1. L'estate è nell'aria, brindiamo alla maturità

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Sconfitto ed irritato, Manuel prese di corsa le scale per recarsi all'esterno dell'edificio scolastico.

Aveva appena detto al professor Balestra di essere una merda.
Aveva appena compromesso la sua ammissione agli esami.

Ché se m'ammette, me boccia dopo.

Ad attenderlo davanti al portone del Da Vinci, seduti sul muretto antistante, vi erano i suoi amici e compagni di classe, Matteo, Chicca, Nina e Aureliano.

Non era uno studente di quelli che si definivano popolari, Manuel.

Se ne stava sempre col suo gruppetto di amici - che lui diceva non facessero un cervello in quattro - una pizza, una birra, le battute nonsense di Matteo, la dolcezza di Chicca - e l'infinita pazienza per sopportare Matteo, aggiungerebbe Manuel -, la saggezza di Nina e la superficialità di Aureliano.

Non era uno studente di quelli che si definivano popolari, Manuel, ma, di certo, dopo la sua sfuriata al docente di filosofia, la notizia aveva fatto il giro dei corridoi e il suo nome era finito sulla bocca di tutti o quasi.

«Hai sentito che è successo?»
«No, che?»
«Manuel Ferro, uno di quinto B, ha insultato Balestra!»
«Ma che davvero?»
«Eh»
«S'è condannato a morte, oh»

Lo sentiva, Manuel, il vociare attorno a lui, quegli sguardi che sembravano dire è lui, è lui il coglione che si è giocato, in cinque minuti, cinque anni di sufficienze conquistate dando lacrime e sangue.

«Manuel! Ma che t'è saltato in mente?» esordì Chicca, preoccupata per le sorti dell'amico.
«A Chì, pietà, te prego. Ho fatto 'na cazzata»
«Puoi dirlo forte» rispose Nina.
«Vabbè, rega', su, potete evita' de gira' 'r cortello nella piaga?»
«Ma infatti! Parlamo de cose serie! Stasera venite alla festa?» si intromise Matteo.

Quanno te senti n'emerito cojone, pensa a Matteo e, improvvisamente, te sentirai 'n genio.

«Che festa?» intervenne Aureliano.
«Quella dove faccio il DJ, no?»
«Io passo, rega'» rispose Manuel «ma poi 'n semo manco stati invitati»
«Embe'? So' il DJ, porto chi me pare»
«Comunque no, rega' 'n vengo» ribadì Manuel.
«Dai, che magari Balestra non se l'è presa»

Quanno te senti n'emerito cojone, pensa pure ad Aureliano e, improvvisamente, te sentirai 'n genio a 'r quadrato.

«Seh, Aurelia', sicuro questo stamattina s'è arzato, s'è guardato allo specchio e mentre se faceva 'a barba ha detto me piacerebbe proprio se oggi qualcuno me chiamasse "merda"»

Scoppiarono tutti in una fragorosa risata, anche Manuel si lasciò coinvolgere dall'ilare momento e accennò un lieve sorriso.

«Ci vediamo alle otto sotto da me» esclamò Chicca, dando un leggero buffetto sulla guancia di Manuel.
«Ho detto che 'n vengo» ripeté, cantilenando, Manuel per la terza volta.

Ma nessuno lo ascoltò né prese seriamente il suo rifiuto all'invito, al contrario, alzarono la mano in segno di saluto e scesero dal muretto per dirigersi verso i loro motorini e tornare a casa.

***


Alla fine, come era prevedibile che fosse, Manuel si fece coinvolgere dai suoi amici e andò a quella festa.

Non che fosse dell'umore giusto per stare in mezzo alla gente a ballare, bere e fumare, ma forse, distrarsi, alla fine, non era poi una pessima idea.

Ché tanto a casa che faccio?
Studio per un esame al quale non verrò ammesso?
Studio per un esame al quale, se verrò ammesso, verrò bocciato comunque?

Notte prima degli esami Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora