Capitolo 11 - Bain

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Warlock e maga si materializzarono precisamente tra i loro compagni e Bain, coincidenza fortunata visto quello che si preparavano a fare. E soprattutto perché un metro più avanti o uno più indietro e avrebbero creato un bel pasticcio di carne e ossa di etnia varia.
Senza perdere tempo, comunicarono al resto del gruppo il motivo della loro improvvisa apparizione. A parole? No. Telepaticamente? Giammai.
La scorta di pergamene di Kadom non siera ancora esaurita, per questo ne distribuì una a testa. Ognuno ebbe il tempo di leggere attentamente il testo scritto, mentre Bainse ne stava fermo immobile ad aspettare i loro comodi. Anzi, ad essere sinceri sembrava avesse anche smesso di respirare per non disturbarli.

Lo spirito da guerriero di Lothus si risvegliò quando capì che al posto dei deboli naga si sarebbe dovuto confrontare con un avversario alla sua altezza, ossia il mercenario accanto al quale aveva combattuto fino a poco prima. In realtà i naga erano mostri più o meno al suo livello, mentre Bain era di diverse classi superiore a tutti i presenti. Ma non ci si poteva aspettare che un nano mediocremente buono a roteare asce e mazze potesse anche avere un senso del pericolo diverso da pessimo.
Premette ACCETTA nello stesso momento in cui il warlock faceva lo stesso con il dito di Klara sulla rispettiva pergamena. La povera druida aveva cominciato a cercare di decifrare le righe scritte, ma nessuno aveva il tempo o la voglia di spiegarle che erano ortograficamente e grammaticamente corrette già nella lingua che parlavano. Non appena anche la pergamena di Imo si tramutò in cenere, tutto fu pronto.

Imbracciarono le proprie armi e silanciarono come un sol uomo verso Bain. Un uomo zoppo e ancora mezzo addormentato.
Il fatto che avessero giustamente intuito che per fermare la strage di naga dovessero eliminare dall'equazione chi probabilmente aveva il compito di ucciderli dal primo all'ultimo (oltre ovviamente a smettere di infilzarli in prima persona) non significava però che ne fossero in grado.
La druida decise diaprire le danze lanciando un incantesimo naturale in grado di far crescere spessi rovi tutto intorno al mercenario, in modo da limitarne i movimenti. Così facendo azzerò completamente l'impeto della carica di Lothus e Kadom, i cui attacchi furono facilmente parati da Bain. Quest'ultimo non aveva ben capito cosa era successo,ma sapeva che se voleva sopravvivere avrebbe dovuto aumentare di cinque il numero delle proprie vittime. Un gioco da ragazzi.

Nuril provò a ribaltare la situazione lanciando un'enorme sfera di fuocoverso Bain, così da intrappolarlo in una foresta di spine in fiamme, incurante del fatto che in mezzo alla vegetazione al momento stazionavano anche due suoi amici. L'incantesimo però fallì a causa di Imo, che si lasciò sfuggire uno stridulo urlo di dolore dopo essersi tagliato il polpastrello con la corda del suo arco e facendole perdere la concentrazione.
Così facendo, l'elfo salvò il nano da due morti: la prima per ustioni di quarto grado, la seconda a causa di una freccia piantata nella giugulare.

Imo infatti non aveva accettato la missione come tutti gli altri. Ne stava già seguendo una personale per conto di Pavil, e l'idea di poter essere assoldato da un ricco mercante in caso di successo era per lui certamente più allettante della morte per mano di un Antico.
Non voleva però scoprire le proprie carte di fronte ai propri compagni, che comunque si trovavano in una netta superiorità numerica e avrebbero potuto avere la meglio nello scontro che era appena scoppiato. Decise quindi di prendersi una pausa dal combattimento e fasciarsi con calma la nuova ferita di guerra, per osservare come evolveva la situazione.

Bain aveva partecipato a numerosi scontri, e naturalmente aveva accumulato esperienza anche di zuffe uno contro tutti. In quei casi doveva per prima cosa mettere fuori gioco gli avversari più deboli, così da appianare il prima possibile la differenza numerica. L'elfo cacciatore si era incapacitato da solo, quindi il suo obbiettivo era senza ombra di dubbio la druida.
Protetto dalla sua armatura di metallo pesante,avanzò senza problemi tra i rovi apparsi tra le rocce e provò un primo attacco verso Klara per saggiarne le abilità di difesa.
Il risultato fu inaspettato. L'elfa si accorse in ritardo della lama diretta verso di lei, i suoi riflessi si dimostrarono addirittura più lenti dei suoi occhi, e in un istante busto e gambe si ritrovarono letalmente separati.

Bain aveva in qualche modo ucciso la druida. Il che si rivelò un errore, perché improvvisamente il livello di combattimento dei tre avventurieri restanti si impennò.
La furia scaturita assistendo alla morte dell'amica ne aveva forse risvegliato i poteri latenti? No, semplicemente senza Klara ed Imo non c'erano più variabili ad intralciarli.

Lothus a sinistra, Kadom al centro e Nuril a destra caricarono verso Bain.
Il warlock fu il primo a provare l'attacco, evocando dall'etere una spada di magia violacea. Il fendente che stava preparando fu però interrotto sul nascere dallo spadone di Bain, che piovve rapido dall'alto per bloccare un pericolo prima ancora che diventasse tale. Sfruttando la forza del rimbalzo dell'acciaio sulla magia, il mercenario riuscì anche a spostare la sua lama e parare il colpo che Lothus stava portando dal lato. Tutto questo mentre si abbassava per schivare il dardo incantato scagliato dalla maga da quello che in teoria avrebbe dovuto essere il suo punto cieco.
 
Bain eluse quindi i successivi due affondi del guerriero e del warlock, usando i suoi movimenti per portarsi vicino a Nuril quel tanto che bastava per farla entrare nel raggio della sua arma. Bloccò un ultimo colpo alle sue spalle, e con una grazia che poco si addiceva alla sua stazza completò il movimento della parata tramutandolo in una spazzata di piatto che si infranse, ed infranse, sulle difese della maga. Nuril rotolò a terrà ammaccata, ma l'entità del danno per sua fortuna era lieve.
A quel punto Lothus cercò di approfittare del momento in cui il mercenario ritraeva la propria spada per piazzare un colpo dall'alto, ma mentre caricava Bain lo bloccò con un pugno in pieno volto prima di proseguire il suo assalto concentrandosi sul warlock.

Incrociarono le lame e per un istante sembrò quasi che il duello si fosse fermato, ma la realtà era diversa. La forza fisica di Kadom era nettamente inferiore a quella del carro armato con cui si stava confrontando ed era riuscito a raggiungere quella situazione di stallo solo usando tutte le sue energie. E solo perché l'avversario al momento era concentrato a fare perno su di lui ed a ruotare, piuttosto che a spingere.
Cosa che accadde non appena Bain fu soddisfatto della posizione che aveva guadagnato e, quando utilizzò tutta la potenza delle sue braccia con lo scopo di spazzare via il warlock, per Kadom non ci fu niente da fare se non volare verso uno spuntone di masso appuntito che propendeva da una delle pareti rocciose. Sarebbe potuto morire infilzato così, se Nuril non si fosse rialzata giusto in tempo per afferrargli un braccio ed arrestarne la corsa.

Fu nuovamente il momento per Lothus di finire nel mirino di Bain. Il nano, imparando dal nemico, aveva anticipato l'attacco della montagna umana con un pugno al fianco, così ben assestato che nonostante l'armatura aveva costretto il mercenario in ginocchio. Ora che erano alla stessa altezza il guerriero pensava di poter avere la meglio, ma la sua mazza non riuscì mai ad andare a segno sul bersaglio.
A differenza dello spadone di Bain, che colpì il nano prima con l'elsa sul mento pe rintontirlo, poi col piatto per allontanarlo e fargli guadagnare lo spazio necessario a rialzarsi, e poi con la lama all'altezza del cuore.
Per sua fortuna Lothus aveva una buona armatura,altrimenti sarebbe stato tagliato in due. La serie di colpi in rapida successione lo aveva però messo momentaneamente fuori combattimento.

Nuril roteò su sé stessa per rispedire Kadom contro al mercenario sperando di coglierlo impreparato mentre era impegnato a finire Lothus, ma Bain diede prova di avere uno spiccato sesto senso schivando all'ultimo l'affondo di spada magica in cui il warlock era stato letteralmente lanciato.
Kadom però non si diede per vinto e, facendo scomparire e riapparire la sua spada nella mano sinistra, provò un fendente dal basso. Una mossa che avrebbe certamente preso alla sprovvista chi non era abituato a combattere contro spadaccini magici, ma che Bain lesse alla perfezione. Prima inclinò la schiena all'indietro per schivare la lama violacea, poi con un colpo di frusta si piegò in avanti per schiantare la sua testa, protetta da un elmo di metallo, contro la faccia scoperta di Kadom. Il warlock cadde a terra fuori dai giochi, il suo contributo nell'immediato futuro sarebbe stato semplicemente quello di cercare di distrarre il nemico con i suoi gemiti di dolore.

Kadom aveva comunque adempiuto al suo compito: guadagnare il tempo necessario a Nuril per preparare uno dei suoi incantesimi. Anche un uomo coi riflessi di un gatto come Bain avrebbe fatto fatica a schivare un fulmine largo quanto una carrozza, quindi la maga era ormai sicura di avere lavittoria in tasca. Il mercenario, però, non si limitava solamente ad avere degli ottimi riflessi.
Con prontezza di spirito, gettò davanti a sé e vicino ai piedi di Nuril la sua spada, che attirò il lampo come un parafulmini, e si gettò il più lontano possibile per evitare di essere colpito da qualche scarica vagante.
L'elfa pallida non si aspettava una contromisura del genere, ma un mago sa che se vuole evitare di morire in un combattimento deve smettere di lanciare incantesimi solo dopo che il nemico è morto stecchito. Aveva infatti già cominciato a preparare un dardo di fuoco nel momento in cui il fulmine aveva lasciato le sue dita, ma nonostante la sua premura Bain si dimostrò troppo veloce per essere messo in difficoltà da una maga solitaria.

Lanciò un pugnale precisamente nel punto in cui le fiamme si stavano concentrando nel palmo di Nuril, il che denotava sia una conoscenza della magia buona a tal punto da sapere cosa fare per bloccare un incantesimo prima che venisse lanciato, sia l'abilità fisica per mettere in pratica le ore passate ad acquisire quella conoscenza. Poi, seguendo il coltello involo, si fiondò a recuperare il suo spadone e, prolungando il movimento a cui era stato costretto per estrarre l'arma dal terreno, conficcò il pomello dell'elsa nella bocca dello stomaco di Nuril, che non ebbe altra alternativa se non quella di accasciarsi, boccheggiando alla ricerca di aria che i suoi polmoni non riuscivano più a trovare.

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