LIKE YESTERDAY

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Il sole del mattino ferisce la vista di Levi. Schiude gli occhi, riluttante ad aprirli per dare il via a quella giornata. Si massaggia il collo intorpidito e muove la schiena. La macchina non è certo un toccasana per i muscoli, ma si merita di soffrire. Anzi, si prenderebbe a frustate da solo se potesse. Ha trascorso la notte in bianco, rimuginando al riparo nell'auto accostata nella boscaglia, in un punto fuori mano. Purtroppo non è riuscito a risolvere niente delle emozioni con cui ha dovuto fare i conti. Si guarda allo specchietto, chiedendosi chi sia quell'uomo che sta gettando al vento tutto i suoi valori per scovare una verità che forse dovrebbe restare sepolta. Trema al pensiero di come si sia servito persino di sua figlia, colei che dovrebbe proteggere più di qualsiasi altra cosa e  che invece ha usato per i suoi luridi scopi. Il ripudio per se stesso è tale da fargli affondare il viso nelle mani. Vorrebbe scomparire, soprattutto perchè qualunque pensiero inizi, la fine è sempre la stessa. L'unico obiettivo nella sua esistenza al momento è districare l'intreccio in cui si è lasciato catturare. Ormai sa che non si fermerà, ma è terrorizzato da quanto è disposto a fare. Esce dalla macchina. L'aria fresca funge da agente risvegliante in mancanza del caffè. Guarda l'alba, assorbendo la solitudine che lo circonda. Non sa se Eren non sia più in grado di stare con lui ora che è tornato tangibile o se sia stata una sua scelta lasciargli un po' di spazio. Sa solo che è grato di quell'attimo di silenzio. Un vuoto in cui può ascoltarsi per riordinare le sensazioni nel petto e affrontare con più calma il futuro incerto su cui si trova a camminare. Si sistema le ciocche scombinate e rientra in auto, al posto del guidatore. Mette in moto, già conscio che sarà una giornata difficile.

Una volta a casa, Levi non fa in tempo ad arrivare in cucina che Petra gli si getta al collo. La morsa in cui lo stringe è soffocante. Anche lo sguardo accigliato esprime l'apprensione.

"Levi, tutto bene? Mi hai fatto così preoccupare!"

E come darle torto. Non si è neanche degnato di risponderle al telefono dopo averla avvisata senza giustificazioni che non sarebbe rientrato. Ma non ha trovato il modo di parlare mentre correva lontano, fermandosi a vomitare dall'agitazione e dal rifiuto per le sue azioni sconsiderate.

"Scusami, è successo tutto all'improvviso-"

"Non preoccuparti tesoro, ma si vede che non stai bene. Sono le gocce? Sei andato dal dottor Smith? Sono davvero in ansia, Levi."

Levi si strugge agli occhi lucidi di Petra. Le prende le spalle per calmarla, guardandola negli occhi.

"So che ultimamente sono stato ingestibile. È vero, le gocce e il sonno mi danno ancora dei problemi e scavare nella mia psiche si sta rivelando..Impegnativo..."

Levi espira. Il solo modo per alleviare le sue pene è ridurre al minimo le bugie. Sprofonda negli occhi assorti di Petra, sperando di darle un po' di rassicurazione.

"Avevo bisogno di stare da solo stanotte. Ho solo pensato ad alcune cose che devo risolvere, ma ti prometto che chiuderò il cerchio e tornerà tutto come prima. Mi serve solo un po' di tempo, okay?"

Petra lo accarezza sul viso sgualcito dalla nottata improvvisata. Gli rivolge un sorriso amorevole, dissimulando come può la preoccupazione.

"Prenditi tutto il tempo che vuoi, tesoro. Se hai bisogno noi ci siamo. Ricordatelo."

"Certo. A questo proposito..."

Levi ingoia il magone. Petra non può sapere perché gli riesca così difficile porre quella domanda.

"Mikasa si è preoccupata perché non sono rientrato?"

"Oh no, in realtá non lo sa. Ieri doveva essere molto stanca. Si è addormentata prima di cena e ha proseguito fino a stamattina."

GHOSTLY (ERERI) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora