Giorno 4

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Caro diario,

Due cose:

1) sono stufa di chiamarti semplicemente "diario". Mi sembra un po' squallido, ecco. Quindi oggi, mentre tornavo dal campo di basket, ho deciso che ti do un nome. Ho pensato "Dario". Ed è ancora più banale di "diario". Quindi tu ti chiami Jordan, come un personaggio di un libro che ho letto. E già che ci sono ti avverto anche che è lo stesso nome che ho dato a un caprone alla fattoria di mia cugina di secondo grado. Tiè.


2) Ecco, non mi ricordo già più cosa dovevo dirti. E sì che era qualcosa di importante. Vabbè. Procediamo oltre.

Scusa se ieri non ti ho scritto ma vedi, oltre che essere una pop star, sono anche una persona. E le persone vanno al mare con la mamma; vanno a fare shopping con gli amici (bleah), vanno a giocare a basket al campetto, fanno i compiti e trovano pure i pulli di piccione caduti dal nido fuori dalla porta.

Sì, insomma, oggi, mentre tornavo in casa dopo una caxxo di telefonata con il f0ttut0 manager a momenti pesto queste due robette davanti alla porta. Ci era già successo un paio d'anni fa. I piccioni hanno fatto il nido sopra la porta di casa nostra e quando i piccoli hanno iniziato a muoversi si sono schiantati giù.

Evviva.

È ironico, ovviamente.

Comunque li ho messi in una vecchia gabbia per conigli che avevamo in soffitta.

Sono proprio piccolini, non gli sono ancora spuntate tutte le piume e hanno tutto il collo e la schiena nudi.

E gli devo dare da mangiare e da bere con la siringa. Senza ago, ovviamente.

Bevono ettolitri di acqua vitaminizzata.

E mangiano quintali di una roba liquida che ho fatto con acqua, farina, tritino di semini per piccioni e crusca ulteriormente tritata. È una pappetta liquida, perché se gliela do troppo solida poi non riescono a digerire, gli viene una stasi del gozzo e muoiono.

Comunque sono carini. E anche abbastanza collaborativi. Fino ad adesso mi hanno fatto una sola cacca addosso e hanno sputacchiato il cibo una sola volta.

A proposito.

Stanno strillando come delle aquile.

Mi sa che devo andare a dargli l'ennesimo siringone di sbobba.


Alla prossima

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