toccando si allontanassero. Il contatto di persone sul suo corpo non gli era mai piaciuto, soprattutto dopo...dopo quello.
C'erano ancora delle notti in cui sognava di quei momenti, delle loro mani e di quello che gli avevano fatto e nonostante fossero passati anni, i ricordi erano più che vividi nella sua memoria. Le cicatrici che gli avevano lasciato quegli uomini lo avevano segnato, macchiato.
Ogni qualvolta che si guardava davanti allo specchio si sentiva sporco, come faceva a non pensare questo con tutti quei segni sul corpo?

Proprio per questo, quando arrivò il momento di indossare il completo, chiese di poter essere lasciato solo e che se ne sarebbe occupato lui stesso. E per sua grande fortuna, nessuna delle persone presenti nella stanza fece domande a riguardo. Semplicemente obbedirono e uscirono, lasciando Chuuya in compagnia solo di Dazai che da quando era arrivato non aveva fatto altro che continuare a leggere un libro. Lo stesso che qualche giorno prima aveva portato con sé al fiume, notò Chuuya.

<Per informarti, l'invito era esteso anche a te> lo informò il rosso, prima di prendere i vestiti tra le sue braccia e andare a cambiarsi dietro un piccolo separé.

<Non ti preoccupare, non ho intenzione di guardare. Il libro è sicuramente più interessante di te>

<Come se non lo sapessi> rispose Chuuya alzando gli occhi al cielo. Lo sapeva bene ed eccome che Dazai preferiva di gran lunga passare il suo tempo a leggere e ovviamente a stuzzicare il rosso. Niente di più, niente di meno.

<Bene, allora non sarà un problema per me procedere con la mia lettura>

<Fai pure> e così il moro fece.
Senza farselo ripetere due volte riprese a leggere il libro che teneva tra le sue mani e Chuuya a sbottonare uno ad uno i bottoni della sua camicia.

Una volta tolta, il suo sguardo cadde subito sulla sua pelle che era il contrario di quello che una pelle sana avrebbe dovuto essere e sembrare.
Era piena di cicatrici, di tagli che portavano con sé dei ricordi che più volte avevano impedito al rosso di addormentarsi. All'inizio, non era stato per nulla facile.
Erano state molte le notti passate insonne, con la paura di rivivere a di ricordare ma alla fine, piano piano, cominciò a trovare dei trucchi per avere dei sonni più tranquilli e ora, a distanza di qualche anno, non aveva più nessun problema. O quasi.

Dopo qualche minuto Chuuya uscì da dietro il separé con addosso il completo che il sarto di corte gli aveva personalmente realizzato. Gli calzava a pennello e il colore era semplicemente magnifico. Era una tonalità di rosso, non troppo scura e non troppo chiara, e che metteva in risalto i suoi occhi azzurri. 

Quando Dazai alzò il suo sguardo dal libro e lo posò sul principe davanti a sé, non seppe che cosa dire. Sapeva però che doveva ritenersi la persona più fortunata al mondo in quel momento. Uno, perché era stato il primo a vedere Chuuya vestito così. Due, perché lui era suo marito. Anche se in realtà non sapeva esattamente per quanto, ma questi erano altri discorsi.

<Beh? Il gatto ti ha morso la lingua?> gli domandò il rosso, vedendo che dal moro non c'era più nessun segnale di vita. Nel frattempo cominciò a passarsi le mani tra i suoi capelli, pronti per essere legati in una morbida coda con un nastro nero.

<Ti piacerebbe, ma stavo solo controllando se ti fossi messo le cose come devono essere messe. Sai, non vorrei mai che ti presentassi in disordine> rispose Dazai e alle sue parole Chuuya si voltò subito nella sua direzione.

<Certo che ne hai di coraggio per dire una cosa del genere> iniziò a dire il rosso, facendo poi dei passi nella sua direzione. <Chi è stato quello che si è presentato con la camicia tutta spiegazzata e al contrario?>

<Capita, almeno io non sono arrivato coperto di petali di rosa> ribatté Dazai e per poco gli occhi di Chuuya non uscirono per quanto sgranò.

<Non ci provare! La colpa è tua!> esclamò puntandogli il dito contro. 

<Mia?> domandò con falsa innocenza Dazai, cosa che fece irritare ancora di più Chuuya. 

<Sì! Sei stato tu a buttarmi nel cespuglio di rose e non ti sei neanche scusato, nonostante tu mi abbia visto> puntualizzò il rosso. Ancora ricordava il dolore delle spine e dei piccoli taglietti che al tempo non sembravano avere intenzione di guarire.

<Ahhh ora ricordo. E' successo un po' di tempo fa, quanto? Cinque anni fa? Sei?> domandò il moro a Chuuya e quest'ultimo sentì un brivido percorrergli la schiena.

<Sette, avevamo quindici anni>

<Vero vero, quell'anno non ci siamo visti molto.
Anzi, non ricordo di averti visto da nessuna parte dopo la morte dei tuoi genitori> e alle sue parole Chuuya sentì una morsa al cuore e una fitta alla testa e cercò di non darlo a vedere, ma fallì. Perché il cambio repentino di umore del rosso non passò inosservato agli occhi di Dazai. Anche se però lui non sapeva il vero motivo di quell'espressione che gli occupava il volto o di tutte quelle cicatrici che da anni Chuuya si portavano dietro e che gli impedivano di dimenticare quell'inferno.

<Chuuya-> Dazai però non ebbe il tempo di continuare che qualcuno bussò alla porta e quel qualcuno altro non era che Hirotsu.
Quando entrò nella stanza notò sin da subito la strana atmosfera che aleggiava, ma non fece domande a riguardo. Non era affari suoi, motivo per cui non aveva voce in capitolo. Semplicemente guardò il principe di Selene e di Elios con la coda dell'occhio e poi annunciò loro che a breve sarebbero dovuti uscire e andare nella sala grande ad accogliere gli invitati.
E dentro di sé Chuuya non poté fare a meno di desiderare e sperare che tra tutte quelle persone ci fosse Kyoko. Anche se sarebbe stato per breve tempo aveva bisogno di parlarle, le lettere non bastavano.

<Va bene, tra cinque minuti arriviamo> rispose Dazai. Il maggiordomo semplicemente annuì e in un battito di ciglia lasciò la stanza e i due giovani principi.

Chuuya teneva il suo sguardo puntato sulla punta delle sue scarpe, mentre il moro continuava a guardarlo senza essere in grado di capire che cosa dovesse o potesse fare in quel momento.

Non era mai stato una persona particolarmente emotiva e tanto meno empatica verso il prossimo, ma c'era qualcosa in Chuuya che non riusciva a comprendere. Un qualcosa che lo spingeva a capire quale fosse la fonte dei suoi problemi, voleva aiutarlo. Voleva essere in grado di alleggerire quel peso di cui si faceva carico, anche se di poco.
Ma al tempo stesso aveva paura di ferirlo, di creare ancora più crepe nel suo cuore di quanto non ci fossero già.

Venne riportato nelle realtà quando sentì la voce del rosso chiamarlo.

<Dazai andiamo>

<Chuuya>

<Mh?> e Dazai avrebbe tanto voluto dirlo. Avrebbe voluto dirgli che poteva contare su di lui, lo avrebbe fatto. Ma in quel momento non ci riuscì. L'unica cosa che fu in grado di fare fu quella di mettersi al suo fianco e di rivolgergli un sorriso. Un sorriso di incoraggiamento e che, anche se Chuuya non lo diede a vedere, apprezzò.

<Andiamo a far vedere a quei nobili che cosa siamo capaci, o meglio, di cosa è capace il grande Chuuya Nakahara> lo incoraggiò Dazai. Il rosso non poté fare a meno di sorridere e di chiedersi se era così sbagliato desiderare di avere un po' di felicità come quella nella sua vita. 

War of Hearts//SkkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora