Capitolo 4

48 7 3
                                    

Un giorno dirò:non é stato facile,
ma c'è l'ho fatta.

Ava

Si, gli ho davvero detto di trasferirsi da me, non credo che mia madre si farebbe grossi problemi,almeno spero.
Non avevo letteralmente intenzione di "traslocare" quindi gli ho detto la verità, anche se cambiare città sarebbe stato utile per i miei post su Instagram, ma non importa.
Prendo il telefono e chiamo mia madre per informarla di questa fresca novità.
"Pronto Ava, dimmi pure"
"Hey mamma, ti ricordi di quella sorta di lavoretto che mi ero trovata e che lui abita a Bologna? Ecco gli ho detto che poteva venire da noi nella nostra camera degli ospiti, per te é un problema?
"Certo che no, ma perché non andate nell'appartamento che abbiamo verso il centro, quello di design, cosi potrete lavorare più tranquilli, è già pronto per l'uso, dobbiamo solo fare la spesa"
"Ah si me ne ero dimenticata, provo a scrivergli per vedere se ha preso il biglietto"
"Ok tesoro a dopo"
"Ciao"riaggancio.

Cerco nella rubrica il contatto di Noah e lo chiamo.
"Pronto?"ha la voce assonnata.
"Stavi dormendo?"
"Può darsi"
"Non importa, hai preso il biglietto?"
"No" ti pareva.
"Ok, ora lo fai con me in chiamata, trova un treno che arrivi vicino alla metropolitana che ti porta in Piazza Duomo perché mia mamma mi ha ricordato che abbiamo un appartamento lì e stiamo piú larghi con il mega computer che sicuramente hai"
"Parla lentamente, mi hai appena svegliato."sarà più difficile del previsto.
"Allora, alzati da quel maledetto letto." dico con pazienza. "fatto?"
"Ora si"
"Accendi il tuo computer di ultimissima generazione"
"Fatto"
"Ora invece cerca un biglietto per arrivare il più vicino possibile in Piazza Duomo, io starò in chiamata tutto il tempo se hai bisogno chiamami"
"Va bene"

Dopo un paio minuti sento fuoriuscire dal microfono del mio telefono una parola che spero di aver capito male.
"Socia ci sei?"
"Scusa?"
"Socia sei sparita?"
"No e non chiamarmi così"
"Ok, bene, fantastico, ho trovato il biglietto che mi porta vicino ala Porta Romana, e si, ti chiamerò così fino alla fine della nostra missione"
"Perfetto! È proprio vicinissimo all'appartamento, per quanto riguarda il nomignolo faccio finta di non aver sentito."
"Lo so, sono bravissimo, posso arrivarci sia a piedi che in metro."
"Bene, che giorno?"
"Aspetta che controllo... 22 giugno, cioè... giovedì  questo, tra due giorni, va bene?"
"Perfetto così io e mia mamma abbiamo il tempo di fare la spesa in pace."
"Socia,posso tornare a dormire?"
"Basta che per giovedì metti la sveglia giusta, socio. "
"D'accordo socia, ci sentiamo."
"A dopo."

In realtà il fatto che mi chiami socia non mi disturba troppo, in fin dei conti é pur sempre la verità.
Sono felice di poter lavorare con lui, mi fa sentire a mio agio, cosa che le mie amiche del passato non mi hanno praticamente mai fatto provare.Sono sempre stata la loro prima ascoltatrice dei loro problemi quando loro non erano mai pronte per ascoltare i miei, mi facevano sentire un oggetto, una cosa momentanea, una cosa che serve solo quando loro hanno bisogno, non quando ne neccessitavo pure io.
In questo mondo oramai esistono più persone che si comportano in questo modo, ed io non riesco più a sopportarlo, a causa della mia gentilezza sono sempre stata usata, il giochino che ti piace sul subito ma che poi finisci per abbandonarlo, il giochino che piace a tutti e lo prendi anche te, ma alla fine non ti piace e lo dimentichi ancora,insomma mi sono sempre sentita così.
Durante i miei tredici o quattordici anni, non mi ricordo bene, avevo cominciato a scrivere una storiella, che era andata piuttosto benino, avevo chiesto all'amica migliore amica dell'epoca di darle una letta,avevo riscritto tutti i capitoli su dei fogli di carta apposta per lei, perché andasse meglio per portarselo dietro e leggerli quando voleva e poteva, cosa ho ottenuto? Beh, una che ogni volta che le chiedevo se l'aveva iniziato mi rispondeva sempre 'non ho avuto tempo, ero via, li avevo dimenticati a casa'. Nessuno può immaginare il mio dolore, passavo intere serate a piangere per lei, che mi oscurava sempre l'immagine davanti ai nostri amici, che quasi mi sembrava lì avesse convinti che io fossi antipatica, dopo qualche anno sono riuscita a liberarmene, e da lì sono stata meglio, ho smesso di piangere la sera, ho smesso di rischiare attacchi di panico, mia madre ha ridotto la preoccupazione ed io sono stata contenta di aver riportato la felicità nella mia vita e in quelle delle persone che mi vogliono bene tutt'ora.
Beh, invece Noah ha fatto tornare in vita la Ava che ormai era sparita nel nulla, la Ava gentile, non fredda, a cui importa veramente delle persone, la Ava che si preoccupa per gli altri, la Ava che sta male se sa che un suo caro è stato male. Ah e dimenticavo, riguardo a quest'ultima riflessione sul 'la Ava che sta male se sa che un suo caro é stato male', alle medie stavo con questo ragazzino che giocava a rugby, un giorno, durante una sua partita a Firenze se non ricordo male, un ragazzo della squadra avversaria gli aveva tirato una ginocchiata in fronte e lui era finito all'ospedale. Io nel mentre ero al compleanno della sorella di una mia amica in cui era presente anche la sorella de mio fidanzatino dell'epoca, sua madre l'aveva riferito alla madre della mia amica ed io ero tutta preoccupata, non la smettevo di pensarci e per tranquillizzarmi gli avevo scritto un messaggio e me lo ricordo ancora a memoria a forza di averlo riletto un centinaio di volte.

'Non so ancora se tu stia effettivamente male e ovviamente se è si spero che non sia nulla di che. Sono in super ansia, che tu ti sia fatto un male cane e che non ci sarai a scuola i prossimi giorni, che non potremo uscire, ma, la salute prima di tutto e tutti. Qualsiasi arco di tempo ci voglia perché tu ti possa sentire meglio io, sappi che sarò qua, non mi muoverò, starò qui finché avrai bisogno di me. So che è una gran cavolata o che può sembrare una grande cavolata, ma quando io comincio a tenere ad una persona non riesco a staccarmi così facilmente. Giuro, ma lo giuro su tutto quello che ho, che se anche ti dovessi rimettere tra più di un mese io sarò qua, ma lo ripeto perché al giorno d'oggi é bello, è divertente, ci si sente fighi a lasciare una persona a cui si tiene,specialmente nel momento del bisogno. Che poi, ok che non sono assolutamente nessuno per dire qualcosa sulla vita degli altri ma, cosa c'è di così figo nel lasciare letteralmente impalata la propria Persona nel momento del bisogno,nel momento in cui ha bisogno della sua di Persona, nel momento in cui sta cadendo, nel momento che è nel panico. Cosa diamine c'è di figo? Fossi io quella che sta male avrei bisogno della mia Persona ogni singolo istante. E lo sanno le mie amiche, lo sa tu, lo sanno tutti che se fosse possibile il dolore che provi ora o che hai provato in quel dannato momento lo trasferirei a me. Perché, e lo so di per certo, amo vederti felice, amo quando sei spensierato, amo qualsiasi cosa tu faccia, tu dica, e non c'è nulla al mondo di avere una persona che ti ama per quello che sei, che rimanga per quello che sei. Questo significa aver trovato la propria Persona. E Persona la scrivo con la lettera maiuscola perché c'è ne é solo una di persona di cui ti innamori follemente, si, nel tempo ci potrà essere più di una Persona, ma, mai due nello stesso momento. La propria Persona, la Persona che si sceglie, deve esserci sempre, deve essere scelta con cura perché é con quella Persona che vuoi durare, con cui vuoi Vivere.
Voglio che tu sappia che io sto male se tu stai male, a prescindere che questa storia sia vera o meno. Avere solo l'immagine di te mentre soffri mi fa stare malissimo. E siccome so che in questo momento hai assolutamente bisogno della tua Persona che sia io no, io ci sono'

E dopo essermi sfogata e aver pianto ancora, faccio quello che farebbe Noah, vado a dormire.

Damn distanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora