13. Live in the moment

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Non dovremmo forse inventare una nuova regola di vita... cioè cercare di essere sempre un po' più gentili del necessario? - R.J .Palacio

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«Ci vediamo stasera alla partita quindi?» chiedo a Gitansh, che sta cercando qualcosa nel suo armadietto con aria assonnata.

Mancano pochi minuti all'inizio della prima ora, e io e Farida abbiamo deciso di provare a vedere come sta la nostra amica ripetente, e se c'è davvero motivo di preoccuparci per lei.

Diciamo che il suo aspetto oggi non è dei migliori: ha i lunghi capelli mossi raccolti in una coda gonfia, la maglia della divisa spiegazzata, e la faccia di chi non dorme da giorni.

Gita si gira un attimo solo per rivolgermi un'occhiata interrogativa, e non posso fare a meno di notare le borse violacee che ha sotto agli occhi scuri. «Io sono fuori dal vostro progettino con la Swift, ricordi?»

Alzo le spalle, appoggiando la schiena sull'armadietto accanto al suo. «Lo so, ma io e Farida pensavamo di mangiarci una pizza insieme dopo.»

Farida, che nel mentre si sta idratando le mani con una crema profumata, annuisce con un sorriso. «Sì, unisciti a noi. Ultimamente hai saltato gli allenamenti, e dato che non siamo più in classe insieme non ti vediamo quasi mai.»

Gitansh alza gli occhi al cielo, l'aria irritata, e non capisco se sia infastidita dalla nostra proposta o dalla nostra presenza. «Mi vedete ogni giorno prima delle lezioni per almeno dieci minuti. Fateveli bastare, perché piuttosto che andare a vedere le Sirene, userei un tampax.»

La nostra amica è da sempre terrorizzata dagli assorbenti interni. Ha questa paura irrazionale che rimarranno incastrati oppure entreranno, iniziando a vagare all'interno del suo corpo.

«Dai Gita, sarà divertente. E poi non sei curiosa di conoscere il cheerleader che piace a Raya? Non l'hai mai visto», insiste Farida.

Mi volto di scatto verso di lei, colta alla sprovvista, «A me non piace proprio nessun cheerleader!»

In risposta Farida alza un sopracciglio, un luccichio divertito nelle iridi di ghiaccio e l'aria di chi la sa lunga. «Sicura? Perché tu non te ne sei accorta, ultimamente lo nomini con una certa dolcezza.»

«Su questo concordo con Elsa, e poi ne parli in continuazione! Sul serio Raya, mi dai la nausea.» interviene Gita, la testa ancora infilata nell'armadietto. «Ma ad essere sincera, non me ne frega niente di venire a vedere il tuo ballerino. E poi ho da fare questa sera.»

Al sentire l'ultima frase, io e Farida ci lanciamo un'occhiata.

«Che cos'hai da fare?» chiedo, cauta.

Gitansh mi ignora, mentre tira fuori un libro nuovo dal suo armadietto. Leggo il titolo di sfuggita, Informatica II, e non posso fare a meno di notare che è ancora avvolto nella plastica nonostante il fatto che ormai siamo a novembre.

La mia amica non è mai stata una fan della scuola, ed è un peccato dato che è così intelligente che le basterebbe davvero il minimo sforzo per riuscire a restare oltre la soglia della sufficienza.

Il suo rifiuto di aprire i libri, le frequenti assenze, i ritardi e la sua pigrizia l'hanno portata fino alla bocciatura l'anno scorso, nonostante io e Farida abbiamo disperatamente provato ad aiutarla più e più volte.

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