HOME SWEET HOME

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"Ecco fatto. Questo è l'ultimo."

Petra cede agli operai l'ultimo scatolone con le loro cose. Dopo settimane ad imballare la loro vita, il camion dei traslochi è finalmente pronto a trasportarla verso l'antica villa situata nelle campagne di Shiganshina. Levi e Petra ci hanno pensato su parecchio fino a convincersi che la terapia proposta dal Dottor. Smith, che include abbandonare la città in favore di un posto piú tranquillo, sia la cosa giusta per Levi. Levi ha sempre sofferto di insonnia, ma è andata peggiorando al punto che l'uomo è costretto a vivere con l'emicrania e la nausea dopo notti totalmente in bianco. Sua moglie Petra ha fiducia nel dottor. Smith però. D'altronde l'uomo è ritenuto un luminare nei disturbi del sonno.

"Mah... Speriamo che tutto questo serva a qualcosa."

Levi si esprime scettico come se parlasse tra sè e sè più che con sua moglie

"Avanti, tesoro. Io sono fiduciosa. E comunque andare in campagna non ci farà male. Tu puoi seguire i tuoi progetti di architettura da casa e io accompagnerò Mikasa a scuola mentre vado al negozio. Anzi, ora che è al primo anno di liceo, potrà anche prendere un motorino ed essere indipendente. Andrà bene e sono sicura che il dottor. Smith riuscirà a restituirti il sonno."

"Vedremo."

Levi non se la sente proprio di lasciarsi andare. Da troppo si sveglia nel cuore della notte con ansia e tachicardia. Gola stretta e sudore freddo a ricoprirlo. Incapace di ricordare cosa lo metta così in agitazione, si limita a rigirarsi nel letto impotente e decisamente stanco. Nel
salire in macchina per seguire il camion, non si gode minimamente il panorama di campi sterminati e cieli tersi che fa spazio al grigiore cittadino. Levi pensa solo a raggiungere lo studio del dottor. Smith per stabilire la terapia definitiva. Quando entra con sua moglie, il dottore li accoglie cordialmente. La sua cartella già aperta sulla scrivania lucida. Il fatto che quello sia lo studio più pulito di tutto il Giappone non rende più appetibile l'idea che Levi dovrà andarci più volte nei prossimi mesi.

"Bene, Levi. Sono contento che abbiate accettato la mia proposta terapeutica. Vi troverete sicuramente bene qui. Gli abitanti sono gentili e beh...pochi. La tranquillità della campagna e un ritmo di vita puù lento sono necessari alla tua ripresa. Il tuo sonno ha bisogno di un buon terreno per ritornare, Levi. Ti darò queste gocce. Sono naturali. Servono a rilassare la tua mente per non far correre i pensieri e non aumentare l'adrenalina quando ti metti a letto. Sono sicuro che il tuo panico notturno risale a un trauma irrisolto. Qualcosa che sogni nel tentativo di elaborare, ma che al mattino non ricordi neanche. Il nostro scopo è darti un sonno abbastanza tranquillo, anche se breve, affinché tu possa catturare qualche frammento di sogno da poter rielaborare qui con me in seduta. Quindi noi ci vedremo ogni due settimane. Mi racconterai un po' della tua vita e poi faremo l'ipnosi. Legheremo i ricordi sopiti dei tuoi sogni con il tuo vissuto e capiremo cosa si cela nei meandri della tua mente."

"Mmhh se lo dice lei..."

Levi non cela la preoccupazione. A braccia conserte si guadagna un'occhiata di rimprovero da Petra e un sorriso comprensivo dal medico.

"Non è facile parlare di sè, me ne rendo conto. Ma ti regalerò un sonno sereno e una vita priva di emicrania e nausea. Risolveremo il problema e credimi, sarai contento di non aver più bisogno di me tra qualche mese."

Erwin sorride, guadagnandosi apprezzamento da Petra. Levi, il sopracciglio ancora inarcato, saluta l'uomo con una stretta di mano. In tasca il nome delle gocce che comprerà in farmacia, pronto per la sua prima notte nella casa nuova.

***

"Però... Ce ne vorrà per pulirla."

Petra nota entusiasta nell'entrare nella villa. Solo il giardino è più grande di casa loro e l'interno non sembra da meno. Levi si impegna a portare gli scatoloni in cucina, nella stanza grande destinata a lui e Petra e in una più piccola pensata per Mikasa, che li raggiungerà finita la scuola. Una buona scusa per perlustrare la casa visitata di sfuggita con l'agente immobiliare che gliel'ha venduta. Per essere disabitata da anni, i muri sono in buono stato. Così anche gli infissi in legno e le mattonelle del pavimento. I letti antichi con la testata in ferro battuto e i tavoli in legno scuro non sono affatto male. Anche gli specchi che decorano le pareti sono ammirevoli. Levi passa due dita sulle superfici. Sa perfettamente che la casa va pulita, ma si scoccia comunque nel trovare i polpastrelli grigi di sporcizia d'annata. Abbandonato l'ultimo scatolone in quello che diventerá il soggiorno, Levi si mette alla ricerca delle sue armi da battaglia. Uno strofinaccio e uno spazzettone saranno i suoi migliori amici nei prossimi giorni. Girovaga tra i corridoi scuri quasi vi fosse già stato. Sceglie con precisione le direzioni da prendere. Non sa perchè. È come se conoscesse la strada. Un passo e poi l'altro, facendo scricchiolare il vecchio edificio con un rumore che non gli spiace per niente. Forse sono solo gli anni che ha addosso che permettono alla casa di conferire quella sensazione di familiarità. Come se avesse una personalità tutta sua. D'altronde Levi sa bene che l'arredamento moderno è noto per la freddezza. Non è strano pensare che le abitazioni del passato possiedano esattamente la qualità contraria. Il suo istinto tuttavia deve fare cilecca perché, dopo aver percorso diverse svolte,  la porta alla quale arriva non ne vuole sapere di aprirsi. La maniglia antica non si smuove di un millimetro. Le ragnatele sono un chiaro segno che la stanza non viene aperta da anni. Fatto sta che Levi si ritrova a combattere con l'impellenza di aprirla. Non è mai stato più curioso di scoprire qualcosa. Prova e riprova per diversi minuti.

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