Non era stato un primo tempo particolarmente entusiasmante quello della prima amichevole precampionato di quell'estate. D'altronde non ci si poteva aspettare molto di più: in certe partite se si poteva tirare indietro la gamba lo si faceva, perchè l'importante era provare gli schemi e i giocatori nuovi ed era fondamentale non farsi male, anche se in rare occasioni avveniva qualche stupido ed inutile infortunio.
Intorno al 35', Giulia smise di guardare la partita e si alzò dal suo posto sulla piccola tribuna del campo sportivo di Vinovo per andare nello spogliatoio adiacente al campo. Entrò nel corridoio e si diresse nella stanza. La porta era aperta. Camminò fino in fondo allo spogliatoio per accendere il computer che aveva posato su un tavolo, poi accese anche il grande televisore appeso al muro e collegò i cavi necessari a trasmettere le immagini su di esso.
Durante l'intervallo, spesso il mister desiderava mostrare ai suoi giocatori alcune azioni avvenute durante il primo tempo per correggere e consigliare loro il movimento migliore. Ciò non accadeva quasi mai nelle partite ufficiali se non in casi eccezionali, perchè si preferiva dare spazio ad altre cose avendo poco tempo o, al massimo, si utilizzava una lavagna. Per questo motivo, Giulia, nelle partite che contavano, non scendeva nello spogliatoio a preparare tutto se non la avvertiva il mister di farlo. E spesso, in quei casi, se accadeva, non era un buon segno.
Una telecamera filmava la partita e, quando l'arbitro fischiava la fine della prima frazione di gioco, Marco le portava il video all'interno di una scheda. In ogni caso, anche se doveva aspettarlo, avviare il computer prima era meglio.
Dopo un paio di minuti che si trovava lì dentro, sentì schiudersi la porta che, quando era entrata, si era chiusa alle spalle. Era Domenico, che, con un'aria non troppo allegra, si andò a sedere su una panchina sbuffando.
Giulia non aveva notato il suo umore, si era solamente girata per vedere chi era ed era tornata a lavorare. Sapeva che il mister aveva l'intenzione di far giocare più ragazzi possibile, per questo aveva pensato che lui fosse stato sostituito e che fosse solamente rientrato prima degli altri, solo dopo lo aveva sentito sbuffare.- Caldo? - gli chiese lei.
- Anche, ma non è per quello. - rispose. Anche se lei non lo poteva vedere, lui aveva abbassato lo sguardo.
Sentendolo parlare con un tono strano, la ragazza si girò e abbandonò l'intrico di cavi che stava cercando di districare sul tavolo. - Che succede? - domandò allora, un filo preoccupata da come aveva pronunciato quell'unica frase. Sembrava deluso e rassegnato, e lei voleva sapere perchè.
Domenico non rispose. Invece, continuò a fissarsi una mano.
Lei seguì il suo sguardo e vide qualcosa che non aveva notato prima. - Ma che hai fatto? - disse abbassandosi per guardare meglio la mano che teneva stretta nell'altra, provò ad allontanarla e lui non oppose resistenza, continuando, però, a rimanere in silenzio. Si era fatto un taglio sulla parte interna della mano, era poco profondo, ma perdeva comunque un po' di sangue. Allora capì tutto: l'amarezza che non aveva cercato di nascondere con lei era tutta dovuta a qualcosa che si era avvenuto in campo poi probabilmente era stato sostituito e aveva colpito qualcosa lungo il tragitto verso gli spogliatoi. Decise di non chiedergli altro. - Vado a prendere qualcosa per fasciartela. - fece, per poi dirigersi alla porta con l'intenzione di andare dal medico della squadra.
- No, aspetta. Giulia... - la chiamò.
Lei si fermò e si girò. - Sì? -
- Io non... - iniziò. - Potresti non dirlo al medico? - le chiese.
La ragazza capì subito che non voleva che lo sapesse nessun altro, non solo il medico. Decise di acconsentire. - Va bene. - gli sorrise.
Lui ricambiò, per quanto possibile.
- Dovrebbe esserci qualcosa anche qua. - disse, poi andò ad aprire un armadio e, come aveva pensato, ci trovò ciò che le serviva. Allora tornò indietro e si abbassò nuovamente alla sua altezza. Gli prese la mano da fasciare. - Com'è successo? - provò a domandare senza guardarlo negli occhi per non metterlo in soggezione.
Lui non disse nulla e si morse il labbro.
- Ti sei arrabbiato con qualcuno? - provò. Per un attimo le venne in mente che lui doveva essere nella sua stessa situazione dell'altra sera, quando Daniele cercava di capire perchè lei stesse piangendo. Le sembrò surreale di essere lei dall'altra parte, stavolta, ma si impose di concentrarsi sull'aiutare lui.
- No. - affermò. - Mi ha sostituito per far giocare tutti, ma io sento di non aver fatto ciò che era nelle mie possibilità. - le spiegò allora.
Giulia si sentì quasi sollevata dl fatto che non fosse andata come temeva. Per fortuna non era successo nulla di peggio. Dunque concluse che era solo una questione di autostima.
Non sapeva cosa sarebbe successo se gli altri avessero saputo che per uno scatto nervoso aveva dato un pugno a qualcosa, magari avrebbero pensato che l'avesse fatto per lo stesso motivo che aveva all'inizio pensato lei. Poi sarebbe bastato spiegare che non era così, ma forse non tutti l'avrebbero pensata allo stesso modo. Lei, invece, non metteva in dubbio ciò che gli diceva. Sì, aveva ragione lui. Meglio che rimanesse una cosa tra loro.
Intanto, aveva finito di sistemargli la mano. Ora, restava solo da convincere i sospettosi, se ci fossero stati, che lui aveva la fasciatura già da prima della partita e che erano loro a non averci fatto caso. Ma, quelli, erano affari suoi.- Grazie. - le disse sforzandosi di sorridere, anche se rimaneva ancora un po' giù.
- Di nulla. - rispose lei. - Ascolta. - iniziò alzandosi e sedendosi di fianco a lui. Non voleva che chi passasse da fuori nel corridoio potesse ascoltare la conversazione, così si avvicinò un po'. - Non te ne deve importare nulla di ciò che diranno i giornali su come tu hai giocato una stupida amichevole estiva! - affermò cercando di sembrare il più possibile convincente. - Quindi togliti dalla testa queste scemenze. - concluse continuando a guardarlo.
Lui alzò la testa e la guardò. - Hai ragione, devo superare questa cosa. - Lui sorrise.
Erano molto vicini. Forse troppo, se non fossero stati soli.
Ma, proprio in quel momento, Daniele entrò nella stanza.
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Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna - Daniele Rugani [REVISIONE]
FanfictionLoro due si amavano da sempre, senza saperlo. 1° storia su Daniele Rugani scritta su Wattpad