10. She's someone

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Non c'è niente di più pericoloso di una donna armata di un po' di conoscenza. 

- Jojo Moyes


☆☆☆

«Ti è piaciuto?» Mi chiede la bibliotecaria, slittando sotto lo scanner Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood, e non facendo commenti sulla settimana di ritardo con cui l'ho restituito.

Xaria, come recita la targhetta grigia che indossa sul maglione, ha occhiali sottili, i capelli argentati intrecciati e un forte accento quando parla. 

Mio padre ha detto che è basca probabilmente, ma io non ho idea di dove si parli il basco, figuriamoci di che suono abbia.

«Più di quanto pensassi, è diverso dai libri che leggo di solito, ma l'ho amato.» confesso.

«Mi fa piacere! Hai bisogno di un consiglio per la tua prossima lettura?»

Penso a Frankenstein, che mi attende minaccioso sulla scrivania, e alla marea di studio che mi aspetta questo mese, senza contare gli allenamenti di football e il progetto con Saif.

Se prendo un libro in prestito sicuramente lo restituirò in ritardo, un'altra volta, e non voglio che diventi un'abitudine. 

Tuttavia, non sarebbe educato uscire da una biblioteca senza un libro in mano. Sono abbastanza sicura che sia illegale, da qualche parte.

La bibliotecaria mi guarda con gentilezza, e chi sono io, per impedirle di fare il suo lavoro? 

«Magari solo un libro. Uno breve.»

«Certo, vuoi qualcosa in particolare?»

Cerco ispirazione negli scaffali colorati, traboccanti di libri di tutte le forme e i colori, quando d'un tratto mi viene in mente un argomento che mi piacerebbe approfondire.

Quando lo riferisco a Xaria lei storce le labbra sottili in una smorfia pensosa, «Torno subito» mi informa, prima di slittare tra gli scaffali con la sua sedia elettrica.

Mentre la aspetto tiro fuori il cellulare, e mi accorgo che mio padre mi ha scritto.

Dove sei?
Devo andare a fare la spesa, questa settimana torna tua madre e pensavo che potremmo prepararle una cena di bentornata
Hai le tue chiavi giusto?

Sbagliato

Non ho le mie chiavi perché sono rimaste nella tasca della giacca. Quella che Saif tiene ancora in ostaggio, insieme alla mia divisa da football ed il vestito a fiori che avevo portato come cambio.

Sospiro. Dovrei davvero chiedergli di ridarmi la mia roba. Ho allenamento lunedì e devo lavare la mia divisa, ma allo stesso tempo non ho voglia di scrivergli. O vederlo. O anche solo ricordarmi che esiste. 

Nonostante lo conosca da poco, passa pericolosamente troppo tempo nella mia testa.

Il suo "scherzo innocuo" di ieri mi ha costretta a tornare a casa con addosso solo la sua stupida divisa di cotone, di due taglie più grandi e con scritto Sirene a caratteri cubitali. 

Per fortuna mio padre non mi ha vista rientrare, non voglio nemmeno sapere cos'avrebbe pensato.

Sono in biblioteca
Passami a prendere, vengo con te

Sotto Lo Stesso CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora