Capitolo 11

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"Okay,sei ancor più terribile di quello che immaginavo." mi deride la ragazzina chiudendo il libro di matematica. Sono ormai 2 ore che cerca di spiegarmi qualcosa che ha a che fare con la statistica, ma io continuo a non capire un cazzo.

"Smettila." sbuffo massaggiandomi le tempie. Sono le 10 passate quando decide finalmente di ordinare qualcosa da mangiare per mettere fine al nostro continuo brontolare di stomachi. Il campanello suona dopo pochi minuti e scendo al piano di sotto lasciandola a riordinare il casino che ho fatto di sopra con i suoi quaderni. Mi sento soddisfatta soltanto dopo aver finito di mangiare la mia parte di pizza e un po' della sua per poi sdraiarmi svogliatamente sul divano.

"Nessuno ti ha invitato a restare qui per la notte." mi schernisce guardandomi dall'alto. Per un attimo sbianco pensando che fosse seria, ma mi rilasso non appena un sorriso le compare sul volto. Alzo gli occhi al cielo e mi giro dal lato opposto in modo che lei non possa vedere il sorriso ebete che mi segna il viso. Sobbalzo leggermente quando sento i cuscini morbidi del divano abbassarsi sotto il peso di Andrea che si distende accanto a me. Sento il calore che emana il suo corpo riscaldarmi. Mi rigiro poggiando un braccio intorno alla sua vita, la tiro più vicina a me facendo in modo che il suo corpo aderisca al mio. Affondo il naso tra i suoi capelli e scendo verso il suo collo facendola sobbalzare. Sento la sua mano stringermi la cosca e capisco solo dopo che è a causa del segno violaceo che sono appena andata a sfiorare sul suo collo.

E finiamo così, addormentate su un divano, una attaccata all'altra.

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Il suono della porta mi fa sobbalzare e così anche ad Andrea che borbotta qualcosa prima di correre ad aprire. Un uomo dall'aspetto familiare entra nella stanza illuminata dalla luce fioca di una qualsiasi mattina di inizio ottobre.

Dice qualcosa che io non riesco ad afferrare e poi va via,verso la cucina.

"Allora vieni o no?" mi risveglia la ragazzina con la sua vocetta stridula che di prima mattina mi perfora le orecchie. La guardo confusa facendola sbuffare.

"Mio padre ti ha chiesto se hai fame,sta preparando la colazione." mi informa.

Annuisco distrattamente soffermandomi a guardare lo scollo basso della sua maglia verde,lei dopo un po' sembra accorgersene dal momento che si porta su la maglia e va via sculettando.

Decido di alzarmi dal divano per seguirla, quando entro in cucina un forte odore di bacon e uova invade le mie narici e mi porta a sorridere.

"Buon giorno." mi sorride affabile il padre di Andre non appena varco la porta.

"Buon giorno signore." sorrido come meglio posso al possente uomo che solo ora ricordo: era quel tizio con cui la ragazzina si fermò a parlare in quel locale qualche giorno fa.

"Chiamalo Luigi. Lo fa sentire più giovane." ride Andrea facendomi sorridere di conseguenza, intanto Luigi le da uno spintone facendola urtare contro di me. Sento che porta subito una mano sulla mia coscia per evitare di far cadere entrambe.

Beh diciamo che mette la mano un po' troppo su.

Dopo qualche altra battutina da parte dei due e qualche risata che scappa dalle mie labbra finalmente cominciamo a mangiare l'ottima colazione che ha preparato il padre di Andrea.

"E sentiamo, dove vi siete conosciute voi due?" domanda masticando l'uomo seduto accanto alla figlia che lo rimprovera di non parlare mentre mangia.

"A scuola signore." rispondo io prontamente. Lui annuisce pensieroso.

"Sembri molto più grande di mia figlia." osserva lui continuando a masticare il suo bacon.

"Lo è infatti." risponde al posto mio Andrea alzandosi per sparecchiare. Mi alzo per darle una mano guadagnandomi un sorriso da parte sua.

"Siete amiche insomma." costata il padre posando le posate nel piatto che porto via pochi istanti dopo.

"Amiche che pomiciano nei bagni della scuola e che dormono insieme ." sussurro all'orecchio della ragazzina in modo che il padre non possa sentirmi. Porto una mano a stringerle il sedere facendola sobbalzare e avvampare violentemente. Cerca di mascherare il tutto con dei colpi di tosse fallendo miseramente per poi scappare in bagno coprendosi il viso.

"Avvolte è proprio strana." asserisce il padre prima che la stanza cali nel silenzio.

Questo viene interrotto dallo stesso uomo. "Mia figlia ha passato un periodo davvero difficile nonostante la sua età. Stalle vicina." mi guarda con gli occhi lucidi quell'uomo così grande facendomi stringere il cuore.

"Non si preoccupi.Ora ci sono io." dico solamente cercando di mettere su un sorriso per lo meno decente.

Ora ci sono io e spero di essere abbastanza penso guardando l'esile ragazzina camminare verso di me.

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Hey ragazze andate a leggere anche Not alone anymore//Calum Hood sulla mia pagina :*

Baci Baci

-Benny




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