5. Gli esami sono vicini e tu sei troppo lontano dalla stanza

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Manuel odiava tante cose.

Odiava le ingiustizie.
Odiava l'estate torrida.
Odiava le persone che urlavano al telefono nei luoghi pubblici.
Odiava chi ascoltava la musica senza cuffie sui mezzi.

Manuel odiava tante cose.

Ma più di tutto odiava i ritardatari e chi dimenticava gli appuntamenti.

Manuel odiava tante cose e, quel giorno, si era trovato ad odiare il comportamento menefreghista di Matteo.

Dopo la discussione avuta il pomeriggio precedente, la sera si erano messi d'accordo per studiare insieme la mattina seguente.

Ce vediamo alle 9 sotto da me, aveva scritto Matteo.

Ma erano le 9.30 e Matteo non era ancora uscito da quel portone.

Aveva provato a citofonare più volte, eppure nessuno gli aveva risposto.

Ma guarda te 'sto cojone.

Fu una signora residente nel palazzo ad aprire il portone per uscire e a far sì che Manuel potesse entrare.

Raggiunse l'appartamento di Matteo e suonò insistentemente al campanello fin quando Matteo, visibilmente agitato, non aprì la porta.

«Ao', ma te sei rincojonito? L'hai visto che ore so'? Se dovevamo vede' tre quarti d'ora fa, sto a fa' 'a colla a 'r portone»
«Buongiorno» rispose Matteo.
«Ma buongiorno 'n cazzo, Mattè; daje 'n po', stai ancora co 'r pigiama, e 'nnamo»
«Ce sta Chicca di là, me deve parla'...non possiamo fa' n'altro giorno?» chiese Matteo, consapevole di non aver scusanti per non aver avvertito Manuel pur avendone avuto la possibilità.

Davanti all'accorata richiesta di Matteo e a conoscenza dei loro problemi di coppia, Manuel desistè.

«Vabbè, ve lascio soli. 'N fa' danni, eh!»
«Grazie fratè»

Manuel salutò Matteo facendo un cenno con la testa e mentre quest'ultimo rientrò nell'appartamento, Manuel prese le scale in direzione dell'uscita.

***

Quando Chicca si era resa conto di avere un ritardo, il panico l'aveva assalita.

Si era chiesta se fosse stato opportuno parlarne con qualcuno, magari con Manuel o con sua sorella.

O forse con Nina.

Alla fine era giunta alla conclusione che l'unica persona alla quale avrebbe dovuto dare questa - per lei, lieta - notizia, fosse Matteo.

Si era, dunque, preparata un discorso e, quella mattina, si era armata di pazienza e precipitata a casa del suo fidanzato.

«Che ce fai qua? Me so' scordato un appuntamento, un anniversario, un-» esordì Matteo non appena vide Chicca sull'uscio.
«No, ti devo parlare» lo interruppe Chicca, «con urgenza»

A Matteo passò davanti agli occhi la vita scandita dalla divisione in sillabe della frase ti devo parlare.

La prima cosa che pensò fu che Chicca avesse scoperto il tradimento.

Gli rimbombavano nella mente le parole di Manuel in modo così forte che non sentì la voce di Chicca sganciare la bomba.

«Ho un ritardo»

Silenzio.

«Mi stai ascoltando?»

Silenzio.

«Oh, Matteo, mi ascolti?»
«Ah, eh, sì, scusa, dicevi?» si destò Matteo.
«Ho un ritardo»
«In che senso?»
«Quanti sensi conosci? Sai quella cosa che succede a noi donne ogni mese? Ecco, questo mese non è successa»
«Quindi tu...quindi noi...»
«Quindi potremmo aspettare un figlio, Matteo, svegliati»

Notte prima degli esami Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora