Prologo - Parte 1

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Imo avanzava lungo la grotta naturale con più cautela rispetto a prima, sfruttando al massimo vista e udito per cercare di accorgersi di eventuali trappole prima di innescarle per errore. Dietro di lui procedevano i suoi compagni, attenti a copiare i suoi stessi identici passi.

Non era facile per Imo. Era buio, ma per i suoi occhi allenati non era un problema. Semplicemente gli riusciva difficile concentrarsi, perché sin da quando era nato aveva un'irrazionale fobia nell'essere seguito da qualcuno o qualcosa e adesso sentiva alle spalle lo sguardo di quattro persone perforagli la nuca come un pugnale ben affilato.
I suoi compagni erano a conoscenza del suo problema, ma essendo lui un elfo e un cacciatore esperto, veniva sempre scelto a maggioranza per quel tipo di incarichi. Lui accettava con un sorriso e li malediceva dentro di sé.

Li odiava tutti, chi più chi meno, da quando avevano inavvertitamente dato fuoco a metà del suo villaggio dopo che aveva acconsentito a lasciarli entrare e riposare per una notte. Come conseguenza, oltre agli ovvi danni e decessi del caso, era stato diseredato dalla propria famiglia e bandito dal villaggio. Da principe a senza tetto in una sola notte.

La foresta che circondava il suo villaggio pullulava di mostri e creature pericolose, particolare che agli elfi faceva comodo per tenere il più possibile lontano gli estranei dalle loro case, e si direbbe anche a ragione, ma in quel momento per Imo avrebbe significato quasi una condanna a morte. Per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza era stato costretto ad aggiungersi al gruppetto di disadattati di cui al momento faceva parte, con l'idea di abbandonarli alla prima occasione possibile.

Erano passate due settimane da allora e aveva realizzato principalmente due cose in questo lasso di tempo.
A quanto pare era difficile trovare esseri senzienti da quelle parti.
Proprio in considerazione del punto precedente, era difficile trovare tracce di intelligenza anche nei suoi nuovi compagni di viaggio.
Per questo, quando aveva notato in una radura delle tracce che potevano appartenere ad un gruppo di umani, aveva convinto gli altri aseguirle per vedere dove portavano.

Si era scoperto che portavano ad una caverna dentro ad una montagna, che le tracce appartenevano sì a degli uomini, in particolare ad un gruppo religioso, e che tale caverna era luogo di culto e di ritrovo del suddetto conglomerato. E fin qui tutto bene.

Era poi saltato fuori che la simpatica combriccola di uomini di fede adorava un dio non del tutto identificato ma presumibilmente malvagio, a giudicare dalla quantità di corpi martoriati posizionati su vari altari e dalla scelta stilistica delle copertine dei libri di testo che molti cultisti portavano con sé. E comunque poteva ancora andare benino, se tipiaceva il genere.

In seguito erano riusciti a capire che il capo spirituale della comitiva aveva deciso di bere da un calice sangue e pazzia durante la funzione del giorno, prendendosi una bella infezione da delirio di onnipotenza e pensando che fosse un buon momento per provare ad evocare la loro divinità. Il che in genere non è quasi mai una buona idea.

Il Dio aveva risposto alla chiamata e si era presentato per prender parte ad una partita adacchiappino con delle regole di sua stesura, tra le quali mancava evidentemente quella che proibiva l'omicidio. Male.

I cultisti piùsvegli avevano provato a scappare, ma l'uscita dal loro luogo di ritrovo era una ed una soltanto. Ciò li aveva portati a scontrarsi con Imo ed il suo gruppo di compagni facilmente irritabili, e con un senso morale del valore della vita umana molto simile a quello della divinità che fino a pochi minuti prima gli appartenenti alla setta erano stati contenti di pregare. Molto male.

I cultisti meno furbi, o meno scattanti, che erano stati catturati dal dio avevano poi avuto l'incredibile fortuna di rinascere come fantasmi particolarmente incazzati con chiunque passasse di lì. Malissimo.

Ma non tutto il male era venuto per nuocere. L'alto sacerdote oscuro infatti, prima di diventare cibo per scarafaggi, aveva trovato il tempo di cambiare religione e passare ad una in cui fosse previsto il perdono per i crimini commessi. Come atto di redenzione, aveva quindi sfruttato i suoi ultimi istanti da spirito redivivo per spiegare al gruppo di avventurieri cosa fosse successo per filo e per segno, aggiungendo come ciliegina sulla torta la debolezza segreta del dio –che ovviamente era un demone - evocato ed il modo per riuscire a sconfiggerlo.
Certo prima di sbottonarsi del tutto aveva dovuto affrontare la sua fase adolescenziale da banshee e aveva quasi fatto fuori tre dei compagni di Imo ma, ehi, sono gli ultimi istanti di non-vita quelli che contano. Lo sanno tutti.

Lo sapeva anche Imo, che appunto senza ombra di dubbio avanzava verso quella che gli era stata indicata come stanza segreta finale del complesso di gallerie e che presumibilmente era stata scelta come camera da letto dal dio/demone per la pennichella post pasto. Essere convinto che la strada fosse quella giusta non voleva dire che tale percorso fosse anche privo di trappole o insidie e, non potendosi permettere diessere trafitto da altri oggetti appuntiti per quel giorno, l'elfo siera ritrovato nella situazione attuale.

Dopotutto quella galleria era rimasta chiusa da parecchio tempo, considerando che l'ingresso nascosto era sigillato da una potente magia che i cultisti non erano mai riusciti a nemmeno a scalfire, e che chiunque si fosse preso il disturbo di celare l'entrata così bene probabilmente aveva pensato anche a qualche contromisura aggiuntiva lungo il percorso.
Per loro fortuna, diamo a Cesare quel che è di Cesare, il demone aveva aperto la porta magica con la stessa difficoltà di togliersi un cerotto e, non registrando nessun pericolo alla sua entità, aveva optato per avanzare incurante delle trappole lungo il percorso e facendole scattare tutte o quasi, probabilmente percependole come punture di zanzara.

Imo capì di essere quasi giunto alla fine della propria tortura personale quando dietro ad una curva ad angolo più avanti riuscì a scorgere della luce far capolino, e si domandò cosa se ne facesse un dio oscuro di qualche candela per dormire. Ovviamente si tenne per sé il pensiero, non voleva che qualche suono da lui prodotto potesse privarli di un'entrata propiziata dall'effetto sorpresa.

Ovviamente, non tutti i suoi compagni condivisero la sua premura. Klara, una druida mezz'elfa la cui inettitudine nella magia era messa in secondo piano solo dalla sua incapacità di difendersi in combattimento, a quanto pare aveva pensato la stessa cosa e non aveva voluto rischiare che qualcuno rivendicasse la sua buffa scoperta, ponendo il quesito ad alta voce.

Imo sapeva già questo a cosa avrebbe portato: mezz'ora di discussione su come affrontare l'ultima curva (non il demone, ovviamente) fino a che qualcuno non avesse fatto qualcosa di stupido. E così fu, con il warlock – una speciedi stregone diverso dai normali stregoni - che per due volte si trasformò in corvo per provare a vedere qualcosa dall'alto e ricordarsi solo in un secondo momento di essere in una caverna, un bardo che per tutti e trenta i minuti della conversazione aveva provato ad usare un pezzo di specchio ossidato per sbirciare da dietro l'angolo della curva senza il minimo successo e una pallida maga che apriva bocca solo per parlare di lanciare sfere infuocate per poi venire distratta dalla druida con discorsi di dubbia importanza e pertinenza. Almeno avevano lasciato il nano-licantropo a dormire nella loro torre da viaggio, altrimenti sarebbe partito caricando a testa bassa il primo muro disponibile.

Alla fine Nuril, la maga, tra aspettare ed ascoltare raggiunse il suo limite di pazienza. Dopo essersi lanciata addosso un incantesimo di protezione, si incamminò verso la fonte di luce, costringendo ilresto del gruppo a seguirla in fretta e furia. Svoltato l'angolo però si fermarono tutti di colpo.

La buona notizia: la metà superiore del corpo della divinità malvagia giaceva senza vita su un cumulo dicenere, che probabilmente altro non era la vecchia parte inferiore del dio.
La pessima notizia: un elementale di luce alto tre metri torreggiava sul cadavere e la mancanza di occhi, bocca, naso e qualsiasi altro tratto del viso non gli impediva di mostrarsi fiero del suo operato.
L'ottima notizia: ancora non erano diventati carne bruciata.

Il menestrello, un uomo di nome Exelio che per quanto Imo aveva potuto constatare si poteva identificare più come assassino che come cantastorie, fece marcia indietro più velocemente di quando era entrato. Poi, esibendo tuttala cultura che era riuscito ad accumulare tra libri e viaggi, chiese che cosa fosse l'essere in cui si erano imbattuti. A sua discolpa, nessuno era troppo preparato sull'argomento e le uniche parole su cui il gruppo sembrò concordare furono luce e elementale.

"Esiste per caso qualche magia che potrebbe aiutarci a scoprire qualcosa in più?" chiese Imo sapendo già la risposta alla sua domanda.
"Io non ne conosco", rispose Exelio con una celerità che quantomeno dimostrava il suo aver provato a risolvere il problema approcciandolo da quel verso, oltre alla sua incompetenza in ambito magico. I tre incantatori restanti del gruppo, invece, si voltarono a guardare l'elfo come se si trovassero in presenza di un genio.
"Sì! Sì! Io neconosco uno!" esclamò Klara prima di cominciare a fare suoni e versi strani con le mani. Nuril cercò di fermarla, capendo che l'incantesimo che la druida stava lanciando era quello sbagliato, ma senza successo.

Mentre gli occhi della mezzelfa diventavano azzurri e cominciavano a risplendere, la maga cercò di spiegarle che invece di lanciare un sortilegio che le permetteva di riconoscere cosa fosse magico e cosa no, come aveva appena fatto, avrebbe dovuto lanciarne uno per identificare la creatura palesemente magica che avevano davanti. La druida si scusò per l'errore e promise di far tesoro dell'esperienza per non sbagliare più in futuro. Imo aveva già assistito a quella scena tre volte.

Il warlock, capendo che era arrivato il momento di fare la propria parte, usò l'incantesimo giusto e condivise coi compagni la conoscenza arcana che gli era appena stata ficcata a forza nel cervello. A quanto pareva, quella tipologia di elementale in genere non era in grado di diventare così grande, né così potente da far fuori un presunto dio.
Ci doveva quindi essere qualcuno o qualcosa che gli infondeva costantemente magia per renderlo ciò che era diventato, e allo stesso dovevano sicuramente essere state previsti vari tipi di restrizioni che indirizzassero tutto quel potere in potenza di fuoco senza che venisse sprecato per altre funzioni.

In effetti, l'elementale non si era mai mosso da quando erano arrivati; forse non poteva farlo.Non li aveva nemmeno attaccati, cosa che evidentemente aveva fatto col dio; forse quest'ultimo si era avvicinato troppo oppure aveva attaccato per primo.
"Forse attacca solo chi è malvagio" disse Exelio.
Imo guardò in faccia il menestrello, poi spostò gli occhi sulla maga per qualche secondo ed infine torno a guardare il bardo. "No," gli rispose con sicurezza. "sono abbastanza certo che non sia così."
Continuarono a proporre altre ipotesi, più o meno campate in aria, ma ben presto la discussione prese un'altra piega. Non essendoci altre persone oltre a loro in quella stanza, era chiaramente un qualcosa quello che riforniva di benzina magica l'elementale. Il problema era che poteva essere letteralmente qualsiasi cosa, dai bracciali d'oro che l'essere di luce indossava sopra quelli che per la sua specie probabilmente erano di polsi, ad un sassolino anonimo sul pavimento. Per scoprire l'arcano sarebbero dovuti andare per tentativi, ma così facendo avrebbero rischiato di attirare l'attenzione indesiderata dell'elementale su di loro.

Non ne valeva la pena, anche perché si erano ritrovati in quella situazione per caso e verso la fine erano andati avanti solo perché qualcuno ogni tanto buttava lì l'idea che potesse esserci un tesoro nascosto da qualche parte. Beh, erano arrivati alla stanza più segreta e difesa dell'intero complesso, e di tesori non se ne vedeva neanche l'ombra, esclusi quei bracciali scintillanti che il warlock continuava ad adocchiare con la bava alla bocca e che allo stesso tempo nemmeno lui era così incosciente da provare a intascarsi.

Sembrava che fossero destinati a fare dietrofront e tornarsene da dove erano venuti, quando Klara, i cui occhi ancora risplendevano di magia celeste, indicò uno scarabocchio sul muro e disse: "E se fosse questo a dare potenza all'elementale? Ce ne sono altri due simili sparsi per la stanza e brillano di luce, quindi so che sono magici, ma non so a cosa servano."
Imo stava per rimarcare con la giusta dose di sarcasmo quanto fosse stata gentile la druida a metterli a conoscenzadei tre sigilli incantati l'istante prima che se ne fossero andati e non nei minuti precedenti, ma un suo compagno fu più veloce di lui.

Più veloce, e più stupido.
"Questo?" disse il warlock toccando il sigillo. Per sicurezza, siccome era cosciente di non dover mai toccare qualcosa di magico a mani nude a meno che la magia non fosse la sua, aveva usato il pugnale rituale che aveva saccheggiato dal corpo dell'alto sacerdote per toccare il sigillo apparentemente innocuo inciso sulla parete. Così facendo, però, aveva inavvertitamente scalfito una delle linee del disegno, interrompendola a metà

Improvvisamente l'elementale di luce cominciò a rimpicciolirsi e allo stesso tempo ad aumentare di intensità. Il tutto durò pochi secondi, quando poi l'essere fu grande a malapena quando uno gnomo e luminoso come una stella, esplose in un fascio di luce che ascese verso il cielo, incurante degli strati di montagna che lo separavano da esso.
Malisimissimo.

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