SEEDS AND ROOTS

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Levi si arma di spatola e guanti. I fidati stivali di gomma pronti a tenere in salvo i piedi da eventuali passi falsi sul terreno incostante. Fa caldo, ma stancarsi con una seduta di giardinaggio è quello che gli ci vuole. Sono trascorsi altri giorni dall'ultima seduta terapeutica e ogni volta sembra andare peggio. I ricordi dei trance che lo colgono sono così vividi da sembrare pura realtà. Levi è perfettamente in grado di riprodurre la sensazione del vestito sulle gambe, delle
mutandine di pizzo sull'intimità abituata ai più rudi boxer. Ovviamente replica nella mente, senza alcun sforzo, lo sfolgorante piacere di una sessione di preliminari con un qualcosa del suo stesso sesso. Ricorda bene anche il sentirsi donna. Il corvino è sempre più convinto di covare qualche abilità medianica. Non ha mai creduto a certe stronzate, ma l'alternativa è diagnosticare una malattia mentale come un disturbo da personalità multipla e si rifiuta di pensare di aver potuto celare un tale disagio per trentadue anni. Quindi è giunto alla conclusione che gli eventi pressochè inspiegabili siano frutto della sua mente. Fantasie perpetue che sfuggono alle ore notturne in cui ora il cervello viene messo a riposo. Semplicemente i sogni si sono trasferiti dalla notte al giorno, tormentandolo da sveglio. L'unica soluzione, pensa Levi mentre affonda con le ginocchia nel terriccio del vasto giardino per rimuovere gli arbusti, è capire cosa significhino le sue visioni. Una volta risolte, potrà tornare alla vita di tutti i giorni senza strani coinvolgimenti e forse anche il sonno non avrà più bisogno di assistenza. Dev'essere così. Cerca di autoconvincersi Levi mentre ispeziona la terra arida per ridarle vigore. Ormai le sue teorie prendono sempre più piede. D'altronde non ha mai avuto dubbi sulla propria identità. È assurdo che si vesta volontariamente da donna e idealizzi un rapporto con un uomo. La vicenda risulta ancora più incredibile se Levi considera che si sente perfettamente a proprio agio nelle proprie sembianze. Nei momenti normali, così vuole definirli, non ha problemi nè dubbi. Eppure... Levi si ferma. Le ginocchia nel terreno e lo sguardo fisso sullo stesso. Il cuore cambia ritmo alla considerazione di cui deve tenere conto per analizzare la situazione... Eppure non si sente sbagliato neanche quando è una ragazza. Levi espira pesantemente. Quando torna con la mente alle allucinazioni recenti non può negare di sentirsi totalmente in sè nel ripercorrere quegli istanti sognati. A labbra serrate si chiede mentalmente cosa possa significare sentirsi contemporaneamente appartenente a due mondi, quello vero e quello onirico. Se la testa dipinge certi scenari, il corvino non può ignorarli. E allora prende a inveire sul giardino, lavorandolo con vigore. La paura alta nel petto che respira pesante mentre le sensazioni di presenze si amplificano. I ciuffi castani e le mani olivastre passano davanti agli occhi di Levi nei ricordi freschi con tutto quello che portano con sè. Brividi di mortificazione gli scuotono le spalle. No... Dev'essere un volto qualsiasi incrociato nell'affollata vita cittadina. Altrimenti perchè non ne ricorderebbe il viso, ma solo vaghi dettagli? Dev'essere così. Un qualcosa di insignificante riesumato da memorie che il cervello incamera senza particolari fini.

"Tu non sei reale."

Levi sospira, come se quel ragazzo fantasma si trovasse proprio nel terreno sotto ai suoi piedi e ascoltasse tutte le sue ansie non dette.

"Non esisti e non sei niente per me, se non un sogno."

Levi si autoconvince nuovamente. Lo ripete più volte, ma più va avanti più la voce si affievolisce e la sicurezza perde presa.

"Non sei niente. È tutto nella mia testa."

La paura diventa quasi tangibile nel ritrovare la sensazione di qualcosa intorno. L'aria è pesante tanto che Levi non riesce a sollevare il capo per raddrizzare la spina dorsale. E le mani? Appena prova a tirarle fuori dal terreno, alcune radici secolari gli sfregano la pelle dei polsi attraverso la gomma dei guanti.

"Che cosa?"

Levi spalanca gli occhi. Tira i polsi più che può, ma la morsa delle radici è d'acciaio. Fa forza sugli addominali e a denti stretti tira le braccia all'indietro, ma il terreno ha deciso di rapirgli le mani avvolte dai guanti. Forse in piedi riuscirà a fare più leva per sciogliere l'intreccio ed ecco che la sorpresa lo fa sussultare ancora. Si volta per vedere lo stesso nodo di radici bloccargli le caviglie. Nella reazione più spontanea possibile, Levi prende a tirare da tutte le parti. I respiri ansiosi e gli occhi increduli mentre realizza che più si muove più le radici si accaniscono per bloccarlo. È troppo tardi per elaborare una soluzione quando si rende conto di essere completamente circondato.

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