CAPITOLO QUINDICI

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"Hope! Torna indietro cazzo" ringhia facendomi sussultare, se non mi butto da questa finestra probabilmente moriremo tutti, al massimo potrei uscirne con un piede rotto ma tutti salvi.

Chiudo gli occhi sospirando, riapro gli occhi fissando le scarpe alte che ho ai piedi, alzo prima un piede slacciando la prima scarpa lasciandola cadere al suolo con un tonfo che richiama l'attenzione di mio marito dentro, per poi fare la stessa cosa con l'altra scarpa.

"Ragazzina non farmi incazzare" sbraita facendomi sospirare, c'è la posso fare.

Stringo forte a me il cellulare che mi ha dato Adrian per poi buttarmi, cado rudemente a terra con un tonfo, mi alzo dolorante gemendo di dolore non appena il piede sinistro viene a contatto con il suolo.

"Diavolo" imprecò dolorante, alzo il viso verso la finestra dove si sentono le imprecazioni di Adrian all'interno, sorrido confortata, si preoccupa per me.

Afferro velocemente il telefono e zoppicante mi incammino alla ricerca del segnale, gli insegnamenti di Anna per i telefoni mi stanno tornando utili.

Digito il tasto verde facendolo suonare, mi guardo attorno per poi abbassare lo sguardo.

Mi tappo velocemente la bocca nel mentre le lacrime cadono liberi, un uomo morto si trova ai miei piedi.

Chiudo gli occhi provando a distogliere lo sguardo nel mentre il cellulare ancora suona, la voce russa dell'altra parte del telefono mi accende la speranza che si era spenta appena visto l'uomo ai miei piedi.

"Aiuto, per favore aiutatemi" singhiozzo spaventata, la voce dell'altra parte sembra confusa.

"Ci sono uomini armati da ovunque, Adrian è in pericolo" singhiozzo, il telefono si spegne facendomi perdere anche l'ultima speranza che avevo in corpo, lo lascio cadere a terra nel mentre afferro l'arma abbandonata vicino al corpo inerme.

Mi guardo attorno alla ricerca di un posto sicuro, ritorno sotto la finestra fissando l'entrata troppo alta per me.

"Adrian, Adrian sei lì? Adrian ho paura" rivelo al silenzio che mi ascolta, un dolore lancinante al fianco mi fa piegare in due, sfioro leggermente il fianco dolente per poi fissare la mano sporca di sangue.

Abbasso il viso fissando del filo spinato conficcato sul punto dolente, mi avvicino zoppicante all'albero poco distante di me per poi nascondermi dietro la grande quercia.

Poso al mio fianco l'arma rubata all'uomo inerme qualche metro lontano da me, abbasso il viso sul filo conficcato sul mio fianco destro.

Le lacrime non smettono di uscire, avvicino lentamente la mano al punto dolente.

Singhiozzo spaventata, non voglio morire.

Alzo il viso distrutta fissandomi attorno, stringo forte i denti avvicinando la mia mano alla ferita aperta, afferro il filo tirandolo.

Trattengo il respiro per il forte dolore che dopo mi investe, premo la mano sulla ferita buttando la testa indietro.

"Ho paura" singhiozzo a me stessa, mi guardo attorno triste nel mentre con il palmo della mano asciugo le lacrime che non cessano di uscire.

Il rumore di spari mi fanno sussultare, porto le gambe al petto provando a farmi più piccola possibile.

Dei pesanti si avvicinano a me facendomi bloccare il respiro, premo forte sulla ferita alzandomi.

Il viso di Igor mi si piazza davanti facendomi sospirare sollevata.

"Adrian, non lo sento più" sussurro con la poca voce rimasta, fissa le mie mani sporche di sangue per poi fissarmi negli occhi.

{SONO TUA MIO VOR} MafiaRomance Wattys 2023Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora