15. Love, not war

18 4 6
                                    

Mi pare di aver capito una cosa, e cioè che la vita è questo, salire e poi scivolare più giù, e ricominciare a salire. Le scivolate non contano. L'importante è che il percorso nel suo insieme vada più o meno verso l'alto. È il massimo che si può chiedere. Più o meno, salire. – Sophie Kinsella

☆☆☆

Attività n°6: Le Sirene eseguiranno una coreografia per aprire una partita delle Tigri Bianche.

☆☆☆

Io e Saif siamo seduti in panchina, mentre le nostre squadre si preparano ognuna a modo suo. Le Sirene si stanno riscaldando con saltelli frenetici sul posto, guidate da una ragazza con le trecce che presumo sia la capitana; mentre le Tigri Bianche stanno ancora finendo di vestirsi negli spogliatoi. Le nostre avversarie invece stanno già strategizzando, riunite in cerchio dall'altra parte del campo da football. La loro divisa è di un cobalto acceso.

Io, già vestita di tutto punto, attendo con calma l'inizio della coreografia delle cheerleader che aprirà la nostra partita contro le Farfalle, la squadra di football della Austen, una piccola Accademia femminile appena fuori città. Il cielo questa sera è color pece, scuro come un abisso.

Un pacchetto di anacardi mi atterra in grembo, e nel ringraziare il rosso ho un senso di déjà-vu che mi riporta all'altra sera. Se non fosse per il fatto che la nostra palestra è molto più piccola dello stadio dei Tritoni, che gli spalti sono mezzi vuoti, e che uno dei faretti a bordocampo continua ad accendersi e spegnersi a singhiozzi; sembrerebbe quasi di essere alla Swift. Quasi.

Esamino di sfuggita le tribune spoglie, notando che i miei genitori non sono ancora arrivati. C'è ancora tempo, arriverranno. Riconosco invece il fratello e la sorella di Farida, tra le prime file, vestiti in maniera così elegante da sembrare due reali.

Riporto lo sguardo sul rosso, che sta giocando con la mia fascia bianca, avvolta intorno al suo polso sinistro. Ha lo sguardo perso nel vuoto, e con un movimento automatico tira l'elastico e lo lascia sbattere contro la pelle chiara del braccio, ancora e ancora. Mi chiedo se sia nervoso. Pensandoci, anche l'ultima volta, la famiglia di Saif non era alla partita.

«Non hai invitato Kwame e Jam?» gli chiedo, destandolo dai suoi pensieri.

Lui scuote la testa, «Non mi esibirò nemmeno, perché avrei dovuto?»

«Supporto emotivo, immagino. E la tua famiglia invece, non viene alle tue partite?» continuo, mentre apro il pacchetto di anacardi che mi ha portato.

Saif tiene lo sguardo fisso di fronte a sé, «Forse all'inizio, quando ancora non cambiavo sport ogni anno, ma poi sono stato io a chiedergli di non venire. I miei... sono sempre stati molto apprensivi.» Tira la fascia, che sbatte di nuovo contro il polso, «Soprattutto mia madre, più che il mio patrigno. Per fortuna avere una sorellina e un fratellino piccoli è un'ottima scusa. Non riuscirebbero mai a stare fermi il tempo di una partita, sono due terremoti!» ride, con tono affettuoso, e sembra sinceramente sollevato che non siano qui.

Io sarei devastata se nessuno dei miei venisse ad una mia partita, ma immagino che ognuno abbia un rapporto diverso con la propria famiglia.

«E Betelgeuse, invece?»

Il rosso si gira finalmente verso di me, senza smettere di giocare con la bandana. Per qualche motivo, ogni volta che lo vedo sembra indossare più lentiggini. «Oh, ma Betel è qui. Lui c'è quasi sempre, è il mio passaggio.» risponde come se fosse scontato, mentre i suoi occhi dorati mi scrutano dalla testa ai piedi. Anche sotto gli strati protettivi della divisa da football, ho l'impressione che il cuore mi tremi ogni volta che mi guarda. Lui non sembra nervoso.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 20 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora