Capitolo 19

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I riccioli che gli sbucavano dal casco ondeggiavano al vento mentre il ragazzo guidava verso casa.

Ancora una volta aveva dimostrato che l'unico modo che aveva di affrontare le situazioni era scappare.

Sapeva bene che il suo comportamento era da codardo, ma quella sera erano successe troppe cose e necessitava di allontanarsi per potersi schiarire le idee.

Teneva gli occhi fissi sulla strada, ma il suo sguardo era in realtà perso.
O meglio: lui era perso a chiedersi cosa gli stava succedendo, cosa non andava in sè, cosa provava per Simone.

Svoltò a destra e poi rallentò, essendo arrivato nel viale di casa sua.

Notò una figura nell'angolo vicino alla sua abitazione e si accorse, troppo tardi per poter fare marcia indietro, che si trattava di Zucca.

L'ansia lo colpì, ma cercò di fingersi calmo.

I battiti del suo cuore aumentarono mentre, togliendosi il casco, notò l'altro avvicinarglisi.

Lo scagnozzo di Sbarra gli era ormai di fronte: i loro sguardi si incrociarono e un attimo dopo sentì un dolore al costato, cadendo a terra.

Mugolò per la fitta provata e abbassò lo sguardo verso la canotta indossata sulla quale vide una macchia di sangue.

Fece appena in tempo a notare il coltellino nelle mani dell'altro che questo, accovacciandosi a terra, lo afferrò per il mento e lo sbattè contro il garage.
In seguito disse: "Questo è per ricordarte che i lavori se portano a termine.
Sbarra, poi, m'ha incaricato de dirte che sta aspettando i suoi sordi.
Tra due giorni passo a prenderglieli e quindi li devi avè.
Me raccomando inoltre de nun farce quarche scherzo strano, ce semo capiti?"

Manuel, un po' per la paura di farsi scoprire dalla madre che sicuramente era in casa e un po' per il dolore, riuscì solo ad annuire mentre sentiva il respiro smozzarglisi in gola.

"T'ho chiesto se hai capito - gli intimò alzando il tono della voce - me pare che la lingua ce l'hai ancora pe' risponderme".

Ferro emise un flebile "se", fece una pausa per regolarizzare il respiro e con viso sofferente aggiunse un "ho capito".

Sbarra lo guardò con aria minacciosa poi decise di alzarsi e tornarsene da dove era venuto.

Il giovane cercò di calmarsi pensando che il peggio era ormai passato mentre si addentrava dolorante nella rimessa.

Una volta dentro, osservò la ferita e vi ci strinse contro una stoffa che solitamente usava quando riparava il motore della sua vecchia moto.
Mentre tamponava il costato per rimuovervi il sangue rimasto, sperò che la ferita guarisse in fretta e maledì il giorno in cui era nato.

Soprav(vissuto) | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora