VOID

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"Arrivo. Finisco una cosa di lavoro, ma non ci vorrà tanto."

Levi aggancia il telefono dopo aver rassicurato Petra. Sa che lo aspettano a scuola per le premiazioni degli studenti dell'anno e si è già vestito di tutto punto per andare ad applaudire sua figlia. Deve solo parlare un attimo con Eren per i sogni che si fanno più chiari, ora che non ha più paura e non li reprime. Raggiunge la stanza abbandonata, sapendo di trovarlo lì. Da quando sono tornati dalla spiaggia, Eren ha deciso di relegarsi in quella camera a meno che Levi non lo chiami intensamente. Il corvino sa che lo fa solo per lasciargli il giusto spazio con la famiglia, ma non può non provare fastidio nel saperlo confinato lì dentro. Quando entra, Eren non manca di ricordargli quello che Petra gli ha già detto.

"Cosa fai ancora qui? Dovresti essere già a scuola, da Mikasa."

Eren rimarca il tono di rimprovero mentre Levi si fa avanti nella stanza, avvicinandosi chiaramente per prendere posto sul letto.

"Lo so, tranquillo. Adesso vado. Volevo solo condividere con te un altro ricordo che ho recuperato."

"Possiamo farlo più tardi, Levi."

"No, Eren, non riuscirò mai concentrarmi sul presente se non lo faccio ora, credimi. Ti prego. Ogni volta che la nostra vecchia vita mi torna in mente, sono come ondate impossibili da respingere. Mi martellano la testa finchè non ne parlo con te."

Levi si avvicina di più ad Eren, contento che questi non rifiuti di intrecciare le mani con le sue. Riesce anche a strappargli un lieve sorriso.

"D'accordo, ma sbrigati. Non puoi perdere le premiazioni di tua figlia."

"Certo. Volevo solo dirti che stanotte ho sognato la notte in cui ti ho rivelato chi ero. Ricordo le tue ferite. Le medicazioni che ho improvvisato con le erbe. Ricordo il tuo sguardo quando ho deciso di togliermi la vestaglia che indossavo."

Levi fissa Eren e il tempo si ferma. Vede bene negli occhi del castano una scintilla luminosa. Deve conservare quel ricordo con estremo affetto. Rafforza la presa sulle sue mani e aggiunge dettagli dal suo punto di vista.

"Non credevo ti saresti fidato. Non mi avevi ancora rivolto la parola, ma poi mi hai guardato e in tutta calma ti sei spogliato per medicarti i graffi sul petto."

"Sì, e tu mi hai dimostrato di essere diverso da chiunque altro."

Levi ammette, smanioso di rispondere alla domanda non detta di Eren che lo guarda confuso.

"Chiunque avrebbe reagito male a scoprire che ero un ragazzo. Ma tu no. Certo, avevi uno sguardo stupefatto, ma solo perché non te lo aspettavi. Però ti sei ripreso subito. Ero pronto a guardarti scappare via. Eppure il mio sesto senso mi ha detto che potevo fidarmi e non sbagliavo. Hai cercato di trasmettermi calma. Hai pensato solo a rassicurarmi, dicendomi subito che non l'avresti detto a nessuno."

Levi rivive il senso di sicurezza che Eren gli ha sempre dato. Adesso acquista molto più senso. Si è sempre chiesto come fosse possibile fidarsi così ciecamente di lui, ma dopo il ricordo riacquistato ha perfettamente senso. Eren l'ha sempre sostenuto e protetto e anche ora glielo conferma con gli occhi addolciti.

"Volevo solo che ti sentissi al sicuro. Che sapessi che ero tuo amico. Non so dirti come mi sia sentito quando hai deciso di fidarti di me in quel modo. È stato quello il momento in cui ho capito che ero innamorato di te, sai? Insomma, avevo scoperto che eri un uomo e il modo in cui mi sentivo nei tuoi confronti non era cambiato per niente. Volevo ancora proteggerti e accudirti e passare le nostre giornate insieme. E poi, ho guardato il tuo corpo e non ho pensato a cosa fosse giusto provare. Ho solo pensato che eri la cosa più bella che avessi mai visto."

GHOSTLY (ERERI) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora