Sedici

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Max uscì e io decisi di farmi visitare solo dopo che lui varcò la porta. Come se volessi affrontare da sola la situazione. Volevo che per qualche ora fosse un segreto solo mio.

Il dottor Rosenthal fu molto gentile, come sempre del resto. Ero soprappensiero, restavo sdraiata nel letto, muta. Ad interruppe la zuppa dei miei pensieri fu proprio Rafael con la sua solita voce calma e rassicurante.
«Elide.»
Rivolsi il mio sguardo verso di lui. Restando ancora in silenzio.

Quando mi disse quale fosse il motivo del mio malessere, mi limitai ad annuire come se me lo aspettassi. Inevitabilmente le lacrime iniziarono a scendere, le sentivo scorrere calde sulle mie guance.

«Rafael, per favore, mantenga il segreto finché non lo dirò a Max. Anche con Elisabeth.»

Annuì con un sorriso dolce.

Uscì dalla stanza ed entrò subito la figlia.
«Lidi, stai bene?»
«Proprio non saprei.»

«Cosa ti ha detto mio padre? Papà!» lo chiamò lanciando alzando tantissimo il tono della voce. Se non fossimo stati così isolati ci avrebbe fatti sicuramente scoprire.
«Lascialo in pace, gli ho chiesto io di mantenere il segreto.» la ammonii per zittirla.

«Lo sai che ti puoi confidare con me, vero?»
«Al momento non mi va, scusa.»

Quando Max tornò la sera, io mi trovavo ancora in camera, sdraiata. Rimasi lì per ore, con l'umore a terra.

Non vedendomi in salotto come al solito entrò piano in camera.

«Ti senti male?» un velo di preoccupazione traspariva dal suo sguardo.

Invece che rispondergli, gli chiesi «Max, quando ho deciso che avremmo tenuto il bambino di Elisabeth, tu eri d'accordo o hai accettato solo perché era l'unica opzione che ci è venuta in mente?»
«Ero d'accordo perché era l'opzione migliore.»

«Ma un giorno, vorrai dei figli tuoi?»
«Mi devi dire qualcosa?»

«Non cambiare discorso.»
«Non lo sto cambiando, sto chiedendo.»
«Non ti devo dire niente. Chiedevo, ero curiosa.»

Mi guardò come per essere sicuro che non gli stessi nascondendo qualcosa, poi rinunciò nel voler insistere sapendo che con me sarebbe stato fiato sprecato e allora rispose «Si, certo che li vorrei.»

«Ti devo confessare che alla fine, come sei andato via stamattina, mi sono fatta visitare.»
Sgranò gli occhi. «E cosa ti ha detto?»

Sospirai e gli rivolsi un sorriso triste. «Sono incinta.»

Si avvicinò per abbracciarmi ma io mi scansai.
«Lidi...»

«Non c'è da gioire, è il momento sbagliato. Non doveva succedere! Ora come lo spiegheremo alle persone?»
«Diremo che il secondo è nato settimino.»

«Avrebbero circa sei mesi di differenza, non sarebbe credibile.» il mio tono era forse troppo duro ma non riuscivo a trovare il lato positivo della situazione.

Stava tutto andando tutto a rotoli, ancor più di prima.

Forse questo ci allontanò un po' e il tempo nel mentre scorreva. Arrivò gennaio e con esso il compleanno di Elisabeth.

Ovviamente il padre non si fece attendere con una deliziosa torta. La mattina del genetliaco della sua amata figlia, lo trovai intento nel fare un bellissimo e soffice dolce con la marmellata.

Quando finalmente potei assaggiarne un pezzo, le mie papille gustative iniziarono a danzare. Era squisita.

«Ti prego, Rafael, la voglio identica al mio compleanno.»

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