Capitolo 18

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Il pomeriggio passò in fretta e presto fu ora della festa.

A detta di Simone il tempo era scorso decisamente troppo velocemente per fare in modo di essere impeccabile.

Infatti, nonostante avesse prediletto un abbigliamento casual, desiderava essere perfetto.
Perfetto agli occhi di Manuel.

Continuò a osservare la sua immagine riflessa nello specchio per altri minuti e poi si decise a uscire dall'abitazione.

Recuperò la vespa e guidò fino al locale con una certa ansia.

Una volta entrato trovò Chicca intenta a sistemare il tavolo degli snack.

Balestra la salutò e l'affiancò per darle una mano.

"Non te preoccupà Simo, ho finito ormai" gli disse lei, sorridendo.

Successivamente i due si sedettero a un altro tavolo e iniziarono a conversare nell'attesa dell'arrivo degli altri invitati.

Con lo scorrere dei minuti gli ospiti continuavano ad arrivare e Simone, non vedendo arrivare l'amato, temette che esso non si sarebbe presentato.

Dopo circa una mezz'oretta finalmente arrivarono anche i due festaioli, nonchè gli unici che mancavano all'appello, e il party potè dunque iniziare.

Con una buona dose di alcool in corpo, poco dopo, i ragazzi decisero di giocare a obbligo o verità.

Si disposero quindi tutti a un tavolo sul quale fecero roteare una bottiglia vuota di birra, dando così inizio al gioco.

Dopo qualche secondo la punta del fiasco si fermò davanti a Balestra che tra le due alternative scelse obbligo.

Chicca, essendo l'ideatrice della festa, fu la prima a dover decidere la domanda o l'obbligo per il primo partecipante.
Davanti all'opzione del ragazzo cercò di nascondere un sorriso per poi imporgli di sedersi sulle gambe di Manuel per un turno.

Il giovane eseguì l'incarico con tutti gli occhi puntati addosso che, salvo nel caso di Matteo, sembravano inteneriti da quel gesto.

Il gioco proseguì e Simone fece girare la bottiglia.
Nell'eseguire quell'azione, però, non riuscì a non far caso a una sorta di rigonfiamento che sentiva sotto di sè.
Così Ferro, accorgendosi del suo sospetto, decise di fugare ogni suo dubbio sussurrandogli all'orecchio un: "È il telefono, scemo".

Balestra sentì un brivido lungo la schiena all'udire di quelle parole e cercò di restare calmo, soprattutto quando il ragazzo sotto di lui ebbe la brillante idea di appoggiare una mano sul suo ginocchio.

Ci furono baci, obblighi assurdi e parecchie confessioni durante quella partita, tra cui quella di Simone sul suo essere omosessuale.

Davanti a quel quesito formulato da Matteo, inizialmente, ebbe un po' di timore per le possibili reazioni.

Decise poi di prendere coraggio e ammetterlo, scoprendo che nessuno lo fece sentire in difetto per quella rivelazione.

Non apprezzò particolarmente la battuta fatta dal ragazzo che gli pose la domanda, ma ciò non gli impedì di trascorrere ugualmente una buona serata.

Rimase inoltre un po' deluso nel vedere che Manuel non fece alcun commento di supporto e che, in generale, non ebbe alcuna reazione al riguardo.

L'indifferenza è peggio di un insulto.

Dopo quattro turni fu la volta di Chicca di sedersi sopra a Ferro e Balestra fu piuttosto geloso della ragazza.

"Che, te stai a eccità Manuel?" sussurrò Chicca al ragazzo sotto di lei.

Manuel le prese il mento, le girò il volto verso il suo viso e le sussurrò un "Te piace, ve?"

La giovane lo guardò negli occhi e ridacchiando gli disse "Non 'o so se me piace..."

Ferro le passò le mani sulle cosce lentamente e sistemandosela meglio addosso le bofonchiò un: " 'o senti?"

"T'o taglio se continui a fa' el cojione" gli disse lei con tono autoritario, ma al tempo stesso ironico.

"Ah me 'o tagli? - e sulla sua faccia apparve un sorriso sghembo - e io me 'o faccio tajià".

La bolla che sembrava essersi creata tra i due venne presto interrotta da Matteo che esclamò: "Aò avemo finito de amoreggià qua o ve serve 'na stanza?"

Chicca si alzò in fretta sibilando un "Vaffanculo Mattè" e Manuel le fu subito dietro in modo da evitare che qualcuno potesse vedere la sua erezione.

Simone, che aveva seguito l'intera scena, rimase piuttosto deluso nello scoprire che Ferro nutrisse ancora qualcosa per la sua vecchia fiamma e non negò che avrebbe voluto allontanarsi per poter vedere cosa stava succedendo tra i due.

Nel frattempo Chicca, ormai fuori dal locale, dichiarò: "Manuel non voglio scopà me pareva chiaro che stessi a scherzà..."

"E io mica te voglio scopà... e poi è tutta na farsa - disse come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo - statte bona, era er telefono quello che hai sentito".

"Se er telefono... Manuel ma che stai a dì?" gli rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo.

" 'A verità" disse l'altro, scrollando le spalle.

"Eccerto la verità... peccato che er telefono tuo te l'abbia preso io prima" e gli fece notare che lo aveva in mano.

Ferro spalancò gli occhi ed esclamò un "Ma che cazzo" mentre le si avvicinava per riprendersi lo smartphone.
Successivamente si diresse verso la sua moto.

"Me dici che c'hai?" gli domandò Chicca, preoccupata.

"Niente Chicca eddaje nun me stressà" le rispose indossando il casco.

"Che è? Me ami ancora?"

"A Chicca accanna, me s'è alzato embè? Nnè mica 'a prima volta eh... non sei tu la causa perchè non ce n'è una, è successo e basta.
Ora lasciame annà" sbottò mentre metteva in moto il veicolo.

Fece qualche manovra e poi sparì tra le fioche luci dei lampioni e sotto lo sguardo confuso dell'amica.

Poco dopo Matteo uscì ad accertarsi che stesse andando tutto bene.

"Ao tutto a posto? 'Ndosta Manuel?" domandò il ragazzo.

"Se n'è andato" ribattè lei.

"Te sei offesa pe' quello che ho detto?"

" 'N po'... come mai sei qui? Nun sarai mica geloso de Manuel, mh?" lo provocò con aria furba.

" 'N po' " ripetè imitandola.

"Sei proprio scemo" ridacchiò la giovane mentre procedeva a rientrare nell'edificio.

Lui la afferrò per il polso e le disse: "Ma ce vogliamo divertì sì o no noi?"

Chicca gli sorrise e lo prese per mano: "Mo' entriamo e se fai el bravo magari più tardi ce potremmo pure divertì noi due..."

"Me piace st'idea" le rispose ammiccandole.

La ragazza gli si avvicinò, gli morse piano il labbro inferiore e poi lo trascinò dentro.

La festa proseguì fino alle 3 e, durante tutta la sua durata, Simone ebbe pensieri solo per il giovane che se n'era andato.

Soprav(vissuto) | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora