3.

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(Non mi dilungo qui ma alla fine del capitolo ho inserito qualche domanda, è la prima volta che provo a scrivere e mi piacerebbe sapere le vostre preferenze. Buona lettura!)

Il mattino seguente, dopo una lunga dormita e una doccia durata mezz'ora, mi sento quasi pronta ad affrontare una nuova giornata in questa landa desolata. Devo ammettere però che non dormivo così bene da troppo tempo - nessun rumore di traffico e nemmeno le voci dei miei genitori che battibeccano prima di andare a lavoro. Solamente pace e qualche cinguettio.

<Buongiorno, Nola!>, la dolce voce di Camilla si espande in tutta la stanza. Mi inebrio del profumo di caffè che si sente fin dalla scala, per una volta almeno non dovrò fare colazione da sola.

Scendo le scale a chiocciola più velocemente che posso, stando attenta a non cadere pietosamente davanti alla riccia.

<Buongiorno>, sorrido e le rivolgo un cenno con la mano, ma subito dopo la mia attenzione è attirata da altro.

Caleb è in piedi proprio davanti a me, solo con dei pantaloni di un pigiama, o di una tuta, non importa di certo quello. I suoi pettorali mi saltano all'occhio senza che io possa evitarlo, come i suoi bicipiti e tutti i tatuaggi che gli ricoprono il petto e le braccia. Stringe tra le mani una tazza e quando incrocia il mio sguardo mi rivolge la stessa espressione divertita della sera prima.

<Buongiorno, bunny>, dice, prima di prendere un sorso.

Distolgo immediatamente la sguardo da lui e prego di non essere arrossita come invece mi suggerisce il calore che sento sulle guance.

<Bunny?>, Camilla mi rivolge un'occhiata interrogativa.

<Già. Sembra proprio un coniglietto, non trovi?>, Caleb non stacca gli occhi da me e lo vedo trattenere una risata. Esilarante.

<Se lo dici tu>, lo liquida la sorella, mentre io cerco di ignorarlo.

Camilla mi passa una tazza già colma di latte caldo e mi indica uno scaffale dove è riposta una miriade di confezioni di cereali. Prendo quelli al cioccolato e poi torno a sedermi accanto a lei, poggiando la mia colazione sul bancone della cucina.

<Ti va di farmi compagnia mentre sto in giardino? La mamma mi ha chiesto di annaffiare i suoi fiori mentre lei è alla bottega>, arriccia il naso non troppo contenta di quello che dovrà fare.

<Ti aiuto volentieri>, annuisco.

<Dovtesti portarla a fare shopping, sono sicuro che bunny ne avrebbe bisogno>, Caleb fa la sua entrata idiota, enfantizzando il nomignolo, e si siede proprio davanti a me. Quanto non lo sopporto.

<Non ho bisogno di un bel niente. E smettila di chiamarmi così>, sussurro tra i denti.

<Acida di prima mattina?>, continua come se non mi avesse sentito, proprio come ha fatto ieri sera. Il suo atteggiamento mi dà su i nervi.

<Non hai degli amici a cui rompere le scatole?>, lo fulmino con uno sguardo.

<Mi passano a prendere tra un po'>.

Sono sicura, sicurissima che il mio viso sembri un pomodoro, ma Caleb continua a fissarmi come un maniaco e mi sta mettendo tremendamente in imbarazzo.

<E allora privaci di questa vista disgustosa e vai a metterti qualcosa addosso>, Camilla quasi lo caccia dalla cucina e un po' le sono grata.

<A bunny non dispiace>.

<Si che mi dispiace!>, finalmente dico qualcosa e una volta che mi convinco ad aprire bocca quello che ne esce fuori è più un urletto.

Grazie al cielo Caleb ascolta sua sorella e, portando via anche la sua tazza, sale le scale andando verso camera sua mentre borbotta qualcosa.

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