Capitolo 8

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Indosso velocemente i vestiti presi in prestito non appena Andrea sale in camera sua . Sento piccoli rumori al piano di sopra, ma anch'essi cessano non appena lei chiude a luce lasciandomi sola nel silenzio della casa.

Non mi è mai piaciuto il buio e il fatto di stare "da sola" in una casa che effettivamente non conosco non mi piace.

Provo a stendermi e a chiudere gli occhi. Quasi prendo sonno, ma salto letteralmente dal divano non appena un lampo illumina a giorno il piano dove io dormo. Strizzo gli occhi e metto istintivamente le mani sulle orecchie in attesa del tuono che arriva dopo poco.

Il temporale è vicino.

Ricordi infelici affiorano nella mia mente.

"Oh andiamo papà portami al lago!" Piagnucolo tirando la manica della giacca leggera di mio padre. È tutto il giorno che cerco di convincermi a portarmi al lago accanto al piccolo ranch di famiglia,ma lui continua a ripetermi la stessa cosa da ore.

"Non se ne parla Abigail. Hai gusto che tempaccio?" Risponde lui paziente. Mi guarda sorridendo,ma questa volta non ricambio e vado via imbronciata. Esco dalla piccola casetta di corsa e mi ritrovo nella stalla a piangere sopra una balla di fieno. Mi asciugo le lacrime,dopo un po, e mi guardo a torno. Ci sono tanti cavalli qui da mio padre e io essendo nata figlia di un texano li so montate.

Nella mia testa da bambina quella mi sembrò una grande idea,ma più tardi scoprì che non era affatto così.

Non ricordo precisamente lo svolgimento degli avvenimenti,ma so solo che cominciò a piovere quel giorno,tanto, e che io la settimana dopo mi ero svegliata da un coma in un lettino d'ospedale e che mio padre si era rotto un piede.

Da quel momento ho letteralmente il terrore dei temporali.

Un altro tuono,ancora più forte del primo,mi fa sobbalzare.

Ho troppa paura per rimanere qui,ma anche troppa vergogna di salire di sopra.

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Non so quale forza divina mi abbia mossa,ma ora sono fuori alla porta della ragazzina a bussare con riluttanza.

Dopo alcuni colpi sento dei rumori all'interno della camera e non passa molto che la pOrta si apre.

Mi ritrovo avanti una ragazzina dai capelli scompigliati e gli occhi impastati dal sonno che mi guarda confusa.

"Non riesco a dormire." asserisco a voce alta. Mi guarda per altri secondi finche' non si volta per andare verso il suo letto. La guardo confusa mentre si rimette sotto le coperte sbadigliando. Faccio per parlare,ma lei sposta pigramente le coperte da un lato. Sorrido e mi avvio verso il grande letto pieno di cuscini. Prima mi ci siedo sopra costatandone la morbidezza poi,esitante, mi stendo accanto a lei.
Non appena poggio la testa su uno dei tanti cuscini colorati il suo odore mi travolge e mi viene da sorridere.
Dopo qualche minuto finalmente mi rilasso nel letto caldo e accogliente. Mi muovo un po' sui fianchi sperando di non svegliare Andrea. Non finisco il pensiero che lei sbotta irritata un "ti vuoi stare fottutamente ferma,cazzo.".
"Ragazzina il sonno ti fa male. Sei ancora più mestruata del solito." Le rispondo a tono. Si alza di scatto guardandomi furiosa.
"Vaffanculo." Mi spintona per poi sdraiarsi di nuovo, questa volta con il volto girato verso la mia direzione.
"Perché non riuscivi a dormire?" Mi domanda flebile. La guardo in cerca di una scusa plausibile. Vado in panico non appena si alza sul gomito e incomincia a fissarmi in attesa di una risposta.
Cazzo.
"Ho paura dei temporali" confesso alla fine girandomi dalla parte opposta e comprendimi il volto con un cuscino troppo imbarazzata da sostenere il suo sguardo.
La sento ridacchiare e il sangue mi ribolle nelle vene a quel suono.
"Che cazzo hai da ridere,eh? Trovi diverte il fatto che io sia spaventata da qualcosa? Beh ragazzina, sono un essere umano anch'io nel caso tu non lo avessi ancora capito!" Sbotto irrita a pochi centimetri dal suo viso. Lei rimane in silenzio qualche istante poi mi scoppia,letteralmente, a ridere in faccia.
Che diavolo le prende?
Si porta le mani sullo stomaco e poggia la testa nell'incavo del mio collo scossa dalle risate.
"Non sto ridendo per te..ridevo della tua reazione. Abigail so benissimo che anche tu sei un'umana come me. Solo che tu lo dai a vedere di meno." Mi spiega man mano che le sue risate si affievoliscono. La guardo impassibile non sapendo cosa rispondere.
Non ho il tempo di formulare alcun pensiero dato che le sue braccia mi avvolgono inaspettatamente.
La ragazzina mi coglie di sorpresa facendomi cadere di schiena fra la miriade di cuscini color pastello come il resto della sua piccola camera. Esitante avvolgo anche io le mie braccia in torno alla sua sottile vita.
Rimaniamo in quella strana posizione per qualche secondo. Lei parzialmente su di me con le braccia a cingermi le spalle e il collo sulla mia spalla ossuta ed io a cingerle la vita.
"Ci conosciamo da tipo un giorno e già so che ti spaventano i temporali e ti ho asciugato le lacrime come se fossimo amiche da sempre." Sorride staccandosi da me.
Vorrei ricambiare quel sorriso,ma il freddo che sento una volta che lei si è allontanata da me fa si che io rimanga ghiacciata sul posto.
La guardo immobile avvicinarsi pericolosamente al mio viso posando le sue labbra rosee all'angolo della mia bocca ferita e amara.
Mi regala un ultimo sorriso prima che i suoi occhi si chiudano in un sonno profondo.

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