Non pensavo che si potesse essere così tristi a lasciare un ospedale, ma a quanto pare si può. Sono rimasta su quello stupido lettino per tre giorni e, a parte per andare in bagno, me lo sognavo di scendere. Ora mi sento le gambe molli e rischio di cadere mentre cammino su per le scale dell'aeroporto. Il freddo vento di inizio novembre attraversa violentemente il mio cappotto facendomi rabbrividire. Mi volto indietro a controllare mia mamma e Andrea che discutono su qualcosa riguardante la mia valigia e lo scarso controllo che sottopongono al check-in alle persone senza permesso di soggiorno. Sbuffo annoiata e continuo a salire le scale. Una volta entrata nell'edificio rilasso le spalle e vago per la sala con lo sguardo in cerca di posti liberi per sedermi. Sono così stanca.
"Hey,Aby, qui!" mi chiama la ragazzina alle mie spalle ed io mi volto lentamente per vederla scuotere una mano ad indicare un posto vicino al suo. Cammino più velocemente possibile, ma me ne pento subito quando al respiro affannato consegue il dolore alla costola. Il dottore ha detto che si sarebbe messa apposto da sola nel giro di qualche settimana e continuava a dire che dovevo solo fasciare stretto l'addome e non fare sforzi e sarei stata bene. Beh io non sto bene, però. "Come va?" mi chiede preoccupata non appena mi abbandono sulla sedia accanto alla sua. Io annuisco senza nemmeno scomodarmi ad aprire gli occhi. Lei tira un sospiro, ma non parla e gliene sono grata.
Mia mamma per un'intera ora continua a farneticare su cose a caso sulla sua stupidissima clinica o di come mi tornerà il colore sulle guancia una volta respirata l'aria Texana eccetera. Ad un certo punto non mi limito nemmeno ad annuire e comincio a giocare con i capelli di Andrea intanto che non appoggiata contro il suo petto. Purtroppo la voce della donna che annuncia il mio volo arriva troppo presto e sono costretta ad alzarmi dalla mia comodissima posizione seguita da mia mamma e dalla ragazzina. Entrambe mi guardano come in attesa di qualcosa. Beh quel qualcosa, per quanto mi riguarda,sono state le lacrime. Sono letteralmente scoppiata a piangere tra le braccia di mia madre per prima poi mi sono lasciata del tutto andare stringendo in un abbraccio quella ragazzina che mi ha confuso tutti i pensieri. I suoi singhiozzi mi riscuotono dallo stato di trans in cui ero caduta. Mi stacco poggiandole le mani sulle spalle. Tiriamo entrambe su col naso e poi sospiriamo.
"Ti prometto che ti chiamo." le dico la prima cosa che mi passa per la testa.
"Pensa a stare bene in questi giorni poi vediamo." mi sorride lei comprensiva. "Posso chiederti una cosa?" mi dice dopo qualche secondo. Annuisco.
"Mi porti un souvenir?" mi dice con un sorrisone. Annuisco ancora ridendo. "Mi mancherai così tanto,Aby, lo sai vero?" mi dice tornando seria guardandomi dritta negli occhi e facendomi dimenticare tutto quello che mi ha detto Olly. L'abbraccio un ultima volta prima di sparire dietro le porte che mi condurranno da mio padre.
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Il viaggio non è andato poi così male,ho dormito per tutto il tempo e non ho preso nemmeno i medicinali, ma in questo momento è l ultimo dei miei pensieri. Cammino lentamente stringendo forte il mio bagaglio mentre cerco con gli occhi qualche faccia familiare. Il panico mi assale quando non vedo nessuno. Non mi piace stare da sola in mezzo a così tanta gente,soprattutto ora come ora che mi sento a dir poco impotente. Le mie spalle si rilassano e miei occhi si riempiono di lacrime alla vista di mia sorella che mi corre in contro. Lancia qualche urletto prima di gettarmi le braccia al collo facendomi mancare il respiro. Si ritrae velocemente guardandomi dispiaciuta, ma poi continua a saltellare dopo che le rivolgo un sorriso.
"Amore mio!" Urla facendo girare quasi mezzo aeroporto.
"Emma!" Esclamo ridacchiando e lei mi riabbraccia. Mi è mancata così tanto.
"Oh amore, hai una faccia da schifo!" Mi dice con lo stretto accento del sud, rido per le parole e la ringrazio.
Emma è di qualche anno più grande di me,ma certe volte sa essere una vera bambina. Da quando mio padre si è spostato con Johanna lei mi è sempre stata vicino nonostante tutte le volte in cui che l'ho respinta. All'inizio non ho preso affatto bene che mio padre sposasse un'altra donna,ma mi sono ricreduta dopo aver visto sua madre. Quella donna è fantastica ed è sicuramente una delle pochissime persone che davvero mi sopportano è che mi vogliono bene.
Pensando a questo non mi rendo conto che siamo quasi arrivati a casa. Ormai abbiamo lasciato la città alle spalle e ci stiamo immettendo nelle stradine secondarie che portando ad Ellis. Il sole è ormai ridotto ad un lieve pallore rossastro quando percorro la piccola stradina sterrata che porta davanti al portico della grande casa contenuta nel ranch di mio padre. All'ingresso, come da perfetta donna di casa, mi attende Joh a braccia conserte. Appena incrocia il mio sguardo mi rivolge un sorriso tirato prima di corrermi in contro e scoppiare in un pianto leggero.
"Tesoro!" Urla abbracciandomi il più cautamente possibile "Mi hai fatto morire dalla paura! Come stai?" Dice stringendomi tra le mani le spalle,allungandomi. Mi guarda apprensiva e io le sorriso rassicurandola.
"Joh sto bene,calmati." Le dico sospirando. Lei mi guarda diffidente,ma poi annuisce e con un sospiro mi lascia andare. "Tuo padre è fuori città." Mi annuncia e io sbuffo rumorosamente "Tornerà prima di cena,cara." Mi informa con un sorrisetto comprensivo . Mi rallegro e le mie spalle si rilassano. Sono passati mesi dall'ultima volta che ho visto mio padre e non vedo l'ora di riabbracciarlo. Salgo lentamente le scale che portano verso la mia vecchia camera e un sorriso nostalgico si forma sul mio viso una volta aperta la porta. Non è cambiato nulla dall'ultima volta che sono venuta qui,l'estate scorsa, ed ora, nel freddo mese di novembre, sento di nuovo il tepore che mi provoca sentirmi a casa con le persone che amo.
Un live rumore proveniente dalla borsa mi distrae dai mie pensieri e a fatica mi rimetto a sedere sul letto. Tasto freneticamente le tasche della capite borsa e sbuffo vedendo il nome di mia madre sullo schermo del mio cellulare.
"Mamma.." Dico sbuffando e abbandonandomi di nuovo sui cuscini dietro di me. Comincia a domandarmi del mio viaggio, se avevo preso le medicine e fare commenti sul tempo in quell'umido novembre che spargeva nuvole sulla maggior parte dell'America. Cerco di stare al passo con la conversazione quando la porta si spalanca facendomi sobbalzare violente e mostrando una figura corpulenta.
"Papà!"
***
SONO TORNATA!!! Dopo millenni ecco il nuovo capitolo della mia storia! Grazie per tutto il sostegno e spero che apprezziate il capitolo. All the love ❤️
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New Orleans' Lesbians
Genç Kurgu"Ormai mi hanno cambiata e non posso tornare indietro. Non voglio. Credo..." Non ho letto molte storie che trattano di lesbiche in giro quindi ho pensato di scriverla io. Spero che questa storia piaccia e che la apprezziate nonostante il tipo di cop...