Capitolo 1 - Imo

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La poco piacevole escursione nel covo segreto dei cultisti tutto sommato non era andata poi così male. Nella stanza segreta alla fine del complesso non avevano trovato nessun tesoro, ma lungo il loro percorso erano riusciti ad ottenere svariate monete e oggetti utili, spesso in corrispondenza di cadaveri.

"Non è rubare se prendi roba che non viene più usata dal precedente proprietario." Diceva sempre Exelio. Imo avrebbe fargli voluto notare che se il possessore originario dei beni non poteva più usufruirne a causa del fatto che fosse stato ucciso dal menestrello stesso, il furto non sarebbe stato un reato tanto quanto l'omicidio in sé.
Ma Imo teneva anche alle proprie cose, e quindi preferiva starsene in silenzio piuttosto che rischiare che il bardo decidesse di ampliare il numero dei suoi ritrovamenti fortunati e assolutamente legali.

Forte del bottino, il gruppo di avventurieri aveva deciso di far rotta verso una cittadina scelta pesando a dovere distanza e grandezza del borgo. C'erano sicuramente villaggi più vicini di Ravenloft, ma sarebbero anche stati troppo piccoli per poter vendere i gioielli che avevano raccolto e spendere a dovere il ricavato. E non potevano certo arrivare fino alla capitale dell'impero, considerando che la loro velocità di marcia si era praticamente dimezzata da quando Lothus, il nano del gruppo, era diventato un licantropo.

Arrivati in città si erano divisi, così che ognuno non si sentisse in dovere di dividere il proprio ricavato con quelli che riteneva a tutti gli effetti propri amici. Imo non aveva perso tempo: si era messo subito in cerca di altre persone a cui unirsi nella speranza di svoltare per il meglio la propria vita. La sua speranza però si rivelò presto vana.
Quasi tutti i gruppi di avventurieri che era riuscito a trovare erano al completo, ed i pochi che sarebbero stati disposti ad accettarlo chiedevano una quota d'ingresso troppo alta perché lui riuscisse a pagarla. Anche se avesse avuto i soldi, comunque, era sicuro che quelli non sarebbero stati compagni migliori di quelli che voleva abbandonare al momento.

Decise quindi di provare a cercare un tipo di lavoro comune. Anche se era uno spreco delle sue superiori capacità da elfo, avrebbe dovuto solo rimettersi in piedi quanto bastava per vivere una vita comoda in attesa di un gruppo decente di avventurieri disposto a far squadra con lui. Anzi, avrebbe potuto anche crearsi un proprio team, con lui al comando.
Chiese quindi in giro se a Ravenloft ci fosse bisogno di persone che ricoprissero una professione in particolare, ma i lavori in cui pensava di poter fare una buona figura erano tra i più sovraffollati. Fortunatamente, un comunicato imperiale rilasciato giusto quella mattina poteva risolvere la sua situazione.

L'impero infatti, senza preavviso e nonostante non ci fossero guerre in programma con i regni vicini, aveva dato il via ad un'importante campagna di coscrizione truppe. Imo pensò che un soldato avrebbe potuto guadagnarsi da vivere e allo stesso tempo conoscere persone forti durante l'allenamento e le future battaglie, entrambe cose che facevano al caso suo.
Si recò quindi al campo di reclutamento allestito dai cavalieri imperiali, subito fuori dal centro abitato, e si presentò come arciere. L'ufficiale con cui parlò sembrava più che contento di aggiungere un elfo, famosi per la loro maestria con l'arco, alle proprie fila e quindi lo accompagnò di gran carriera al luogo in cui per pura formalità avrebbe dovuto superare la prova d'ingresso.

Si trattava di dover colpire un bersaglio a cento metri di distanza almeno due volte con tre tiri a disposizione. Un gioco da ragazzi per Imo.
Incoccò la prima freccia senza pensare e la scoccò con la naturalezza e la sicurezza di chi con l'arco era nato, cresciuto ed aveva imparato a correre. Certo del suo successo, aveva mirato con precisione al centro del bersaglio. E quello si rivelò un errore, perché una folata di vento improvvisa decise di attraversare il campo di reclutamento proprio in quel momento e di deviare la freccia di Imo quel tanto che bastava da fargli mancare completamente l'obbiettivo.
L'elfo non nascose la sua frustrazione, ma il cavaliere imperiale lo rassicurò dicendo che anche il più abile degli elfi non poteva prevedere le bizzarie del meteo e che comunque conservava ancora la possibilità di essere ammesso nell'esercito, avendo altri due colpi a disposizione.
In realtà Imo era perfettamente in grado di sapere come e quando si sarebbe alzata una folata di vento, anche la più impensabile, solo che in un eccesso di sufficienza non aveva prestato la dovuta attenzione.

Abituato a sbagliare più e più volte nel corso della sua vita, Imo aveva acquisito l'abilità di imparare in fretta dai propri errori. Non doveva stupire quindi che prima di scoccare la seconda freccia si prese tutto il tempo che gli fosse necessario per assicurare la perfetta riuscita del tiro. Il problema questa volta fu però proprio la sua perizia, perché aspettando le condizioni ideali aveva inavvertitamente dato tempo a sufficienza ad un gruppetto di bambini per avvicinarsi.
I ragazzi stavano giocando a rincorrere delle lucertole, grosse come capre ma completamente innocue, con le fionde. Uno di loro lanciò un sasso, che invece di colpire il rettile mirato andò a finire precisamente nell'occhio di Imo. Colto alla sprovvista dal dolore, l'elfo fece un gesto istintivo per proteggersi da ulteriori colpi diretti verso di lui e nel movimento rilasciò inavvertitamente la corda dell'arco.
La freccia partì in volo e andò a conficcarsi nel bersaglio. Del bambino.

Il risultato parziale della prova era dunque il seguente. Colpi scoccati, due. Centri validi per il superamento dell'esame, zero. Lucertole troppo cresciute uccise, una.
Possibilità di entrare nell'esercito imperiale, basse ma non nulle.
Fu infatti Imo a riscuotersi per primo dall'ultimo suo fallimento ed a rivolgersi all'ufficiale che lo stava valutando.

"Per passare basta colpire due volte il bersaglio con tre tiri, è corretto?" disse, incoccando la sua terza ed ultima freccia.
Regolò il suo respiro, si assicurò che non ci fossero mocciosi nelle vicinanze, controllò che il vento non avesse intenzione di tirargli ulteriori scherzi, e solo allora lasciò partire il colpo.

Mentre la freccia volava dritta verso il bersaglio, Imo pronunciò una formula magica in elfico antico e il dardo si sdoppiò in aria. Adesso c'erano due frecce in corsa, che ruotando una intorno all'altra si facevano sempre più vicine al loro obbiettivo con la silenziosa promessa di colpirlo.

Il cavaliere non poteva credere ai suoi occhi. Aveva quasi temuto di dover rifiutare un elfo a causa di una coincidenza improbabile tra sfortuna e regole ferree a cui non poteva sottrarsi, ma la nuova recluta aveva dato prova di iniziativa e intelletto ribaltando la situazione grazie al suo acume nello scovare un cavillo, e la sua abilità magica gli aveva permesso di sfruttarlo.
In quanto ufficiale che lo aveva reclutato, tutti i futuri successi dell'elfo si sarebbero riflettuti positivamente anche su di lui. A stento tratteneva la gioia che provava in quel momento.
Ma fece bene a contenersi.

L'istante prima che le due frecce colpissero il bersaglio, quest'ultimo esplose insieme a tutto quello che lo circondava nel raggio di diciotto metri. Dardi compresi, ovviamente.
Dal fumo e dalla distruzione si levò una risata sinistra e malata, che Imo sfortunatamente aveva imparato a riconoscere nelle ultime due settimane.

"Avete rotto il ca**o a non voler comprare le armature che io voglio vendervi!"
Nuril era arrivata.

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