Ventotto

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Appena si chiuse la porta anche Max crollò, passai la notte a piangere. Non ci volevo credere. Avrei voluto andare con loro e assicurarmi che andasse tutto bene.

Due giorni dopo mi accorsi che la foto del matrimonio non era più sul mobile nel salotto.
«Max! Dove hai messo la nostra foto?»
«Io non l'ho toccata!»

Mi fermai un attimo a pensare. Elisabeth! Da quando la vide non fece altro che dirmi quanto fosse bella quella foto. Mi venne per un attimo paura che se la fosse portata via con sé.

Non tanto per il valore affettivo ma per la paura di un'ipotetica ispezione dei bagagli, se avessero trovato una foto di sconosciuti si sarebbero fatti qualche domanda.

Mi affrettai ad andare nella stanza dove fino a pochi giorni prima c'erano loro e trovai la foto sul comodino con un foglio piegato che veniva tenuto dalla cornice.

Il foglio era una lettera, non mi ero accorta ne avesse scritta una.

«Cara Lidi,
Scommetto che hai trovato tu la lettera.
Ho sempre amato questa vostra foto e dal momento che l'abbiamo scelta ed incorniciata sapevo che se l'avessi spostata dal mobile in salotto l'avresti cercata per tutta la casa. Ammetto di avervi voluto guardare così felici per un'ultima volta. Quello è stato il giorno in cui è iniziata la nostra amicizia. E non ti potrei essere più grata di questo dono. E per tutto quello che fai per Wilhelm.

Addio caro figlio,
Non posso credere che questo momento sia arrivato, scrivo questa lettera per dirti addio ma anche per dirti quanto sei speciale per me.
Non importa quanto lontano sarà il nostro cammino, il mio amore per te non cambierà mai. Sii coraggioso e buono. Ma sono sicura che con loro due al tuo fianco lo sarai.

Ciao amici miei! E con un misto di gioia e tristezza che vi scrivo questa lettera d'addio.
Desidero ringraziarvi per tutti i momenti meravigliosi che abbiamo condiviso nonostante la paura. Anche se le distanze ci separano, vi porterò sempre nel mio cuore.
Infinite grazie.
Elisabeth»

Leggere quelle parole fu come dirle addio un'altra volta. Ebbe solo due giorni per realizzare che stava per andare lontano, quanto coraggio aveva dimostrato uscendo da questa casa.

Sono certa che a Max mancassero molto entrambi. Gli feci vedere la lettera e poi gli dissi del quaderno scritto da Rafael solo ed esclusivamente per lui. Sorrise malinconico, come quando ripensi a un bel ricordo che ormai appartiene al passato e sai che non potrai più rivivere.

Come Wilhelm, Max era nato a marzo. Ma non volle fare nulla. Disse che gli bastava tornare a casa e trovare noi due che lo aspettavamo. Ma gli feci comunque una torta. Non era il massimo delle bellezza ma era molto buona. Forse mettere la marmellata aiutò tanto.

Passarono anche aprile e maggio e con loro i compleanni dei miei fratelli minori. Lucas compì dodici anni e Konrad sette. Ormai si comportavano da bravi zii premurosi verso Wilhelm. Appena lo vedevano, impazzivano di gioia e facevano a gara per chi lo coccolasse di più.

Durante quei mesi accaddero vari episodi che preferirei non ricordare, l'umanità stava sempre più toccando il fondo.

Malgrado tutto, le mie giornate erano scandite dai ritmi e i pianti di Wilhelm. Cresceva a vista d'occhio e in un battito di ciglia ci trovammo in estate.

Il giorno del mio compleanno, andammo a casa dei miei genitori. Mio padre forse non tenne quasi mai in braccio nessuno di noi cinque figli. Ma Wilhelm lo andava a prendere non appena lo vedeva.
«Ricordo quando eri piccola tu così, sembra passato così poco tempo. Goditelo finché è così piccolo.» era sempre la stessa solfa ogni volta che andavo a trovarli. Ma lo diceva con affetto e non potevo far altro che esserne felice.

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