Capitolo 10 - Myriiad

5 2 1
                                    


Exelio aveva notato un piccola falla nel piano del warlock. Kadom probabilmente aveva intenzione di sciogliere il rituale che permetteva loro di respirare sott'acqua non appena fossero riemersi in superficie, lasciando i due mercenari a morire affogati.
E questo creava un paio problemi.

Primo. Mai, ma davvero mai, lasciare qualcuno a morire lontano dai propri occhi. Tanto vale dargli un pass per tornare venti capitoli più avanti e conficcarti un pugnale tra le scapole, chiamargli un taxi e salutarlo con una stretta di mano.

Secondo. La ricompensa della missione che aveva appena accettato prevedeva la morte come premio base e, dal momento che aveva visto coccarde più carine in vita sua, doveva cercare di guadagnare più punti possibili agli occhi di chiunque li stesse valutando. Rubare al warlock il colpo di grazia avrebbe quasi sicuramente pompato il suo punteggio.

Mortochecammina#1 e Mortochecammina#2 non erano niente male come combattenti. Il primo era una specie di stregone voodoo, che usava ossi e fantocci per lanciare maledizioni sui nemici. Il secondo un abile spadaccino che uccideva con perizia i bersagli debilitati dalle magie dell'amico.
Nonostante questo, le loro debolezze erano evidenti. Magoscarso#1 aveva bisogno di tempo per farfugliare le sue macumbe (tempo che spesso gli veniva fornito dal compagno mercenario), mentre Spadalesta#2 esprimeva solo la metà del suo potenziale sott'acqua, dove i movimenti erano molto più lenti del normale a causa dell'attrito del liquido.

Anche Exelio aveva bisogno di un minimo di preparazione per lanciare i suoi incantesimi, in particolare un accordo strimpellato e occasionalmente una canzoncina, ma Myriaad aveva da tempo superato questo gradino.

Mortochenonavrebbepiùcamminato#1 e Mortochenonavrebbepiùcamminato#2 rimasero spiazzati quando videro il warlock e la maga sparire davanti ai loro occhi. Si girarono verso il bardo per chiedere spiegazioni, ma anche lui era sparito.

Ad un osservatore poco attento sarebbe sembrato che al suo posto fosse apparsa un'altra persona, intorno alla quale aleggiava un'aria completamente diversa.

Un osservatore leggermente attento si sarebbe accorto che quella persona, nonostante tutto, assomigliava molto ad Exelio e ne indossava persino i vestiti.

Un osservatore molto attento si sarebbe accorto che quella persona non era del tutto umana: orecchie appuntite e occhi dal colore cangiante erano tratti somatici che tradivano un retaggio elfico. Si sarebbe accorto di curve leggermente più pronunciate nelle zone del petto e dei fianchi, tipiche di un corpo femminile. E lo stesso osservatore si sarebbe accorto che l'atmosfera di gioviale noncuranza che Exelio trasudava da tutti i pori era stata spazzata via una una gelida promessa di omicidio che vorticava intorno a quella esile figura.

I due mercenari si resero conto del pericolo decisamente troppo tardi, cominciando a preparare le loro contromisure quando ormai il destino era segnato. L'acqua intorno a loro improvvisamente si fece fredda, qualche istante dopo ghiacciata e in un secondo divenne effettivamente ghiaccio, intrappolandoli in una sferica prigione dentro alla quale nemmeno potevano muoversi.
Myriiad aspettò fino a che non sentì più il loro battito dei loro cuori, poi rilasciò il suo incantesimo e in pochi minuti il ghiaccio si sciolse, lasciando adagiati a terra due cadaveri. Per sicurezza, l'Eladrin conficcò un pugnale in mezzo a gli occhi di ciascuno dei morti, e per buona misura non si curò di estrarli.

Era quasi un mese che doveva limitarsi ad usare incantesimi che poteva conoscere anche un bardo per non far saltare la sua copertura, per cui fu liberatorio per lei usare la stregoneria che aveva coltivato sin da piccola adesso che era sicura che non ci fosse nessuno ad osservarla.
Sapeva che quel momento non sarebbe durato ancora a lungo, ma prima di tornare Exelio poteva prendersi ancora qualche minuto per depredare i mercenari.

Lo spadaccino aveva con sé un borsello con la giusta dose di monete per essere scambiata con del cibo alla prossima locanda visitata, oltre ad un pendente dall'aria preziosa che si apriva e all'interno conservava un ritratto minuscolo di una persona molto simile all'altro morto. Lasciò entrambe le cose, inutili, al corpo che le aveva possedute. Prese tuttavia un paio di pugnali che teneva nascosti dentro ai pantaloni per rimpiazzare quelli che lei aveva da poco usato.

Il mago, che era stato volutamente lasciato per ultimo nella speranza che col tempo coltivasse un bottino più succulento, era tristemente privo di pergamene magiche che Myriiad aveva sperato di poter imparare o al minimo usare. Anche lui aveva una saccoccia con qualche spicciolo ed un medaglione intorno al collo con raffigurata una miniatura di un uomo molto simile al primo morto.
Il suo avere più interessante era però il sacchetto di pelle dentro al quale conservava i suoi ingredienti per lanciare sortilegi. Anche in questo caso Myriiad non avrebbe saputo cosa farsene, da un punto divista magico, ma un ossicino lungo quanto il suo anulare sembrava perfetto come bacchetta per suonare il braccialetto che aveva preso nel suo emporio, quella mezza giornata in cui era stato suo, a Ravenloft.
Lo provò subito e la pallina di pelo nera spuntò dal nulla, si guardò intorno con i suoi immensi occhioni verdi e, notando che il bastone di Exelio non era in vista, sparì con la stessa rapidità con cui era apparsa.

In un paio di occasioni infatti il bardo aveva suonato il braccialetto lungo il tragitto verso la foresta di Tirsaic per controllare se funzionasse, riscontrando esiti positivi. Lo strano animaletto era sempre intenzionato a farsi vedere giusto il tempo di un battito di ciglia, ma una volta aveva visto il bastone con cui Exelio si aiutava per pigrizia a camminare e ci si era fiondato contro cominciando a mordicchiarlo. Vedendo che non otteneva grandi risultati, si lasciava scomparire dopo un paio di dentate.

Non c'era più niente che attirasse l'attenzione di Myriiad in quella galleria subacquea, quindi si massaggiò il collo e si preparò ad indossare la maschera di Exelio per l'ennesima volta prima di teletrasportarsi a qualche metro da dove il warlock gli aveva indicato, per giustificare il suo ritardo.
Sperando che le sue due uccisioni umane bilanciassero lascia di corpi naga che si era lasciata alle spalle in precedenza, si diede un'ultima occhiata intorno per controllare che non ci fossero ospiti indesiderati da silenziare. Tutto taceva, e ad attirare la sua attenzione per l'ennesima volta fu quel baule d'oro lavorato in bassorilievo che se ne stava in bella mostra sulla terrazza centrale della villa naga dentro alla quale alla fine non erano mai entrati.

Era abbastanza grande e poteva far comodo per trasportare i propri averi lungo un viaggio, a patto di avere una carrozza o un carro con cui trasportarlo, ma il fatto che fosse stato costruito in oro lo rendeva decisamente troppo pesante. Un oggetto sprecato.
Myriiad entrò nella porta dimensionale da lei creata, e all'altra estremità ne uscì Exelio con il suo fidato liuto in braccio.

Poco dopo, sulla scena dell'ultimo delitto, riapparve il piccolo animaletto nero. Si avvicinò ai corpi dei due mercenari e si posò sul torace di ognuno per qualche secondo. Poi sparì del tutto anche lui, infinitesimamente più grande di quando era arrivato.

Hidden LeadersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora