2. Era l'anno dei Mondiali, quelli del 2006

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«Mi dispiace non aver fatto in tempo nemmeno per la torta, Simo»
«Non ti preoccupare»

Sono abituato, avrebbe voluto dire, ché nei suoi momenti importanti, Mimmo non c'era mai.

Non che lo tradisse, questo Simone non lo aveva nemmeno mai pensato, ma il suo ragazzo era così arrogante e pieno di sé, che era in grado di mettere qualsiasi cosa prima di Simone, anche la finale del torneo di calcetto - a cui non si sarebbe vinto assolutamente niente - alla quale aveva partecipato la sera prima.

La verità era che la relazione tra Simone e Mimmo era diventata una semplice storia di sesso e stava colando a picco già da tempo.

«Dico davvero»
«Anche io»

A dire il vero non mi dispiace.
Ho passato la serata del mio compleanno con un ragazzo bellissimo di cui non so nulla se non che si chiama Manuel, frequenta la sezione B del mio liceo e che, probabilmente, è alunno di mio padre.
Ah, e che dovrò aspettare la maturità per rivederlo.
Ci ho anche scopato e no, non me ne pento, lui nemmeno voleva andarsene, mica come te che, sono sicuro, fra cinque minuti dirai "oh, scusa Simo, devo andare o faccio tardi, ci sentiamo".
E non dovrei nemmeno fare dei paragoni, ma tant'è.

«Oh, scusa Simo, devo andare o faccio tardi, ci sentiamo» esclamò Mimmo, guardando l'ora sull'orologio che indossava al polso.

Appunto.

Si salutarono con un casto bacio sulle labbra e, accertatosi che Mimmo fosse andato via, Simone, ancora nella villa di sua nonna, afferrò il cellulare e chiamò la sua amica Laura.

«Simo! Aspettavo proprio la tua chiamata!» esordì Laura
«Ah sì? E a cosa devo l'entusiasmo?»
«Al ragazzo riccio a cui sei stato appiccicato per tutta la durata della festa e anche oltre, suppongo»

Simone arrossì, e Laura lo intuì, nonostante non potesse vederlo.

«Sei già cotto, eh?»
«Ma che dici, sono fidanzato! C'è Mimmo, ti ricordi, sì?»
«Mh, sì, certo, io me lo ricordo, e tu? Comunque senti, più tardi io e Pin veniamo a studiare da te, così ci racconti tutto!»
«Ma sei una pettegola!»
«A più tardi, Simo!» disse cantilenando e riagganciò.

Laura aveva ragione.

Simone non riusciva a togliersi Manuel e tutto quello che, in una nottata, era riuscito a dargli, dalla testa.

E c'era solo una cosa da fare.

Ammetterlo a sé stesso e a Mimmo.

***


A casa di Matteo, Manuel e lo stesso Matteo, si erano ritrovati, già di mattina presto, per studiare.

«Ma che roba è?» chiese Manuel, vedendo Matteo apparire dalla portafinestra con una cintura colma di piccoli foglietti arrotolati.
«Bisogna presentarsi equipaggiati alla maturità, sono settantadue temi miniaturizzati» rispose, porgendogliene un paio.
«'N ce se legge 'n cazzo, Mattè»
«Eh, te devi sforza' di legge, ché se vai bene agli scritti, Balestra nun se po' inventa' niente, puoi pure fa' scena muta all'orale»
«Che problemi c'hai, Mattè? Ché se faccio scena muta lui 'n po' di' niente ma sarebbe 'na grande figura de merda che resterebbe negli annali»
«E non è finita, senti a me» continuò Matteo, fiero ed orgoglioso dei suoi modi per aggirare la commissione.
«Ah, no?» chiese, ironico, Manuel.
«No, adesivo sagomato contenente tutti i teoremi e le formule matematiche del mondo» disse, mostrandogli la suola della scarpa.
«Te ripeto che 'n se legge 'n cazzo ed è pure zozzo»
«C'ho camminato, e daje»
«Ah, perché a fa 'a maturità c'arrivi volando?»
«Sei proprio n'ingrato, oh!» rispose Matteo, dandogli una leggera spinta sulla spalla, «Piuttosto» continuò, «che me dici del bel tenebroso a cui sei stato appiccicato pe' tutta la festa?»

Notte prima degli esami Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora