Capitolo 15 - La bambina con gli occhi color del mare

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Kadom condusse i suoi compagni verso la casa più diroccata dell'intero quartiere portuale di Rocca del Corvo. Ad essere sinceri, definire quei resti di edificio una "casa" era un'atto di generosità ingiustificato.
Un tempo forse lo era stata, e anche appena costruita non è che dovesse essere stata bellissima, visto il miscuglio sconsiderato di pietra e legno con cui era stata tirata su. Un terremoto probabilmente ne aveva fatta crollare un parte. In seguito l'acqua, di mare o piovana, aveva fatto marcire tutto il legno sopravvissuto al disastro. Poi con discreta sicurezza quello che ne rimaneva era stato usato come bersaglio per praticare incantesimi da qualche mago particolarmente più bravo a distruggere che a creare. In tutto questo, ovviamente, il tempo non era stato certo clemente nel suo scorrere.
E nonostante tutto, una bambina viveva in quella catapecchia.

Enned li accolse con tutti gli onori, da brava ospite, e li fece sedere sui resti del soffitto caduti a terra. Offrì loro anche da mangiare, una mollica di pane a testa. Li stava aspettando da tempo. Per questo era così preparata.
Non ci fu ovviamente bisogno delle presentazioni, Enned sapeva già tutti i loro nomi e cosa erano venuti a fare in città. Piuttosto che perdere tempo a farsi raccontare quello di cui già era a conoscenza, decise di presentare loro le linee d'azione più realistiche che avrebbero potuto seguire di lì a breve.
Prima però, le cose importanti. Servì una bevanda calda, che poi altro non era se non acqua di mare lasciata al sole e aromatizzata con testa di pesci morti, a tutti i presenti. Bamboline incluse.

Nuril apprezzava la piega che stava prendendo la giornata, ossia quella di una bimba di circa sei anni che gioca alla casa del té con degli esperimenti voodoo raccapriccianti chiamati Jenny e Chantal. La pazzia era sempre precursore di grandi avventure e divertimento.
Exelio ascoltava la bambina come pendente dalle sue labbra, cosa che gli impegnava un sacco di tempo dal momento che Enned non si chetava un secondo.
Lothus cercava il momento giusto per provare a chiedere un paio di chiarimenti o due, cosa difficile ai limiti dell'impossibile dal momento che Enned non. si. chetava. un. secondo. ma. nemmeno. uno.
Kadom era bianco e tremava come una foglia. Sembrava esser stato colto dallo stesso malore di quando aveva conversato con #@§!$£ sott'acqua, ma molto molto peggio.
Clara stava pucciando la mollica di pane nella tazza sbeccata in cui le era stata servita la tisana/brodo.

Senza che se ne accorgessero, le ore erano volate e il sole stava quasi per tramontare sotto al livello del mare. La casa di Enned poteva vantare un'ottima illuminazione naturale, pressappoco il cento percento, e grazie al tinteggiarsi di rosso ed arancione di quel poco mobilio distrutto che aveva si accorse che per lei era quasi giunto il momento di andare a nanna.
"Dunque dunque, direi che abbiamo ridotto le vostre opzioni a tre" disse la piccola, pronta a congedare i suoi ospiti. Doveva fare in fretta se voleva continuare ad essere una brava bimba che andava a dormire senza fare storie, quindi passò ad elencarli senza perdere tempo. E senza darne a nessuno abbastanza da farle notare che di opzioni ne aveva elencate circa un centinaio fino a quel momento e in nessun momento le varie voci erano state prese in considerazione per valutare se qualcuna era da scartare o meno. Soprattutto non da Kadom e compagnia, che ancora non erano riusciti a proferire parola alcuna.

"Cosa avete deciso?" Chiese Enned.
Gli avventurieri non sapevano cosa rispondere, anche perché non era loro ben chiaro quali fossero le carte a loro disposizione, ma come sempre nei momenti di sconforto le cose si fecero ancora più bizzarre.
Il tempò si fermò, con tanto di gabbiani immobili a mezz'aria e onde che si infrangevano sui moli senza finire di rompresi, e una voce meccanica di sottofondo cominciò a decantare:

"Potete restare in città e cercare informazioni su Pavil chiedendo in giro, qua nella capitale ha molti amici e ancor più colleghi di affari. Sicuramente qualcuno saprà qualcosa." 
"Potete imbarcarvi insieme al distaccamento dell'esercito incaricato di debellare una piaga nelle isole ad ovest di Rocca del Corvo. A cosa servirebbe? A passare il tempo facendo qualcosa di diverso dal solito, ovviamente."
"Potete trovare un modo rapido ed indolore per togliervi la vita, che sicuramente è un'opzione preferibile a lasciare le vostre morti in mano a #@§!$£."

Tre riquadri azzurri, ormai stranamente familiari, si materializzarono davanti agli occhi di ciascuno di loro. Tre missioni, che potevano decidere se accettare o rifiutare.
La prima prometteva informazioni su Pavil ed Imo in caso di successo, e un viaggio nella sala delle torture di Rocca del Corvo in caso di fallimento. Ovviamente non forniva spiegazioni su come si ptessere giungere a tal punto, ma ormai questi erano dettagli a cui non si prestava più attenzione.
La seconda garantiva fama, ricchezze ed equipaggiamenti speciali a chiunque tornasse vittorioso dalla spedizione via mare, col rischio di morte o schiavitù in caso di sconfitta.
La terza sanciva la morte in caso di riuscita nel trovare un metodo per farsi fuori (chi l'avrebbe mai detto), contrappesato dalla certezza di morte e schiavitù in caso contrario. Interessante l'utilizzo della congiunzione "e" al posto di una più intuitiva disgiuntiva "o" nella scelta di come era stata formulata la frase finale del terzo riquadro azzurro.

Senza bisogno di scambiarsi idee e pareri, tutti declinarono istantaneamente la missione di coda. Anche Calra, cosa che fece alzare qualche sopracciglio nel party.
Il vero dilemma era capire cosa fare con le due restanti.

Ovviamente si sarebbero divisi.
C'erano individui, come il bardo e il warlock, che possedevano set di abilità tali da renderli adatti a restare in città a raccogliere informazioni senza destare attenzioni indesiderate.
C'erano individui, come il bardo e il warlock, che possedevano una spiccata ossessione per raccimolare tutto ciò che potesse far loro comodo nel corso della loro vita passata, presente e futura (e delle loro vite passate, presenti e future), in questo caso specifico gli equipaggiamenti speciali proposti nella seconda missione.
Il problema, che si palesava da solo, era quindi come dividere il gruppo senza che Exelio e Kadom venissero segati a metà e finissero per completare il compito che avevano appena declinato.

Lothus era quasi riuscito a convincere i due compagni a restare in città, promettendogli le ricompense che sarebbero arrivate a lui e Clara. Ovviamente non aveva chiesto il permesso alla druida prima di proporre una cosa del genere. E ancor più ovviamente non aveva osato chiedere a Nuril di partecipare alla spartizione dei beni, onde evitare anche lui di completare la terza missione.
Quasi riuscito però non voleva dire granchè, soprattutto quando nel gruppo di avventurieri sei l'unico a non saper usare magie.
Exelio infatti, poco prima di acconsentire al patto proposto dal nano, aveva chiesto chi avesse deciso di indire un viaggio anti-piaga, e soprattutto perché lo avesse fatto. Sperava di sentire qualcosa che lo avesse convinto del tutto a restare nelle comodità cittadine piuttosto che affrontare un viaggio in nave di non sapeva quanti giorni, ma il suo piano non era andato a buon fine.
Enned, che fino a quel momento era rimasta immobile come tutto il resto, si voltò per guardarlo dritto negli occhi e comunicargli che Cyra, la figlia del morente Imperatore, aveva messo in moto i preparativi per quell'impresa poco dopo una delle sue ultime visite al capezzale del padre. 

Un gesto con le dita più tardi, tutti erano convinti che Lothus fosse la persona più adatta a far compagnia a Kadom nel raccogliere informazioni. Dopotutto, il poter passare da nano a lupo  
mannaro a volontà* (*terminiecondizionidelservizioesplicateafondopagina) era il migliore dei camuffamenti, in grado di risolvere la gran parte delle situazioni problematiche in cui poteva incappare una spia.
Ognuno accettò una missione e declinò l'altra, e non appena tutti ebbero finito di premere tasti immaginari il tempo ricominciò a scorrere.

Il gruppo di avventurieri salutò quindi Enned, lasciandola libera di andare a nanna, e si incamminò in cerca di una locanda in cui tre di loro avrebbero passato una notte e gli altri due probabilmente un mese abbondante.
"Quella bambina era un po' inquitante se devo essere sincero," disse Lothus "però aveva degli occhi bellissimi. Azzurri come il mare."
Nuril lo guardò con aria di disapprovazione e gli rispose: "Sei tu quello inquitante, lei era una personcina cortese ed interessante. Tra l'altro sei anche daltonico. Aveva gli occhi blu, come l'oceano quando è più profondo."
Clara era troppo distratta per prendere parte alle seconda conversazione di fila, e Kadom continuava ad essere troppo terrorizzato per parlare (motivo per il quale non aveva potuto obbiettare o reagire in alcun modo durante lo spartimento dei ruoli, ed era finito col dover rimanere in città.)
Exelio da parte sua era allegro e contento di partire verso una nuova avventura, ma Myriiad aveva così tanto a cui pensare da non poter aspettare la notte per cominciare a ragionarci su. Così tanto, da non accorgersi che Exelio stava pensando a voce alta.
"Che problemi avete? Gli occhi di Enned erano chiaramente a metà tra il rosso ed il viola."






*A volte in effetti il cambiamento è frutto della volontà del nano.
Altre volte capita a caso.
A volte viene influenzato dai cicli lunari.
A volte può incorrere nel caso in cui Lothus senta freddo e abbia bisogno di uno strato di pelliccia in più.
Tutte le volte, insomma, è ad cazzum canis

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