CAPITOLO DICIOTTO

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La porta di camera mia si apre lasciandomi piazzata, l'avevo chiusa!

"Smettila di fare una bambina di cinque anni!" Chiudo le mani a pugni per trattenermi del scoppiare a piangere.

"Io volevo rimanere un altro po' con tua madre!" Sussurro abbassando lo sguardo, sbuffa pesantemente scompigliandosi i capelli, si siede affianco a me su letto fissandomi.

"La prossima volta rimaniamo di più, ho del lavoro da fare" annuisco alzando il viso su di lui.

"Si può sapere che cazzo ti prende?" Apro bocca per dire un'altra delle mie bugie ma le parole di Mariya mi tornano in mente come un uragano.

"Io sento delle cose" balbetto abbassando lo sguardo sulle mie mani che si torturano a vicenda.

"Cosa senti?" Domanda curioso, perché parlare con lui mi risulta così difficile.

"Sensazioni strane, Mariya dice che devo parlarne con te e che sono gli ormoni" rispondo tutto in un fiato senza nemmeno guardarlo.

"Ha detto qualcos'altro di interessante mia madre?" Scuoto la testa mentendo spudoratamente.

"Continua, mi interessano queste tue sensazioni" le mie guance si tingono di rosso, non voglio parlarne con lui!

Le sue mani finiscono sulla mia vita per poi spingermi sulle sue gambe, perché fa sempre così.

Io non voglio.

"Smettila" le sensazioni di cui parlavo prima ritornano facendomi sentire in imbarazzo.

"Parla" ordina fissandomi negli occhi, il mio grembo gonfio fortunatamente lascia abbastanza spazio tra di noi.

"Dei fastidi?" Balbetto provando a distogliere lo sguardo dal suo, il sorrisetto da stronzo ritorna facendomi pentire di aver parlato proprio con lui.

"Dove? Potrei aiutarti" la sua mano sfiora la mia coscia facendomi venire i brividi, lo blocco di scatto fissandolo.

"Smettila, perché mi fai questo?" Domando al culmine della pazienza.

"Vorrei aiutare mia moglie" sussurra avvicinando le sue labbra alle mie di proposito.

"Li sotto" sussurro piano nella speranza che lui non mi abbia ascoltato.

"Ragazzina sono gli ormoni delle gravidanza! Non dovresti farti tutti questi problemi, sono tuo marito, ho già visto tutto quel che c'è da vedere" il mie pensiero viaggia a quella notte.

"Contro la mia volontà" gli ricordo facendolo sbuffare.

"Ho fatto di tutto per farmi perdonare, ho mandato quella ragazzina in America per studiare, ti ho portato a Los Angeles, provo a starti dietro con tutti i tuoi sbalzi d'umore, che altro dovrei fare?" Domanda esasperato.

"Come devo farli smettere? Tua madre mi ha detto che solo tu puoi aiutarmi" ride divertito dalla mia domanda.

"Mia madre ha detto bene, solo io posso" afferma autoritario.

"Ragazzina io posso solo farti godere, e togliere quel desiderio che ti porti dietro ogni volta che mi vedi" stronzo, lo schiaffeggio imbarazzata.

Afferra il cellulare scrivendo qualcosa velocemente, lo fisso curiosa non capendo un granché.

"Lo voglio anche io" sussurro indicando il cellulare che vibra, alza un sopracciglio divertito.

"Avresti solo il mio numero" ride divertito, butta il telefono poco distante di noi lasciandomi piazzata.

Sorrido nel sentire il mio bambino scalciare, afferro velocemente la sua mano portandolo suo mio ventre.

"Lo senti?" Sussurro con un sorriso in faccia, alcune volte fa male ma mi fa capire che c'è.

{SONO TUA MIO VOR} MafiaRomance Wattys 2023Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora