UKNOWN MELODY

247 7 1
                                    

"Mmhh... Si vede che dormi meglio."

Scherza Petra, abbracciando il marito dopo una sessione di sesso mattutino. Levi sa che si è già abituata a quei nuovi ritmi e vorrebbe esserne contento come lei. Invece ogni mattina che il sole lo sveglia, la sensazione di essere stato stimolato durante la notte lo spinge a liberarsi e anche mentre lo fa, la netta impressione che qualcuno lo tocchi si fa sempre più ingombrante. Da quando si sono trasferiti, l'angoscia non lo abbandona mai. Sta recuperando il sonno, ma sta sacrificando la salute mentale. Anche quando sua moglie scende in cucina per la colazione, Levi si alza cauto. È praticamente certo che ci sia qualcuno lì dentro. Si alza al centro della camera da letto e guarda lo specchio. C'è solo lui, ma le sue attenzioni non sono per il suo riflesso inquietato. Allunga una mano verso la superficie riflettente. Le gambe di marmo mentre tocca il punto corrispondente al retro delle proprie spalle. Dovrebbe esserci qualcosa lì, appoggiato alla parete color crema. Levi lo sa. Non sa come fa a saperlo, ma ne è sicuro. Le labbra si muovono appena. La tentazione di parlare, di chiedere qualcosa lo tormenta da giorni, ma cosa potrebbe dire? E come potrebbe cogliere una risposta? E anche se la ricevesse, come dovrebbe comportarsi se non chiedere un immediato ricovero in un reparto psichiatrico? Ha letto e riletto le indicazioni delle gocce soporifere fino alla nausea. Non un minimo accenno di allucinazioni o sperimentazioni sensoriali che si avvicinino a quelle che stanno attraversando lui, perciò il corvino non sa chi incolpare. Si sistema le ciocche nere e scende in cucina, attento a non voltarsi per non incontrare la presenza che avverte appena dietro.

"Buongiorno papà."

"Buongiorno Mikasa."

Levi sorride a sua figlia. È raggiante da quando si sono trasferiti. Con il carattere schivo che Levi le ha trasmesso è naturale che si trovi bene in un posto tranquillo, anche se Petra si preoccupa sempre delle sue amicizie.

"Levi, stavo dicendo a Mikasa che quando vuole può invitare qualche amico a casa. Ora lo spazio per gli ospiti non manca. Tu sei d'accordo?"

Petra traveste da dolci proposte le sue premure verso la figlia.

"Puoi invitare chi vuoi, Mikasa, a patto che siano scelte tue."

Mikasa sorride compiaciuta al padre, contenta che la capisca senza troppe parole.

"Certo, papà. Grazie. Magari inviterò Annie."

"Annie? È quella ragazza con cui ti fermi a studiare ogni tanto?"

Chiede Petra curiosa.

"Sì, siamo le uniche a frequentare il programma avanzato di matematica e fisica per cui..."

"Ma guarda la mia bambina. Al primo anno di liceo e già così brava. Non potresti renderci più fieri."

Petra imbarazza la figlia con l'eccessivo entusiasmo. Levi si concede solo un'occhiata di riguardo che Mikasa apprezza di più, prima di salutarlo entrambi per andare a scuola in motorino. Levi saluta anche Petra intenta ad andare al lavoro, spaventato e allo stesso tempo bisognoso di restare da solo in quella casa maledetta.

"A stasera caro."

"A stasera."

Una volta che la porta si chiude, a Levi sembra sempre che si chiuda il contatto col mondo esterno. A passi svelti, ma decisi torna a quella porta che l'ha chiamato al suo arrivo lì dentro. Forza la porta, come se a furia di insistere si aprisse per sfinimento. Ma Levi guadagna solo un gran rossore sul palmo della mano destra.

"Diavolo... Perchè non vuoi aprirti?!"

Levi inveisce contro l'uscio. Non lo sa spiegare, ma deve aprire quella porta. Il cuore batte come un tamburo. Il corpo freme. Il bisogno di entrare è viscerale. Levi non si fermerà. Mentre si prepara per il secondo incontro con il dottor Smith, si ferma all'unico negozio di ferramenta della campagna. È incredibile come sia l'unico cliente. Dovrebbe aspettarselo, vista la quantità di abitanti della zona rurale, ma fatica comunque a togliersi dalla testa le lunghe file dei negozi cittadini.

GHOSTLY (ERERI) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora