8. In questo mondo di ladri c'è un gruppo di amici che non si arrendono mai

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«Per l’analisi del testo, Montale che ve ne pare?»
«Se po’ fa»
«Allora, se abbiamo trovato pure la tipologia A, manca solo il tema storico»
«Ce l’ho! Le ambivalenze del Novecento. Da una parte lo sviluppo e dall’altra le guerre»
«Sei ‘n genio, Chì!»

Erano due i giorni che mancavano alla prima prova e Matteo, Nina, Aureliano e Chicca, con la partecipazione straordinaria di Manuel, ancora troppo preso a pensare a Simone per dare un serio contributo alla causa, erano intenti a creare le false tracce da vendere per aiutare Manuel a pagare i pezzi di ricambio della moto di Dante.

Avevano messo l’annuncio un paio di giorni prima, quando le tracce erano ancora in fase di elaborazione, e le richieste non si erano fatte attendere.

«Oh regà, qua famo er botto» esclamò Matteo.
«No, qua ce lo fanno fa’ ‘r botto, Mattè. Se ce sgamano famo ‘na finaccia»
«Ma te non te preoccupa’»
«Abbiamo già raccolto millecinquecento euro» si intromise Chicca.

Il solo sentire quella cifra provocò a Manuel un conato di vomito.

Aveva promesso, a sé stesso prima che a sua madre, che non avrebbe mai avuto più niente a che fare con qualsiasi tipo di cosa illegale, anche la più banale come parcheggiare in divieto di sosta.

E ancora una volta aveva deluso tutti. In primis sé stesso.

N’imparo mai ‘n cazzo dagli sbagli che faccio.
Sbagliando s’impara ma non pe’ me.
Deludo mamma.
Deludo me.
Stavolta deludo pure l’unica persona che m’abbia m’hai detto che è orgogliosa de me all’infori de mi’ madre.
E perché Simone ancora ‘n me conosce bene, sennò ne rimarrebbe deluso pure lui.

Il pallore sulle guance di Manuel non passò inosservato agli occhi sempre attenti di Nina, che non perse tempo e si avvicinò subito al ragazzo.

«Ti senti bene?»
«Eh?» rispose Manuel, sovrappensiero.
«No, dico, stai bene? Sei pallido»
«Fa troppo callo oggi, Nì – dissimulò Manuel – anzi, famme anna’ che devo anna’ da Balestra e m’a pijo comoda»

In realtà, l’idea di Manuel era quella di uscire il più in fretta possibile da quella casa solo per tornare a respirare, ché quello che stava facendo con i suoi amici pesava sul suo petto come un blocchetto di cemento e gli impediva di immettere aria nei polmoni e di ragionare lucidamente.

Salutò, quindi, il resto della compagnia e si precipitò fuori dal palazzo, incontrando una folata di vento bollente a solleticargli il viso e a fargli riprendere contatto con la realtà.

***


Ancora sprovvisto del suo motorino, Manuel, nonostante il caldo che in quel giugno imperava, decise di approfittare della distanza modesta tra casa di Matteo e quella del suo professore di filosofia e di coprire il tragitto a piedi.

Quella passeggiata gli permise di riflettere su quanto accaduto negli ultimi giorni, da quando aveva rimesso piede in uno sfascio, dopo due anni, alla vendita delle tracce.

Non riusciva a definire il modo in cui si sentiva, Manuel.

Sporco, forse, poteva essere il termine esatto.

Sporco, come le mani piene di grasso.

Le stesse mani che, poi, toccavano i libri, il viso di Anita, la mano di Dante e sporcavano tutto.

Le stesse mani che, forse, un giorno sarebbero tornate a toccare Simone e, probabilmente, avrebbero sporcato anche lui.

Sporco, come aveva smesso di sentirsi tanto tempo fa.

Notte prima degli esami Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora