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Era una giornata dal cielo grigio a causa delle nuvole che lo riempivano, il vento freddo che penetrava fin sotto la pelle, facendo tremare anche i piccoli fiocchi di neve che cadevano dolcemente a terra.
Yeonjun era in casa e guardava fuori dalla finestra, ammirando il fascino dell'inverno, tutto era coperto di un bianco pallido e i bambini giocavano con la neve, ridendo e bagnandosi i vestiti.
Guardò l'ora e vedendo che fossero le nove passate andò a mettersi il giubotto pesante e si tirò il cappuccio della felpa sulla testa, raccolse velocemente il suo zaino per andare alla sala da ballo e uscì di casa.
Le sue converse nere si bagnavano a causa delle strade colme di neve sciolta, ma lui continuava a camminare indisturbato a passo svelto verso la sua meta. Si sentiva ansioso, non capiva bene il perché, ma sentiva il corpo teso e non solo per il tremore causato dal freddo.

Arrivato alla fermata dell'autobus si guardò intorno alla ricerca di qualcuno, ma non lo vide e ciò gli fece abbassare la testa intristito.
L'idea che Soobin quel giorno non sarebbe venuto gli dava un senso di tristezza che non riusciva a decifrare, ma soprattutto si sentiva stupido per essere stato impaziente, tanto da essere arrivato prima del solito.
Ogni suo pensiero, però, venne annullato da un tocco leggero sulla spalla, che lo fece girare verso il suo lato e lo vide. I capelli castani lasciati sbarazzini e decorati con dei fiocchi di neve che li rendevano umidi, gli occhi dello stesso colore del cioccolato lo guardavano con un'espressione felice e le sue fossette erano ben in vista a causa del solito sorriso dolce che lo caratterizzava.
Improvvisamente avvertì un certo calore proveniente dal suo petto che gli scaldò l'intero corpo infreddolito.

"Sei arrivato piuttosto presto, Yeonjun." gli disse e l'altro arrossì leggermente per come il suo nome suonasse detto da quella voce profonda.
"Anche tu sei arrivato presto." ribattè, facendo scappare a Soobin una leggera risatina divertita.

Quel mercoledì qualcosa cambiò, perché non fu solo Soobin a parlare durante la loro attesa per l'autobus, ma anche Yeonjun parlò, rispondendo alle domande che faceva il più alto e chiedendo a sua volta.
Da fuori sembravano due amici che parlavano tranquillamente, come se si conoscessero da una vita. Si poteva vedere un'anima ormai completamente distrutta e un'anima piena di luce che lentamente si avvicinavano fino a fondersi in un'unica essenza.

L'autobus arrivò preciso come al solito alle 9:45 e i due salirono insieme, in mancanza di posti a sedere rimasero in piedi cercando di non cadere per le fermate brusche del conducente. Uno vicino all'altro, mentre continuavano a parlare, si guardavano negli occhi e facevano sfiorare le loro spalle, come se il mondo intorno a loro non esistesse.
Tutto era invisibile ai loro occhi se non per loro due e per la prima volta dopo tanto tempo Yeonjun si sentiva giusto, non aveva pensieri negativi, ma riusciva solo a pensare a Soobin.
Quando il più alto dovette scendere lo salutò con un sorriso e un "ci vediamo", che il corvino volle segregare nella sua mente e custodire gelosamente, perché quel saluto sembrava così dolce ed era tutto per lui.

Yeonjun arrivò alla palestra con un sentimento diverso dal solito, solitamente era la tristezza e la rabbia verso il mondo a dettargli i passi, ma non quella volta. Ballava in modo più elegante, più dolcemente. Qualcuno lo aveva notato e non poteva nascondere il suo sorriso sollevato.

"Mamma, perché sorridi?" chiese Taehyung alla donna, che guardava segretamente un ragazzo dai capelli neri ballare tramite la porta in vetro.
"Perché ho visto una stella brillare dopo tanto tempo." rispose al figlio confuso, che guardò nella direzione dove i suoi occhi erano rimasti incantati.
Sorrise, sorrise anche lui capendo perché la donna lo stesse facendo e le mise una mano sulla spalla.

"Forse finalmente rivedremo il suo sorriso." le disse e semplicemente si allontanarono dalla porta della sala lentamente.

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"Mamma, papà." li chiamò Yeonjun camminando in contro a loro con un grande sorriso sul volto sudato.
Aveva appena finito la sua performance per un concorso ed era fiero di sè stesso, perché era un passo importante per il suo futuro.
"Figliolo, sei stato fantastico, sicuramente vincerai e potrai avere la borsa di studio." si complimentò fiera la madre abbracciandolo e lui la strinse a sè, ma non senza dirle di smetterla di fare la sentimentale.
"Abbiamo un figlio talentuoso Migyung, ha preso tutto da te." disse suo padre alla donna e si aggiunse all'abbraccio.
"Sicuramente non ha preso da te, non sai nemmeno cosa sia la danza, anzi, se lo sapessi non ti dovrei sopportare con la tua scoordinazione da far paura." lo rimproverò facendo ridere il figlio e dando inizio alle lamentele del marito, che cercava di giustificarsi dicendo che lui aveva altri talenti.

Yeonjun si svegliò dal suo sonno, si mise seduto guardandosi intorno e quando si rese conto che era stato solo un sogno una lacrima solitaria gli rigò la guancia. Era un ricordo e gli dava un senso di malinconia, oltre a dargli rabbia perché la sua famiglia non esisteva più.
Gli mancava così tanto quella normalità, il svegliarsi con l'odore di caffè appena pronto, arrivare in cucina e vedere i suoi genitori che ridevano e si prendevano in giro come dei ragazzini. Gli mancava quel sentore di "casa", perché non impotava dove, ma se erano tutti e tre insieme qualsiasi posto era "casa". Ora nemmeno il luogo in cui viveva gli dava quel sentore di familiarità, nessun luogo era accogliente e nulla era veramente casa per lui, perché era crollata il giorno in cui sua madre era morta.

Rimise la testa sul cuscino e si strinse nelle sue coperte, mentre con una mano si asciugava il volto bagnato da quella piccola lacrima che racchiudeva tutto il suo dolore.
Chiuse gli occhi e cercò di pensare a qualcosa che fosse in grado di farlo rilassare, così da tornare a dormire.
Immaginò di essere nella sala da ballo con sua madre, mentre ballavano sulle note della loro canzone.

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9 and Three Quarters. -Yeonbin-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora