Capitolo 14

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Quando chiudo la porta di casa alle mie spalle tiro un lungo respiro come se avessi trattenuto il fiato per tutto quel tempo. La giornata è passata in fretta senza troppi intoppi, i momenti di disagio e imbarazzo non so di certo mancati, ma mia mamma ha saputo tirar fuori tutto il suo precedente charme per rimettere apposto la situazione e deviare discorsi scomodi.

E' ormai tardo pomeriggio quando Andrea va via e sono a dir poco esausta. Mi ha fatto ovviamente piacere passare del tempo con lei oggi, ma era comunque strano soprattutto con gli avvenimenti della sera precedente vivi nella mia mente che mi hanno letteralmente sconvolta. Ora come ora ho solo voglia di andare a chiudermi in camera e concedermi di cadere in un pianto liberatorio. Ultimamente mi sento così frustata e non posso proprio parlarne con nessuno,nemmeno con la ragazzina perché parte della mia frustrazione è anche causa sua.

"Abigail possiamo parlare un secondo?" mi domanda cautamente mia madre dall'altro lato della stanza illuminata solo dalla luce dei lampioni all'esterno. Strizzo gli occhi stanca e mi massaggio le tempie staccandomi dal portone dove ero rimasta fino a quel momento. Vorrei tanto dirle di andarsi a a far fottere e salire di sopra,ma non voglio rovinare tutta questa strana situazione. Le annuisco in silenzio e la supero per sedermi al tavolo. Si posiziona lentamente difronte a me. E' così strano vederla truccata,con i capelli arricciati in onde morbide e stretta in quel suo vestito rosso. Sono anni che non la vedevo così e non posso dire che mi dispiaccia.

"Di cosa volevi parlarmi?" le chiedo poggiando la schiena contro la sedia e incrociando le braccia al petto guardandola impaziente.

Voglio andare a dormire e non svegliarmi più.

"Io..beh...in effetti volevo solo dirti che mi ha fatto piacere passare finalmente del tempo con te e con la tua amichetta Andrea." mi sorride maliziosa al pronunciare della parola 'amichetta'. Mi si infiammano le guance, ma non so se per la rabbia o per l'imbarazzo.

"C-cosa vorresti insinuare con questo?!" sputo stizzita staccandomi dallo schienale e mettendomi seduta dritta.

"Oh andiamo Aby sono tua madre! Lo vedo come la guardi e poi la posizione in cui vi ho trovate 'sta mattina non era del tutto normale per due semplici amiche." mi sorride maliziosamente e io vorrei solo alzarmi e schiaffeggiarla fino a farle dimenticare il suo ed il mio nome.

"Sei mia madre e per questo ora capisci cosa mi passa per la testa? Cosa provo?!" mi alzo sbattendo le mani sul tavolo facendola indietreggiare con in volto un espressione sconvolta. "Fatti dire una cosa: tu non capisci un cazzo! Tu non sai un cazzo di tua figlia! Ora solo perché hai un po' di rossetto e tacchi alti non significa che possiamo cancellare quello che eri fino a ieri sera." Le urlo contro con tutta la rabbia che ho. "Mi ha rovinato la vita brutta stronza! Mi hai privato di una adolescenza che mi spettava. Mi spettava avere un po' di serenità. Mi spetta!" mi brucia la gola quando smetto di urlare e ho le guance bagnate dalle lacrime che non mi ero nemmeno resa conto fossero scese.

"Mi dispiace! Mi dispiace davvero!" mi urla contro lei cominciando a piangere. "Credi che non lo sappia che persona di merda sono stata per te,la mia unica figlia?! Credi che io non stia male,che non pianga tutte le notti pensando a dove ci ho portate? Pensi davvero che non mi interessi di te,che non faccia di tutto per cercare di risolvere la situazione? Oggi ho cercato di farti capire che posso essere chi vuoi che io sia,chi sia giusto che io sia. Sei mia figlia e ti amo più di me stessa e ti chiedo scusa,ti chiedo scusa, se non sono riuscita a dimostratotelo e-" non riesco a farla finire che giro la tavola e l'avvolgo in un abbraccio. Probabilmente è il nostro primo abbraccio da tanto tempo,troppo tempo.

La mia mamma.

Le sue braccia mi avvolgono esitanti per poi aumentare la stretta intorno alle mie spalle. Ci stacchiamo dopo poche e siamo già un disastro di singhiozzi e nasi colanti.

"Tra una settimana parti." al pronunciare di quelle parole aggrotto la fronte e faccio un passo indietro."Si, vai da tuo padre." annuisce asciugandosi le lacrime.

"Di cosa stai parlando? Perchè?" le chiedo continuando a non capire nulla. Mi gira la testa.

"Ho fatto domanda ad una casa di riabilitazione e mi hanno accettata. Tra una settimana partirò e tu andrai da tuo padre. Non preoccuparti, è solo un mesetto." mi informa prendendo un bicchiere di vino guadagnandosi uno sguardo torvo da parte mia. Lei lo riposa con un sorriso colpevole e mi rilasso.

"E come farò con la scuola?" domando tranquilla. Non mi dispiace andare da mio padre in Texas,ma non penso sia il momento giusto per lasciare tutto. Proprio ora che stavo cominciando ad aver buoni rapporti con qualcuno che non sia il mio stupido gattone obeso sono costretta ad andare via.

"Parlerò con i tuoi insegnanti stesso domattina, non preoccuparti." mi informa salendo ed io la seguo."E poi starai bene lì." sorride tirata fermandosi in cima alle scale. Non le è mai piaciuto parlare con mio padre per questo io in passato usavo questa carta contro di lei durante i nostri continui litigi.

"Lo so,mamma." sbuffo alzando gli occhi al cielo.

"Allora qual'è il problema?Non sembri molto entusiasta." incrocia le braccia al petto poggiando i fianchi contro il corrimano per mantenersi in equilibrio.

"Non è questo è che..è che...senti non lo so,okay?" sbotto continuando a camminare su per le scale raggiungendola.

"E' per Andrea?" mi domanda bloccandomi il polso. "Non preoccuparti non si dimenticherà di te.." Cerca di rassicurarmi fallendo.

"Mi conosce da troppo poco tempo per non dimenticarsi di me." Affermo entrando in camera e chiudendomi la porta alle spalle.
Succede questo da sempre. Ogni volta che le cose sembrano andarmi bene tutto si capovolge,tutto cambia.
In questo momento ho soltanto bisogno di un po' di calma che non riesco ancora a trovare.

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