Cinque

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La mattina seguente si ritrovarono tutti puntuali alle 10 davanti al centro sportivo. Tutti, o quasi.
Erano ormai seduti quando si vide Álvaro correre attraversando il parcheggio e gettare velocemente una valigia nel bagagliaio del pullman. Il solito ritardatario pensò Giulia. Salito anche lui, diede una veloce occhiata ai posti per individuarne uno libero. Dopodichè percorse veloce il corridoio centrale per andarsi a sedere infondo vicino a Dybala, che era solo, mentre i suoi compagni lo sbeffeggiavano su quanto fosse un ritardatario cronico.

- Buongiorno, dormiglione! - iniziò Claudio.

- Dai raga, il principe è abituato a dormire fino a mezzogiorno. Capitelo! - proseguì Leo.

- C'era traffico! - si giustificò lui.

- Sì, come no! Hai sempre la stessa scusa! - disse Simone.

- Com'è che il traffico lo trovi sempre e solo te, allora? - continuò Daniele.

- Ragazzi, magari voi fate una strada diversa! - provò ancora lo spagnolo.

- Ma finiscila! - gli disse Paulo.

Mentre il povero Morata continuava a trovare scuse che non stavano nè in cielo nè in terra e gli altri continuavano a prenderlo in giro, salì sul pullman anche Federico, che era andato nello spogliatoio a recuperare gli scarpini che aveva dimenticato il giorno precedente dopo l'allenamento. Il ragazzo trovò l'unico sedile libero di fianco a Valentina. Lui alzò gli occhi al cielo e poi si sedette, ricevendo un'occhiataccia dalla ragazza.
Giulia era seduta davanti ai due da sola, o meglio, il posto di fianco a lei era occupato da airdisk, schede di memoria e vari cavi con cui doveva trasportare sul computer i dati della nuova grafica del sito internet ufficiale per la nuova stagione che avevano realizzato i suoi colleghi. La connessione internet sul pullman non era delle più veloci, ma se avesse iniziato già durante il viaggio avrebbe potuto godere anche lei della giornata di riposo di cui tutti avrebbero potuto usufruire una volta arrivati a destinazione. Gli allenamenti e il ritiro vero e proprio, infatti, sarebbero cominciati il giorno dopo.
In ogni caso, connessione veloce o no, non fu facile per lei lavorare lungo il tragitto, perchè Federico e Valentina continuavano a lanciarsi frecciatine, si lamentavano l'uno dell'altra e non facevano che discutere.

- Abbassi quella musica che si sente da fuori? - cominciò lui riferendosi alle cuffie che aveva la ragazza nelle orecchie.

- E allora non l'ascoltare! - ribattè prontamente lei.

Giulia potè rendersi conto definitivamente del fatto che tra i due non corresse buon sangue da tempo, o meglio dire che si odiassero. Per quanto ne sapeva lei non c'era nessun motivo di fondo per cui si stessero tanto antipatici e si fossero presi male dall'inizio, ma sospettava fosse perchè c'era dell'altro, qualcosa che non voleva ammettere nessuno dei due. Così era più facile scaricare la frustrazione sull'altro per i suoi comportamenti che fossero almeno un minimo fastidiosi.

- Dani! Mi presti le cuffie che le ho dimenticate nella valigia di sotto? - gridò Federico verso il suo compagno di squadra che era seduto due posti più avanti.

- Non gridare! Già la tua voce è insopportabile quando parli normalemente, figuriamoci quando urli! - disse Valentina.

- E allora non l'ascoltare! - rispose lui facendole il verso con la frase detta da lei poco prima.

L'altra di risposta sbuffò. - Certo che sei pesante! -

- Ah, io! -

- Piantatela! - disse loro Giulia dopo essersi girata, sforzandosi di dimostrarsi tranquilla.

- È lei che non si fa gli affari suoi! - Federico accusò la ragazza.

- Cosa stai dicendo? Piuttosto sei tu che non stai zitto un secondo! - ribattè lei.

Mentre loro continuavano ad accusarsi di antipatia sottolinenandosi i difetti l'un l'altro, Giulia e Daniele si scambiarono uno sguardo complice e capirono di pensarla allo stesso modo: c'era sicuramente dell'altro.

- Sembrate dei bambini di sei anni. - rise Daniele riferendosi ai due.

- Anche cinque! - lo corresse Giulia unendosi alla risata.

I diretti interessati sbuffarono e sospirarono esasperati, smisero di litigare e ricominciarono a farsi gli affari propri guardando in direzioni opposte: l'uno sullo schermo del cellulare, l'altra fuori dal finestrino.

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Quando arrivò in hotel, il gruppo rimase un po' nell'hall a chiaccherare mentre attendeva che a ognuno venisse consegnata una copia delle chiavi della propria stanza, dopodichè andarono in camera a posare le valigie. Quella da tre, alla fine, se l'erano aggiudicata Claudio, Stefano e Leonardo, mentre Daniele era con Domenico e Simone l'aveva messo con Mario. Speriamo bene pensò lei.
Aveva fatto quanto il Mister le aveva chiesto, lui non voleva che ci fosse del caos. Ma tutti sapevano perfettamente che separarli di banco come i bambini a scuola che chiaccherano troppo era inutile: se avevano voglia di fare i casinisti, trovavno un modo per farlo comunque. D'altronde erano giovani e Giulia non si sarebbe tanto affezionata a loro se non fossero stati così.

- Per fortuna che siamo arrivati! Non ne potevo più e il tempo non passava mai! - disse Federico a voce alta ad un gruppo di compagni in modo che sentisse anche Valentina. Giulia la vide fare un respiro profondo cercando di mantenere la calma.

- Ignoralo, non gli rispondere: è fatto così, se non gli va a genio qualcuno è finita. - le consigliò lei avvicinandosi.

- Bah, a me sembra proprio stronzo di natura. - le rispose l'altra, per poi aggiungere in fretta con un sorriso nervoso: - Perchè, credi che mi interessi quello che pensa lui? -

- No no, si faceva per dire. - affermò Giulia, notando il disagio nella sua amica.

- Andiamo? - cambiò poi discorso l'altra.

- Sì. Noi siamo al secondo piano. - affermò Giulia. - Speriamo non facciano casino... io ho fatto il possibile! - rise poi mentre le due aspettavano l'ascensore.

- Massì, cosa vuoi che succeda? Al massimo rompono un altro lavandino! - le rispose sempre ridendo.

Arrivarono nelle proprie stanze, che erano adiacenti. Dopo aver sistemato le loro cose, scesero per recarsi al ristorante dell'albergo, dove erano presenti anche tutti gli altri.

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Era sera quando Daniele e Giulia stavano tornando in hotel dopo aver fatto due passi nei dintorni dopo cena. L'ascensore tardava ad arrivare, così scelsero di salire le scale. Avevano deciso di uscire a fare una passeggiata per parlare un po', dato che il pomeriggio l'avevano passato rispettivamente lui in camera a riposare e lei in giro per il paese di montagna con Valentina, Marco, Sturaro, Morata e Berardi.

- Vi siete divertiti oggi? - iniziò il ragazzo.

- Sì, ma potevi venire anche tu. Eri stanco? - chiese poi lei.

- Un pochino. Avevo bisogno di riposare: riprendere gli allenamenti dopo il periodo delle vacanze è stancante. -

Nel frattempo erano arrivati al primo piano, quello occupato dai giocatori. Si salutarono.

- Notte, Dani. -

- Notte. - ricambiò lui, dandole anche un bacio sulla guancia.

Giulia si girò e salì le scale che portavano al piano superiore. Cavolo pensò. Era arrossita e l'aveva assalita ancora quel caldo allucinante di qualche giorno prima, e stavolta erano soli. Si impose di non soffermarsi più di tanto su questo fatto e andò dritta in camera.
Mentre cercava di addormentarsi ci ripensò ancora, e ancora si convinse che non era nulla di importante. Nulla, forse solo il sonno, l'avrebbe distolta da quel pensiero.

Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna - Daniele Rugani [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora