7. Perché indimenticabile ancora sei per me

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Quella mattina, Manuel si era svegliato con un solo pensiero nella testa: mancano tre giorni alla prima prova. Mancano tre giorni alla maturità.

No, chissenefrega della maturità.
Mancano tre giorni.
Tre giorni e rivedo Simone.

Ed era proprio quel pensiero che, gridando un po' più forte degli altri, aveva fatto sì che riuscisse a dare inizio a quella giornata.

Per quel giorno, prima di andare a fare ripetizioni a casa del professor Balestra, Manuel si era prefissato di andare in uno di quegli sfasci che frequentava qualche anno prima, con lo scopo di recuperare i pezzi di cui aveva bisogno per riparare la moto di Dante.

Non aveva pensato a come pagarli.

In realtà non aveva neanche del tutto accettato la proposta di Aureliano.

Gli servivano quei pezzi e li avrebbe presi.

A qualunque costo.

E, in un momento di sconforto, aveva pensato che li avrebbe presi anche al costo della sua stessa vita.

Fu il pensiero di un secondo prima di rendersi conto che la sua non era altro che un'idea folle.

Grande, grandissima cazzata.
Devo famme veni' 'n mente qualcosa de serio e intelligente.

E ci pensò mentre faceva colazione, mentre si vestiva, lungo tutto il tragitto verso quell'autodemolizione all'estrema periferia di Roma, ma nulla di davvero serio e intelligente gli venne in mente.

Nulla di davvero serio e intelligente gli venne in mente fin quando l'energumeno a capo di quello sfascio - probabilmente abusivo - non mise le mani sulla sella del suo motorino.

Je lascio 'r motorino come pegno e appena c'ho i soldi glieli porto e lui me rida' 'r motorino.
Dovrebbe funziona'.

E, in effetti, funzionò.

Quel tale, che rispondeva al nome di Mastino - sicuramente il suo soprannome - accettò la proposta di Manuel, si prese il suo motorino e lasciò che Manuel prendesse i pezzi di cui necessitava.

Una volta allontanatosi dallo sfascio, e quindi al sicuro, Manuel chiamò Aureliano, sia per chiarire il piccolo screzio avvenuto un paio di giorni prima, sia per farsi venire a prendere.

«Aurelia'?»
«Oh, dimmi»
«Senti, du' cose. Riguardo 'a proposta dell'altro giorno, o-okay»
«Okay, cosa?»
«Ce sto. Me dispiace dove' fa' n'altra volta impicci, ma 'n c'ho scelta. Me so' appena impegnato 'r motorino pe' pija' i pezzi pe' la moto»
«Che hai fatto te?»
«Daje che hai capito bene»
«Te sei impazzito?»
«'N c'avevo scelta, ma è tutto sotto controllo. Solo 'na cosa...se poi...»
«Che te serve?»
«Me poi veni' a prende? C'ho i pezzi pe' la moto e sto a piedi»
«Vabbè, dimme dove stai e arrivo»
«Te scrivo 'n messaggio, grazie»

Quel piccolo successo ottenuto gli fece nascere un lieve sorriso spontaneo.

Forse n'è tutto perduto.

***


La discussione avuta con Dante la sera precedente aveva, in qualche modo, scosso Simone.

Appena sveglio, aveva mandato un messaggio a Mimmo dicendogli che avrebbe dovuto parlargli e a nulla erano valsi i tentativi del suo ragazzo di temporeggiare.

Simone si era, finalmente, deciso a lasciarlo.

Aveva trovato il coraggio.

Lo aveva trovato nella mancanza che sentiva per Manuel.
Lo aveva trovato nelle parole di Jacopo.
Lo aveva trovato nella scarsa fiducia che suo padre riponeva in lui.

Notte prima degli esami Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora