Capitolo 8 - Naga

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Dividersi in due gruppi ben bilanciati sarebbe stato ideale, per cui ovviamente tutti e tre gli incantatori si offrirono volontari per la gita subacquea e non vollero sentir ragioni sul cambiare idea. A loro si affiancarono due delle guardiedi Pavil, personaggi di cui nessuno si era preoccupato di ricordare il nome dopo le classiche presentazioni di rito.
La guardia restante, quella che era stata messa a capo del gruppo, si unì di conseguenza alla combriccola che avrebbe esplorato la fessura nella parete rocciosa da cui proveniva della luce.

Altra scelta interessante, considerando che con i suoi due metri abbondanti di altezza racchiusi in una pesante armatura di metallo avrebbe rischiato di rimanere incastrata anche nelle porte di un palazzo. Avrebbe trovato non poca difficoltà a muoversi lungo il corridoio naturale qualora si fosse ristretto, anche di poco, figuriamoci a combattere.
E tutti sapevano che prima o poi qualche spadata sarebbe stato necessario tirarla, alla fine andava sempre così.

Per lanciare su tutte e cinque le persone l'incantesimo che avrebbe reso loro possibile respirare sott'acqua sarebbe stata necessaria almeno mezz'ora, quindi per evitare di annoiarsi troppo Klara e Lothus partirono per la loro strada lasciando ad Imo e al colosso corazzato poca scelta se non quella di seguirli.

La causa del bagliore fu presto scoperta, ossia una torcia appesa alla parete. Chiaramente doveva averla posizionata lì qualcuno, quindi prima di proseguire impugnarono le loro armi e si fecero più attenti per cercare di percepire ogni suono od ombra prima che diventassero l'ultima cosa che avessero mai visto.
L'avanzata fu però deludente, oltre la torcia non trovarono ostacoli ed arrivarono al limitare della zona illuminata. Il corridoio procedeva nell'oscurità e così fecero anche loro, fino a che non si palesò all'orizzonte un secondo tenue bagliore. Anche questo si rivelò provenire da un pezzo di legno infuocato, e anche questo gettava luce sul niente.

La stessa storia si ripeté altre quattro volte, tanto da far temere ad Imo di essere caduto in una trappola mentale che lo costringeva a sognare di ripercorrere all'infinito i suoi ultimi passi mentre il suo corpo giaceva addormentato accanto ad un pentola aspettando che bollisse l'acqua.
Alla sesta luce, però, la monotonia fu finalmente spezzata. Lo stretto corridoio si allargò a sufficienza da permettere a tre persone di camminare affiancate, ma le novità interessanti erano che sui due lati si aprivano altrettante diramazioni e che si sentiva del rumore provenire da più avanti.

"Prima ispezioneremo gli ambienti a destra e a sinistra, e solo per ultimo ci dirigeremo verso i suoni che sentiamo. Meglio non rivelare la nostra presenza il più a lungo possibile." disse Bain, il mercenario al soldo di Pavil, che ormai aveva capito di non dover mai lasciare la druida libera di agire senza pensare e prendere l'iniziativa sbagliata per il resto del gruppo.

Quello che scoprirono non prometteva per niente bene. La diramazione di sinistra portava ad una enorme stanza lungo le cui pareti era incatenata una dozzina di uomini completamente nudi, alcuni morti ed altri svenuti così profondamente da non mostrare alcun tipo di risposta quando provarono a svegliarli.
Decisero di lasciare i sopravvissuti lì per il momento, e tornare a riprenderli quando avessero trovato un modo per uscire da quelle gallerie.

A destra, invece, trovarono una porta fatta di un materiale molto simile al corallo a bloccare la strada. Lothus si fece tronfiamente avanti, vantandosi di poter forzare qualsiasi serratura, ma Imo gli fece notare che nonostante la porta fosse chiusa e non si aprisse provando a spingerla o tirarla, di serrature non ce ne erano.
Questo facilitò molto il lavoro del nano, che si limitò a tirare fuori uno solo dei suoi strumenti del mestiere: la mazza a due mani. Pochi istanti dopo, superarono i resti di corallo distrutto per trovarsi in una specie di piccolo villaggio scavato nella roccia. Un villaggio molto silenzioso.

Per le strade non incontrarono nessuno, così provarono ad entrare nelle abitazioni nei loro paraggi. Tutte presentavano lo stesso ambiente completamente spoglio, con un paio di sedie, un tavolo ed un letto ricavati dalla pietra. In ogni casa, una donna in stato catatonico.
A differenza degli uomini nella sala precedente, loro non erano incatenate e quindi erano libere di muoversi come preferivano. Il problema era che nei loro occhi non c'era nessuna luce e nei loro gesti nessun segno di vitalità. Se avessero mischiato un manicomio con degli zombie, il risultato sarebbe stato molto simile a quello in cui si erano imbattuti.
Anche quelle donne avrebbero dovuto aspettare, per il momento la scelta più saggia era quella di lasciarle lì dove erano e tornare a recuperarle successivamente.

Ora non restava che scoprire chi o cosa producesse il rumore che avevano sentito in precedenza.
Stavano decidendo come disporsi al meglio per gestire qualsiasi eventualità, quando l'eventualità decise di anticipare il suo ingresso in scena.
Probabilmente attirati dal rumore di una mazza che più volte si schiantava contro una porta, due esseri serpenteschi si erano diretti verso il luogo del tumulto e avevano girato l'angolo proprio al momento giusto per trovarsi faccia a faccia con un gruppetto di persone intente a confabulare.

"Naga!" Esclamò Bain, che si accorse subito del pericolo.

"Ah, finalmente altro materiale." disse uno dei due rettiloni. Erano alti quanto il mercenario, ma più larghi e con occhi che indicavano una maggiore propensione a mangiare carne umana.
Imo, Lothus e Klara si prepararono a combattere per la loro vita, ma non ce ne fu bisogno. Il naga che aveva parlato si era gettato subito in avanti per attaccarli, ma Bain aveva sfruttato l'impeto del nemico per tagliarlo a metà col suo spadone. Poi, con un unico movimento, aveva ridotto la distanza fra sé ed il secondo avversario mentre cambiava direzione alla sua lama, fermandola solo dopo che aveva aperto in due la testa del secondo rettile.

"Non avevo mai visto un naga, ma a quanto pare sono nemici piuttosto deboli." Disse Lothus, che dopo quella dimostrazione si incamminò senza troppi timori per la strada da cui erano arrivati quegli esseri, pronto a sgominare chiunque gli si fosse parato davanti.

Spoiler: non era neanche lontanamente pronto a quello che seguì, e sarebbe morto diverse volte se non fosse stato per Bain e le cure di Imo. Sì, di Imo. L'healer del gruppo non era la druida, come si sarebbe giustamente potuto pensare, ma dovevano far affidamento su quei pochi trucchetti magici che il cacciatore elfo conosceva.

Più tempo passava con loro, e più Bain si convinceva che gli altri membri del gruppo di avventurieri dovevano essere davvero formidabili per essere riusciti a far sopravvivere quei tre pesi morti fino a quel punto. Nessuno, infatti, gli aveva detto che si erano uniti solo da poche settimane.

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