Ventuno

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Federico fremeva dalla voglia di scuotere Daniele ogni giorno in cui lo vedeva sempre più triste e giù di morale. Gli dava l'impressione che ogni suo gesto o azione fosse accompagnato da un atteggiamento di estrema sufficienza. Giunse alla conclusione di interrompere il rispetto della sua richiesta di non parlare più di Giulia quando iniziò a temere che l'umore del compagno di squadra potesse ripercuotersi negativamente anche sull'impressione che dava al mister di sè e del suo impegno in allenamento.
Così, una mattina al centro sportivo, quando lo vide seduto sul divano della stanza centrale intento a giochicchiare con un pezzo di scotch che aveva trovato attaccato da qualche parte, approfittò del fatto che fosse solo per raggiungerlo. Entrò e si sedette di fianco a lui.
Daniele non distolse lo sguardo da ciò che aveva tra le mani pur essendosi accorto della presenza dell'altro, anzi, continuò ad osservare ciò che aveva tra le mani con sguardo privo di voglia di fare qualsiasi cosa.

- Senti. - iniziò Federico. - So che mi hai chiesto di non parlare di questa cosa per un po' e so anche che sono passati solo tre giorni da quando me l'hai detto. - disse poi. - Ma vederti così è insopportabile. - aggiunse allora.

L'altro non rispose e nemmeno diede segni di aver sentito quanto gli era appena stato detto. Ma Federico non aveva intenzione di arrendersi, perciò non se ne andò e rimase lì in attesa di una risposta.
Dopo un minuto buono, Daniele ancora non parlava e il suo amico capì che se avesse dovuto aspettare che gli venisse voglia di rispondergli, avrebbe vinto lui.

- Dani, svegliati! - esclamò. - Continuare a comportarti così non serve a niente! - provò a spronarlo.

- E che altro posso fare?! - domandò Daniele innervosito.

- Reagire! Fai qualsiasi cosa, basta che non stai qua a deprimerti! - rispose.

- Fede, non capisci. - gli disse.

- Allora spiegami. - lo esortò. - Dato che non capisco. - continuò.

- Mi sento impotente. - gli spiegò allora lui.

- Se fai niente è ovvio che ti senti impotente. - ribattè Federico.

- Non posso fare niente. - precisò allora l'altro.

- Cosa vuol dire che non puoi? - gli chiese, approfittando del fatto che Daniele stesse iniziando ad rompere il muro che si era creato intorno in quei pochi giorni.

- Che ogni cosa che faccio fa sempre più danni. - rispose.

- In che senso? - domandò incuriosito da questo nuovo problema di cui non gli aveva ancora mai parlato.

- Cerco di fare il possibile per essere suo amico e basta, comportarmi come avrei fatto prima. Ma poi... - Daniele si interruppe per un istante. - poi succede sempre qualcosa che mi faccia pensare a lei in un altro modo. - continuò. - E non riesco a sopportarlo. - concluse. Abbassò di nuovo la testa e guardò il pavimento.

- E da quand'è che hai deciso di essere suo amico e basta? - chiese ancora sorpreso Federico.

- In verità non ho mai considerato il contrario. - rispose l'altro. Si sorprese di essere riuscito ad ammetterlo: fino a quel momento era stata solo una sua convinzione personale il fatto che l'unica possibilità che avesse di essere parte della sua vita fosse solo come amico.

- Quindi, fammi capire, hai deciso di non fare più nulla definitivamente? - Federico non riusciva ad accettare che Daniele, determinato in qualsiasi cosa normalmente, in questa situazione si fosse arreso così facilmente.

- Io... non lo so. - Daniele era confuso, quella situazione lo distruggeva. Si mise le mani a coprirsi il volto e appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Passò un minuto, poi riprese e si tolse le mani dalla faccia. - Non ce la faccio più. Fede, io non posso resistere ancora per tanto tempo. Cioè, capiscimi, la ho vicino ogni giorno. - ammise poi.

- Era questo che volevo sentire. - rispose. - Ma nessuno ti chiede di resistere. - affermò allora.

- Cioè... pensi che dovrei dirglielo? - chiese Daniele.

- Assolutamente sì, non ti si può vedere così e quello è l'unico modo per toglierti quell'espressione depressa dalla faccia. - gli disse. - E non è detto che vada male. - aggiunse per invogliarlo.

- A costo di rovinare... - cercò le parole adatte. - tutto il resto? -

Nonostante Daniele non fosse stato preciso nell'espressione del suo dubbio, ma, al contrario, abbastanza vago, Federico capì all'istate a cosa si riferisse. Cercò di mettersi nei suoi panni e di trovare una rassicurazione per il suo timore, ma non gli venne in mente nulla. In questo, aveva ragione lui: se non fosse andata bene, non si sarebbero più visti sotto lo stesso aspetto e allo stesso modo. Decise di essere sincero, sperando di essere convincente comunque. - Sì, non puoi fare diversamente. - gli disse allora.

Daniele avrebbe voluto ribattere, ma la presenza di Giulia, che entrava nella stanza, impedì loro di continuare la conversazione.

- Ciao. - li salutò entrambi la ragazza.

Loro ricambiarono.

Lei si andò a sedere alla scrivania, appoggiandovi sopra il plicco di fogli che teneva in mano e iniziando a digitare sulla tastiera del computer.
Il silenzio regnava nella stanza.
Poi, dopo un po', arrivò Valentina, la quale fece il giro della scrivania per guardare ciò che Giulia aveva da mostrarle sullo schermo. Mentre Giulia parlava, inizialmente la collega la ascoltò, ma poi non resistette alla tentazione di gettare uno sguardo davanti a sè, verso Federico. Con sorpresa, appena alzata la testa, lei si accorse che anche lui la stava fissando. Ma, invece che distogliere lo sguardo imbarazzata, i due continuarono a guardarsi intensamente negli occhi.
Il momento fu interrotto inizialmente da Daniele, il quale fece passare ripetutamente la mano a Federico davanti alla faccia, poi da Giulia, che richiamò l'attenzione di Valentina.

- Allora hai capito? - le chiese Giulia.

- Ehm... sì, sì. Ora vado su e lo faccio. - Valentina si riscosse, afferrò qualche foglio, poi prese la via del corridoio.

Daniele e Giulia si scambiarono uno sguardo e risero. Entrambi capirono ciò che aveva pensato l'altro.
Era proprio questo ciò che il ragazzo aveva paura di perdere di più: la complicità di quei momenti.
Si chiese se parlarle fosse proprio necessario. Non avrebbe potuto resistere un altro po'?

Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna - Daniele Rugani [REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora