Tredici

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La mattina, Giulia si svegliò grazie ai raggi del sole che penetravano dalla finestra e che la constrinsero a sollevare le palpebre. Probabilmente era stato Daniele ad aver aperto le persiane.
Il pensiero di quello che le era successo la notte precedente le piombò in testa dopo qualche secondo, quando collegò la causa del bruciore che sentiva negli occhi con l'inspiegabile pianto che l'aveva assalita in seguito al sogno.
In breve tempo ricordò ogni dettaglio di ciò che era successo. Ricordò l'inquietudine che aveva provato dopo che si era svegliata di colpo, i vani tentativi di fare più silenzio possibile e, infine, Daniele che la consolava e la calmava, come sempre quando non era tranquilla.
Il lieve senso di colpa che percepì all'inizio per averlo disturbato fu subito attutito quando si ricordò ogni singola parola rassicurante del suo amico. Pensò che era stata una cosa stupida anche solo pensare che non dirglielo fosse stata la cosa migliore da fare, quando le succedeva. Solo ora capiva come riferirgli tutto per lei fosse necessario e indispensabile e come le risultasse vitale poter condividere con lui ogni minima cosa, triste, felice o divertente. Come aveva solamente potuto immaginare che avrebbe resistito ancora tanto senza parlargliene? Probabilmente fino a quel momento aveva tentatto di isolare il problema, ma avrebbe dovuto immaginare che prima o poi tutto sarebbe venuto a galla. Forse non poteva davvero avere segreti con lui, ed era una cosa che la sollevava parecchio da quell'insensata sensazione di essere sola sempre e comunque.
Ora, a mente fredda, con tutto quello che lui aveva fatto e continuava a fare per aiutarla, si rese conto che non metterlo al corrente di ciò che le capitava era stata una cosa assolutamente ingiusta nei suoi confronti, anche perchè sapeva perfettamente che lui le sarebbe stato accanto in ogni caso. Gliel'aveva fatto capire quando le aveva fatto promettere di non nascondergli più niente che riguardasse quello che le accadeva in merito al suo passato. Doveva ammetterlo, non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui: era il migliore amico che poteva sperare di incontrare.
Si soffermò a pensare a come lui non avesse nemmeno preso in considerazione di andarsene dopo, e a come fosse rimasto con lei, senza dare la possibilità anche solo per un attimo agli incubi di fare ritorno. Tra le sue braccia si era sentita scaldare il cuore come mai.
Con quel pensiero, improvvisamente le vennero anche in mente le parole che Valentina le aveva detto una volta in cui lavoravano quando erano in ritiro. Le aveva detto che, secondo lei, Giulia voleva che ci fosse qualcosa in più tra loro oltre che un'amicizia. Adesso, a distanza di giorni si domandò se fosse cambiato qualcosa da quella sera, quando aveva negato tutto. Si disse che era una domanda senza senso, come tutte quelle che le saltavano in mente al mattino presto. Cosa poteva essere mai cambiato?
Dopo aver riflettuto un po' ancora in mezzo alle coperte, si decise finalmente ad alzarsi e ad andare a sciacquarsi la faccia per allontanare definitivamente le sue riflessioni mattutine. Poi scese per andare a mangiare qualcosa con lui.
Sapeva che la stava aspettando di sotto come ogni mattina per fare colazione insieme. D'altronde era sempre la stessa ora, nonostante quella notte avessero dormito di meno entrambi.

- Buongiorno. - la salutò lui allegramente quando entrò in cucina. Per prevenire il probabile cattivo umore della ragazza, lui decise di provare, per quanto possibile, a rallegrarla assumendo un atteggiamento del genere.

- Ciao. - rispose lei con un mezzo sorriso.

- Come stai? - le domandò con più tranquillità che potè.

- Diciamo bene. - rispose lei, rimanendo sul vago.

Poi si sedettero e non dissero altro, finchè lei non decise di togliersi un peso.

- Dani? - lo chiamò guardando la sua tazza.

- Dimmi - rispose subito con un sorriso, come se non aspettasse altro che lei decidesse di iniziare una conversazione. Non sopportava i suoi silenzi, significava che aveva qualcosa su cui riflettere, ed era certo che in quel caso non fosse nulla di positivo. Allo stesso tempo, però, non voleva costringerla a parlare, non per un motivo in particolare, semplicemente perchè non gli sembrava giusto obbligarla. Quindi fu felice quando fu lei ad iniziare a parlare.

- Ecco... a proposito... - iniziò. La verità era che non sapeva proprio da dove cominciare a scusarsi per non avergli detto prima che aveva incubi terribili di cui però non ricordava assolutamente nulla quando si svegliava.

- Capisco, sono d'accordo. - scherzò lui sul fatto che non sapesse mettere insieme la frase. Poi rise.

Giulia si ritrovò a fissarlo mentre rideva, poi si riscosse. - Dai, smettila, seriamente. - disse cercando di non ridere anche lei, ma non ci riuscì per molto.

Daniele fu contento di vederla così. Come se in fondo bastasse poco per sollevarla, anche se non era vero.

Smisero per un attimo, poi si guardarono e ricominciarono a ridere.

Il clima che si era instaurato aiutò Giulia a formulare più serenamente ciò che aveva da dire. - Credo di doverti delle scuse. - iniziò tornando seria. - Avrei dovuto parlartene prima, so che tu avresti voluto. - disse poi.

Capì subito ciò a cui si riferiva. - Dai, non importa. - provò a rassicurarla. Sì, Giulia aveva ragione. Ammetteva che avrebbe voluto saperlo prima per aiutarla, ma non gliene faceva una colpa. Mentre parlava, le mise una mano sul braccio che aveva appoggiato al tavolo.

- Invece sì che importa. Sapevo che tu avresti voluto saperlo e non dirtelo è stato ingiusto da parte mia. - affermò, sicura. - Te lo dovevo, con tutto quello che fai per me. - aggiunse dopo qualche istante, abbassando il tono della voce.

- Ti ho già detto che non ci devi nemmeno pensare, io lo faccio perchè ti voglio bene. - Forse anche di più pensò, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di aggiungerlo. Arrossì al pensiero di ciò che gli era appena venuto in mente e sperò che lei non lo notasse.

Giulia rimase seduta per pochi secondi. Avrebbe voluto dire qualcosa, invece si alzò e gli gettò le braccia al collo, appoggiando la testa sulla sua spalla. Si sentì nuovamente come la notte precedente, protetta e pervasa da una tranquillità che in realtà non aveva.
Lui non esitò un attimo per ricambiare l'abbraccio e stringerla più forte. Non poteva rischiare di perderla per nessun dubbio, piccolo o grande, che gli fosse mai saltato in testa. Socchiuse gli occhi, sospirando.

Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna - Daniele Rugani [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora