Capitolo 6

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Sono ore che ormai cammino senza una meta ben precisa.

Sono anni che va avanti così:io che cammino senza una destinazione,alla deriva.

Mi fanno male i piedi e un senso di stanchezza mi assale non appena mi sdraio su una panchina in un parco.

Ho già vissuto questa scena.

Decido di alzarmi e mi avvio verso un locale poco lontano dal parco illuminato dalla luna piena.

Soltanto una volta dentro riconosco il luogo. I ricordi del pomeriggio mi feriscono come uno schiaffo in pieno viso e le sue parole mi rimbombano nelle orecchie.

Fa più male di quello che mi piaccia ammettere.

E sono stata una stupida ad illudermi che lei potesse essere diversa.

La ragazzina

È seduta allo stesso posto e sento una fitta allo stomaco quando i suoi occhi incontrano i miei. La guardo per un attimo prima di voltarmi e avviarmi verso l'uscita.

"Ferma dove sei." Sento una voce alle mie spalle e già so a chi si rivolge.

Mi volto cercando di assumere un espressione tra lo scocciato e l'irritato .

"Che vuoi?" Le chiedo cercando di apparire indifferente.

"Senti Abigail,mi dispiace! Sai che non pensavo veramente quelle cos-" la interrompo con un gesto della mano.

"Come potevo saperlo? Non ti conosco." Le dico acidamente. È vero non la conosco e francamente non ho più nemmeno tanta voglia di conoscerla.

In questo breve lasso di tempo in cui sono stata sola ho capito che infondo non ho bisogno di amici. Non ho bisogno di nessuno, mi basto da sola. Posso stare da sola e contare su me stessa,come ho sempre fatto da quando sono qui.

"Lo so Aby..." Comincia di nuovo"Abigail." Si corregge velocemente. Annuisco indifferente

"...e mi dispiace. Il mio invito é ancora valido." Mi sorride colpevole e imbarazzata alla fine. La guardo diffidente,ma poi esamino le possibilità.

Posso continuare a vagare per le strade di New Orleans tutta la notte oppure posso trovare dimora a casa di questa ragazzina antipatica.

La guardo come in attesa di un suo ripensamento,ma quando vedo che non arriva annuisco avviandomi verso l'uscita del locale.

L'aria fresca mi si infrange contro il viso facendomi rabbrividire,una volta messo piede fuori dalla porta.

Cammino in una direzione a caso ridacchiando quando lei mi avvisa che è quella sbagliata. Camminiamo per un po' lungo una strada trafficata,ma inaspettatamente Andrea si butta in un vicoletto angusto alle spalle di un locale Jazz,immagino. Il viale puzza di spazzatura e di birra andata a male e il buio rende difficile la traversata.

Ad un certo punto entrambe ci irrigidiamo sentendo delle voci che capiamo essere di due uomini. Istintivamente porto una mano sulla schiena della ragazzina e stringo tra le dita il tessuto della sua maglia infantile.

Lei indietreggia di qualche passo fino a far aderire la sua schiena contro il mio petto.

Camminiamo lentamente lungo il vicolo buio e ringraziamo il cielo quando superiamo i due tizi inosservate.

Continuiamo a camminare in silenzio fino ad arrivare davanti al portone di una piccola villetta in un quartiere residenziale del Nord della città.

Una volta entrata in casa l'aria è pesante e carica di tensione quindi per alleggerirla comincio a guardarmi intorno. La casa non è molto grande,ma nemmeno piccola. L'arredamento è sui colori del grigio e del beige e non ci sono molti soprammobili. Il completo opposto di casa mia insomma. Casa mia era stracolma di mobili e soprammobili proprio come i canoni delle case texane dettano.

Per chi non lo avesse capito sono del Texas, di una piccola contea vicino Dallas,chiamata Ellis precisamente. É li che abita mio padre ed è lì che è tutta la mia vita.

Mio padre andò via tre anni fa a causa di mia madre. Ecco cosa succede a sposare una donna tanto problematica quanto mia madre.

Nonostante questo sono in ottimi rapporti con mio padre e la sua compagna,adoro anche la mia sorellastra e torno a casa ogni estate o quando ne ho la possibilità.

Ogni giorno non faccio che dirmi che era quello il mio posto e che era lì che potevo essere chi sono davvero.

Odio gli assistenti sociali per questo, per avermi mandato da quel disastro di donna anziché da mio padre.

Mio padre

Mi manca così tanto. Mi manca così tanto il sole del Texas e il mio ranch dove potevo correre su e giù con il mio cavallo e con la mia gattina.

Emma,mia sorella. È l'unica vera amica che ho.

A pensare queste cose sento un dolore che mi percorre tutto il petto e che mi fa salire le lacrime agli occhi.

É tutto così ingiusto,tutti così sbagliato.

E mentre valuto se fidarmi meno di Andrea sono un disastro di lacrime.

"Hey Aby,va tutto bene. Ci sono io qui." Mi sussurra prima che due esili braccia mi avvolgano le spalle riscaldandomi dal profondo.

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