Quando Marie è tornata a casa, nel pomeriggio, e ha scoperto che Caleb è uscito in moto ha fatto una scenata degna di nota, una delle peggiori che abbia mai visto: non che non sia abituata, io stessa mi sono beccata più di una ramanzina a causa del mio cattivo rendimento scolastico, per le troppe uscite o per tutte le volte in cui ho marinato la scuola - ma mai ho avuto paura come quando ho visto Marie, oggi. Vorrei dire che un po' mi dispiace per la brutta sorpresa che il biondino troverà al suo ritorno, invece non è affatto così.
<Nolaa!>, un urlo proveniente dalla stanza di fronte alla mia mi fa quasi sobbalzare dalla sedia. Non sono sicura di averlo sentito davvero, tanto ero sovrappensiero, ma poco dopo l'eco della voce di Camilla torna alle mie orecchie forte e chiaro. <Nola! Vieni nella mia stanza?>.
<Arrivo>, cerco di alzare la voce abbastanza da farmi sentire da lei ma non tanto da fare arrabbiare ulteriormente Marie, ancora al piano di sotto che aspetta che arrivi Caleb: vorrei così tanto assistere a quella scena, invece che stare al piano di sopra.
Quando entro in camera di Camilla sono quasi destabilizzata da tutto quel rosa: deve di certo essere la stessa camera della sua infanzia, lo testimoniano le mura rosa confetto, le decine di peluche sul letto e qualche scarabocchio appeso alle pareti, insieme a delle foto.
Camilla è seduta sul letto con una rivista sulle ginocchia e un flacone di smalto bianco poggiato, non del tutto stabilmente, sul materasso sotto di lei.
<Mi aiuti con l'altra mano? È la terza volta che sbaglio>, piagnucola mente mi mostra le dita imbrattate di bianco.
<Si, ma non posso assicurarti un risultato migliore di quello>, ammetto.
Mi siedo accanto a lei prendendo in mano la confezione di vetro e inizio a stendere il colore sulle sue unghie con una calma e una pressione millimetrica.
<Che ne pensi degli amici di Cal?>, mi sorprende con la sua domanda.
<Non saprei, sembrano simpatici>, scrollo le spalle senza staccare i miei occhi dallo smalto, ma Camilla continua.
<Chris ti ha squadrata>, ridacchia.
Nuovamente sento uno strano senso di angoscia farsi spazio nel mio petto. Solo una leggera e fastidiosa sensazione, insistente e continua. Non abbastanza da mandarmi in panico come prima, non abbastanza da sentire il cuore battare forte, ma abbastanza per far riemergere immagini che speravo di dimenticare, qui.
Provo a trattenere qualsiasi espressione strana, preoccupata o spaventata: stiamo solo parlando di ragazzi, come due diciottenni comuni in una qualsiasi parte del mondo - non è colpa sua, è colpa mia se mi sento in questo modo in una situazione del tutto normale. È sempre stata colpa mia.
<Non l'ho visto>, sussurro, abbozzando un sorriso.
<L'ho visto io!>, continua entusiasta. Allontana la mano da me quando finisco di passarle lo smalto e inizia a sventolarla in aria per farlo asciugare. <Chris è uno a posto. È il migliore amico di Caleb dalle elementari>, mi rassicura.
<Non mi interessano i->.
<Lo so, Nola>, mi interrompe. <Ti sto solo dicendo che lui sarebbe uno a posto, è letteralmente cresciuto in casa nostra. E poi non è carino?>, insiste, ancora.
Capisco che per Camilla immaginare quello che succede nella mia testa non sia facile e non è nemmeno compito suo. Non mi sento del tutto a mio agio ad affrontare questi discorsi ma prima o poi avrei dovuto farlo e, dopotutto, sono venuta qui anche per lasciarmi andare e provare ad essere normale. E poi è passato un anno, Nola.

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Bad Deal
RomanceNola Morris era un'adolescente come tutte le altre o, forse, più felice di tutte le altre: conduceva a Manhattan una vita lussuosa insieme ai suoi genitori. Fino a quel giorno. Da un momento all'altro la vita di Nola fu distrutta. Per allontanarla d...