Capitolo 3 - Exelio

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Appena arrivato in città, Exelio fu il primo a staccarsi dal gruppo. L'obbiettivo era il solito, raggirare più persone possibili e guadagnarci sopra.
Negli ultimi due giorni di viaggio, dopo aver deciso che si sarebbero diretti a Ravenloft, aveva studiato la città e ideato un piano per massimizzare il suo divertimento. Non era mai stato in quel borgo, ma ne aveva imparato a memoria la planimetria e una volta entrato dalla porta orientale sapeva perfettamente quale fosse l'emporio più vicino a lui e come arrivarci. Sapere era potere, e in questo caso gli permetteva di agire con calma.

Si camuffò alla vecchia maniera, con baffi finti e trucco in viso, assicurandosi con l'aiuto del suo inseparabile specchietto portatile che la nuova maschera soddisfacesse i suoi standard. L'alternativa più rapida sarebbe stata uccidere un senzatetto per rubarne l'aspetto, ovviamente senzafarsi vedere, ma non aveva senso correre rischi inutili.

L'importante era arrivare al negozio con ampio vantaggio sui suoi compagni di viaggio, che sicuramente gli avrebbero messo i bastoni tra le ruote.Per questo, quando vide Nuril che procedeva qualche passo dietro di lui con l'aria di chi aveva vestiti da vendere, si prese il tempo per lanciare di nascosto un incantesimo su di lei. Una volta confermate le sue intenzioni, la indirizzò verso una sartoria e sciolse il sortilegio, che convenientemente avrebbe anche annebbiato la memoria della maga in modo da non farle ricordare l'accaduto.

Arrivato all'emporio, Exelio sfruttò nuovamente la sua magia per spacciarsi come il possessore del negozio. L'uomo che lo aveva accolto all'ingresso, che altri non era se non il legittimo proprietario, fu dunque colto da un'improvvisa epifania e si ricordò di essere in realtà un semplice impiegato addetto alla pulizia dei mobili.
La prima parte del piano era andata a buon fine e senza intoppi. Al bardo non rimaneva che aspettare.

Cosa? Che il warlock terminasse la visita alla sua famiglia allargata e decidesse che fosse l'ora di fare il giro di tutti i negozi della città per scovare oggetti magici nascosti e acquistarli a prezzi stracciati da commercianti ignari.
L'attesa non fu lunga.
La porta del suo nuovo negozio si aprì qualche ora dopo, lasciando entrare un Kadom selvatico con due occhi azzurri miracolosamente apparsi al posto di quelli neri concui si svegliava al mattino. Il warlock fece un rapido giro tra gli scaffali, e selezionò tre oggetti che portò al bancone conl'intenzione di comprare.

Exelio, non sorpreso che il compagno di viaggio non fosse riuscito a riconoscerlo, rifiutò tutte le offerte che gli vennero proposte e, consapevole che Kadom sarebbe ricorso alla magia alle prime difficoltà, lo precedette sul tempo non appena vide le mani del warlock cominciare a muoversi in un modo particolarmente familiare.

Di solito non gradiva usare incantesimi per ottenere un ingiusto vantaggio durante gli affari, sottraeva tutta la soddisfazione di vincere una serrata contrattazione, ma era disposto a fare un'eccezione una volta constatato che la parte avversa avrebbe fatto lo stesso. In quel caso si trattava di un combattimento ad armi pari.
O meglio l'arma in questione era la stessa, tuttavia Exelio la padroneggiava come un maestro mentre Kadom riusciva a malapena a non tagliarcisi da solo.
Una volta ammaliato, il warlock perse interesse per gli oggetti che aveva selezionato in un primo momento e fu invece molto contento di barattare tutte le sue scorte di carne secca per un occhio finto di legno. Contento del suo acquisto, se ne andò dall'emporio alla ricerca di altri negozi da spolpare e in cui probabilmente avrebbe avuto più fortuna.

Exelio se la rise di gusto per aver completamente truffato il suo compagno di viaggio, poi si prese tempo per osservare i tre oggetti che quest'ultimo aveva individuato come magici.
Una spada, un carillion, e quattro tubicini di metallo legati insieme da un filo.
Osservò l'arma con l'occhio di un esperto, e valutò che era troppo semplice per essere stata potenziata con incantesimi fighi di alto livello; non c'era nemmeno una runa arcaica incisa da qualche parte. La gettò per terra come se fosse polvere.

Con lo stesso occhio traboccante di perizia, valutò che le possibilità che il carillon fosse stato maledetto erano troppo alte per rischiare di aprirlo. Lo posò quindi con cura sulla mensola più alta e nascosta del negozio, ovviamente sollevandolo con una mano magica evocata appositamente e non con le sue preziose dita fatte di carne squagliabile ed ossa fratturabili.

L'ultimo oggetto era l'unico interessante del terzetto.
A cosa serviva? Non era chiaro.
Con che magia era stato incantato? Difficile a dirsi.
Aveva qualche valore? Boh.
Però era così carino che ti faceva venir voglia di armeggiarci in continuazione. Una sua caratteristica particolare era che i piccoli tubi di metallo non producevano nessun rumore se venivano sbatacchiati in modo casuale, ma producevano una singola nota se premuti in ordine dal più piccolo al più grande.

L'altra caratteristica particolare erache ogni volta che quel suono veniva prodotto, una palla di pelo nera appariva dal nulla, materializzandosi nelle vicinanze. Si guardava intorno con due occhi tondi e verdi, annusava l'aria con un naso che Exelio non riusciva a stabilire se esistesse o meno sotto tutto quelpelo, e poi scompariva nello stesso nulla da cui era arrivata.

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