Un giorno.
Ventiquattro ore.
Millequattrocentoquaranta minuti.
Ottantaseimilaquattrocento secondi.Quante cose si possono fare in ottantaseimilaquattrocento secondi?
Quante cose puoi fare quando questi ottantaseimilaquattrocento secondi sono quelli che ti dividono dalla prima prova dell’esame di maturità?La risposta è che di cose da fare, in quel lasso di tempo, ce ne sarebbero state tantissime, ma Matteo, ormai solo e senza Chicca, aveva deciso che la cosa da fare per trasformare quella vigilia della maturità in una giornata memorabile, era solo una: riconquistare la sua – forse ex – fidanzata.
Si era svegliato – in realtà non era nemmeno riuscito a dormire granché – ed aveva deciso che quella giornata l’avrebbe trascorsa sotto casa di Chicca.
Fiori.
Cioccolatini.
Un enorme orso di peluche.
E la sua voce, che forse era la cosa più evitabile di tutte.Si era piazzato lì, dapprima in piedi sotto le finestre e, successivamente, dopo aver suonato al citofono e constatato che Chicca non lo avrebbe fatto entrare per niente al mondo, si era inginocchiato sui sampietrini – resi roventi dal caldo sole di quello scorcio di primavera che, a breve, avrebbe lasciato spazio all’estate – di Piazza del Pigneto.
«Lasciami spiegare, ti prego» urlò Matteo alla finestra della camera di Chicca.
«Non c’è nulla da spiegare, è tutto fin troppo chiaro» ribatté la ragazza.
«Solo due minuti, poi ti lascio in pace»
«Non meriti manco di parlare due minuti»Fu la voce di uno dei vicini di casa della giovane ad interrompere l’alterco.
«Ao’ e fallo sali’, almeno ‘a piantate de strilla’ che so’ ‘e otto»
Il rimprovero da parte del vicino costrinse Chicca ad aprire il portone a Matteo e a farlo salire.
Il ragazzo non se lo fece ripetere.
Radunò tutte le sue cose e salì le scale a due a due per raggiungere la ragazza.
«T’ho fatto sali’ per non farti portare via dalla Polizia» affermò Chicca.
«Scusa – il fiato corto dato dalla corsa per le scale – scusa Chicca. Ti amo. Ti amo e so’ un coglione. È stata la cazzata di una volta ma non succederà più. Non so neanche perché sia successo. Ma ti giuro che appena l’ho detto a Manuel me so’ reso conto dello sbaglio e-»
«E ti serviva l’illuminazione divina di Manuel per capire di aver fatto una stronzata? Da solo non ci arrivavi?» lo interruppe Chicca.
«Sì, certo che l’avevo capito già prima, ma…senti Chicca, abbiamo un figlio da crescere, una famiglia da costruire, non possiamo non darci manco una possibilità solo per orgoglio. Vuoi davvero privare nostro figlio della presenza di un padre solo per un capriccio?»
«Un capriccio? Matteo, un capriccio? Mi hai tradito con mia sorella e tu me lo chiami capriccio?»
«Quello di non volermi dare un’altra possibilità è un capriccio»
«Facciamo così, allora. Non ti tengo fuori dalla vita di nostro figlio, ma tu non mi pressare, non mi stare addosso. Magari riuscirò a perdonarti prima di quanto pensi»Quello spiraglio lasciato aperto da Chicca fu, per Matteo, un piccolo barlume di speranza capace di illuminare la strada per il perdono.
Accettò le parole della ragazza e la salutò mimando un grazie e lasciandole un leggero bacio sulla guancia e accarezzandole il ventre.
Ora potevano entrambi, davvero, concentrarsi sugli esami di maturità.
***
Un giorno.
Ventiquattro ore.
Millequattrocentoquaranta minuti.
Ottantaseimilaquattrocento secondi.Quelli che Manuel aveva deciso di trascorrere seduto nel suo garage, canna alla mano, a rimirare quel capolavoro di moto che era riuscito a concludere in tempo record, togliendosi il sonno e la possibilità di arrivare decentemente preparato alla prima prova.
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Notte prima degli esami
FanfictionManuel Ferro, alunno del temibile professor Balestra, alle prese con l'esame di maturità e il suo infinito elenco di cazzate alle quali rimediare.