Ventitré

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Mentre tornavo pensai inoltre che in ogni caso avrei dovuto avvisare Elisabeth e Rafael che l'indomani Friedrich sarebbe venuto a casa per portare la culla e altre cose per il bambino che sicuramente mia madre avrebbe tirato fuori. Non l'avrebbero presa bene.

Come arrivai a casa sentii il bisogno impellente di dover piangere. Avevo passato mesi a dannarmi su perché mio fratello avesse agito in quella maniera e ora avevo finalmente le risposte.

Mi si strinse il cuore nel pensare che nonostante gli screzi avuti tra di noi in quest'ultimo periodo avesse comunque scelto di mettere il suo cuore in mano e confidarsi con me più che con qualcun altro.

Mi disse che potevo non dirlo a Max, ma sarebbe stato sbagliato rompere una promessa fatta a mio fratello per dire tutto a mio marito?

Li feci uscire dalla cantina e mi sedetti nel divano in silenzio. Era già sera quindi dovevo pensare in fretta se raccontargli tutto o no.
«Rifletti seduta nel divano e non in terra. Stai crescendo!» disse ridendo Elisabeth.
«Infatti non funziona. Non ho ancora deciso cosa fare.»
«Posso aiutarti?»
«Non so se dire una cosa, che ho promesso di non dire, a Max.»
«Fammi indovinare. Hai incontrato Franz e si è dichiarato.» rise e ironia della sorte, Max entrò in casa proprio mentre Elisabeth stava pronunciando quella frase.

«Cosa ha fatto?» disse allarmato.
«Niente! La tua amica stava solo scherzando. Però ti devo parlare in privato.» mi alzai e andai in camera facendogli cenno di seguirmi.

Entrò in camere e gli chiesi di chiudere la porta. Si sedette sul letto e mi fece cenno con il capo di proseguire.
«Innanzitutto domani mattina dovresti andare a casa dei miei genitori, papà ha detto che le culla la porterete tu e Fred qua. Forse anche Hans vi darà una mano, sicuramente mamma tirerà fuori tante cose utili per il bambino. Perciò per evitare che curiosino in giro per la casa dovremmo dir loro di fare le valigie e scendere tutta la loro roba in cantina. Però non so come dirgli che ci sarà Friedrich. E a proposito di lui, ci ho parlato.» sospirai prima di proseguire «L'ho perdonato, Max. Gli ho promesso di non dirti niente di ciò che mi ha detto ma, non posso tenertelo nascosto.»
«Cosa ti detto?»
«Se te lo dico, mi prometti che lo terrai per te? Non  farai parola con lui del fatto che sai tutto? Lui non vorrebbe che te lo dicessi, pensa che non capiresti. Ma sostengo di conoscerti un po' meglio di lui e ritengo giusto che tu sappia la verità.»

Fece cenno di sì con la testa e gli raccontai tutto. Iniziando dall'episodio di qualche settimana prima dove Jahn insultò anche me. Non la prese bene, si infuriò ma gli chiesi di concentrarsi su ciò che gli stavo per dire e non su quello stronzo. Quindi passai a dirgli la confessione di Fred. «Sapevo che non poteva essere davvero lui ad essere così cattivo. Non lo sto giustificando, però anche io per paura lo avrei fatto. Avrei tirato fuori il peggio di me se significava salvarti. Non ti chiedo di perdonarlo subito così su due piedi, però vorrei che ci pensassi. Siete cresciuti insieme, hai detto anche tu che ti ha difeso più volte con tuo padre e non capivi cosa gli fosse capitato. Poi vorrei tanto dirlo anche a loro. Sento che se sapessero sarebbe meglio, anche se decidessero di non perdonarlo. Però dovrebbero sapere tutto. Vorrei una tua opinione. Ti lascio il tempo di rifletterci su.»
«Avrei voluto me lo dicesse.»
«Lo so, gliel'ho detto anche io.»

Tornai in salotto lasciandolo solo in camera. Sapevo che provava affetto per mio fratello ma aveva bisogno di tempo per assimilare e speravo che una parte di lui lo avesse già perdonato.

«Ti vedo troppo pensierosa oggi. Mi dovrei preoccupare?» chiese Elisabeth
«Non so come dirtelo. Domani mattina dovrebbero venire i miei fratelli a portare le cose per il bambino. Vi devo chiedere di sistemare le vostre cose e nasconderle in cantina. Ci sarà anche Fred. So che ti spaventa però ti chiedo il favore di cercare di mantenere la calma domani. Non saprà mai che sei qui, sarai comunque al sicuro. Te lo giuro.»

Cercai di scandire le ultime frasi in modo che si sentisse davvero tranquillizzata dalle mie parole. Rimase un attimo a bocca aperta e in silenzio poi mi disse «Mi fido di te. Almeno sappiamo che si dà da fare per suo figlio.» cercò di avere un tono ironico e apprezzai la sua positività. Avrei voluto dirle tutto. Ma forse sarebbe stato troppo per lei in quel momento. Stava dimostrando un coraggio incredibile e stava mantenendo la calma. Mi venne comunque da ridere per la sua battuta.

Li aiutammo a sistemare i bagagli e le chiesi in prestito un maglione lungo che stava usando. Era largo abbastanza da camuffare la mia non gravidanza.

«Vedo le rotelle nel tuo cervello che girano senza sosta.» mi disse più tardi Max.
«Penso ancora che Lisi meriterebbe di sapere.»
«Ci stavo riflettendo anch'io. Forse hai ragione.»

Mi si illuminarono gli occhi. «Sono parole che non mi sento dire spesso. Che dolce suono. "Hai ragione." Mi piace sentirtelo dire.»

Rise per poi tornare subito serio «Come stai?»
«Bene.»
«Lidi lo sto chiedendo seriamente, lo intendo veramente e non alla facciata che ti sforzi di mostrare sempre.» suonava quasi come un rimprovero con il retrogusto di preoccupazione.

Guardai altrove ed il mio sospiro sembrava quasi uno sbuffo e gli dissi «Piuttosto, tu come stai? Io ho avuto il privilegio di starmene isolata in camera servita e coccolata da voi tre. Tu no. Dovevi uscire per forza e fare qualcosa che non ti piace come ogni maledetto giorno. Eri anche più felice di me di avere un figlio tutto nostro. Perciò non meritavi che io pensassi solo a me stessa e mi chiudessi così. Anche se è stato difficile affrontare la realtà e farmi forza, vivere le giornate come ho sempre fatto mi ha aiutata. E sono un'egoista perché ho pensato bastasse vedermi tranquilla per pensare che tu potessi stare bene. Ma tu non parli mai di come ti senti veramente. La verità è che ho paura di affrontare il discorso perché temo che tu mi dica che non mi ami più e che è colpa mia.» cercai di trattenere il pianto e mi asciugai una lacrima che stava per uscire ma me ne sfuggì una che mi asciugò lui con il pollice, mi baciò la fronte e rispose «Ammetto che è stato un dolore talmente forte che potrebbe far ammattire, ma sarei un pazzo a darti le colpe e dirti che non ti amo più.»

L'indomani mattina Rafael ed Elisabeth scesero in cantina non appena Max uscì di casa. Tornò poco dopo con in mano pezzi della culla e Fred al suo seguito. Stavano ridendo insieme e io fui felice di vederli nuovamente così affiatati.

«Di cosa state ridendo voi due?» chiesi sorridendo.
E all'unisono mi risposero «Dell'espressione che farai tra un po'.»
Li guardi confusa poi sentii una voce stridula e  fastidiosa dire «Toc! Toc!»

Hans aveva portato al suo seguito Angelika.
Come se sentisse i miei pensieri d'odio, mio fratello maggiore si avvicinò a salutarmi e mi porse un vaso di fiori, la sua fidanzata invece una torta fatta in casa e pensai che di quel passo sarei stata sommersa di dolci e piante per tutta la casa.

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