3. Ricordati di me

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C'è qualcosa di peggiore nella vita di doversi svegliare alle 7.30 in una calda giornata di giugno?

Sì, dovesse sveglia' alle 7.30 in una calda giornata de giugno pe' anna' a vede' i quadri.

Fu quello il pensiero che assalì Manuel non appena aprì gli occhi quella mattina.

La mattina in cui il suo destino si sarebbe compiuto.

Si alzò, velocemente e, dopo essersi sciacquato il viso, si trascinò, strusciando sonoramente i piedi sul pavimento, in cucina, dove l'odore del caffè lasciatogli in caldo da Anita, gli inondò le narici e l'ultima canzone degli Zero Assoluto rimbombava nella stanza dalla radio accesa.

E svegliarsi la mattina, con la voglia di parlare solo con te.

A Manuel, quel verso sembrò l'ennesimo scherzo che la vita gli aveva messo davanti.

La voglia di vedere, sentire e parlare con Simone cresceva di giorno in giorno, eppure lui non aveva nulla.

Aveva una maglia, un indirizzo e una passeggiata a Piazza Farnese dove Simone lo aveva brutalmente ignorato.

E dovrei esse 'ncazzato pe' come s'è comportato, ma c'ha du' occhioni da cerbiatto, come se fa a 'ncazzasse co' uno così?

«Vaffanculo» disse, addentando una nastrina.

Vaffanculo Balestra.
Vaffanculo filosofia.
Vaffanculo esami de maturità.
Vaffanculo Mimmo.
Vaffanculo Simone.
Vaffanculo tutto.

Strusciò, poco elegantemente, la sedia sul pavimento e tornò in camera a vestirsi.

Fu mentre si stava allacciando le scarpe che la conversazione con Simone di qualche giorno prima, gli tornò alla mente.

«...vado al Da Vinci, vicino al Colosseo»
«Ma...pure io vado a 'r Da Vinci»

E se Simone va a 'r Da Vinci, oggi va a vede' i quadri pure lui.
E se Simone va a vede' i quadri, lo posso rivede'.

Acquisita quella consapevolezza, la giornata di Manuel prese, almeno nella sua testa, tutt'altra piega.

Non c'era più la paura di non essere ammesso.
Non c'era più la paura di risultare una delusione agli occhi di sua madre.

Non c'era nulla che non fosse il pensiero che, di lì a poco, avrebbe rivisto Simone.

***

«Simo, dai che facciamo tardi, su!»
«Ma ci devo venire per forza?»
«Ma sì, dai, non stiamo mai insieme, mi fai compagnia»

Chissà perché non stiamo mai insieme.

«Ma devo studiare!»
«Portati i libri, dai»
«E poi escono i quadri oggi, vorrei and-»
«Simo, ma davvero stai facendo storie per i quadri? Sei stato ammesso, su, sei un secchione, se non hanno ammesso te, gli altri li hanno bruciati vivi»

Il tono di scherno che usò Mimmo innervosì Simone, se possibile, ancor di più.

Ché ciò che è importante per me, a lui non interessa minimamente.
Lui non può accompagnarmi a vedere i quadri, ma io devo stare ore ed ore sotto un ombrellone ad osservare lui che gioca, anzi, che prova a giocare a tennis.
E poi...e poi non è per i quadri.
È per...Manuel.

Simone, infatti, già dalla sera prima aveva realizzato che, il giorno successivo, avrebbe rivisto Manuel.

Ma poi era arrivato il messaggio di Mimmo.

Notte prima degli esami Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora