Capitolo 6 - Check in, imbarco e partenza

6 2 4
                                    



Pavil aveva ottenuto il permesso di radunare il gruppo di avventurieri, o sarebbe meglio dire che il permesso se lo era conferito da solo, e di indirizzarli verso la Foresta di Tirsaic.
Con la scusa di controllare che non scappassero, si era circondato di alcune delle sue guardie del corpo più fidate, oltre ad un distaccamento della milizia cittadina, e aveva gentilmente scortato Imo e Nuril a spasso per la città fino a che non erano riusciti a recuperare il resto del gruppo.

Trovare Exelio e Kadom era stato relativamente facile, mentre Lothus, il nano-guerriero-lupo-mannaro, si era svegliato da poco e ovviamente stava bazzicando la più lasciva locanda della città.
Per trovare Klara persero invece quasi tutte le ore di luce rimaste a disposizione, trovandola in piedi a lato di una strada in profondo stato di concentrazione: stava provando ad entrare in comunione con una pianta. Una pianta finta.

Durante il tempo impiegato nelle ricerche, Imo e Pavil avevano avuto occasione di scambiarsi informazioni e cominciare a conoscersi. Il mercante aveva gentilmente tolto le manette alle caviglie e ai polsi degli avventurieri, ma l'elfo non si era lasciato abbindolare dalle cortesie che gli furono riservate.

Pavil non aveva annullato la loro condanna a morte, semplicemente aveva cambiato il luogo dell'esecuzione. Ascoltando la storia per intero, pareva che in quella foresta fossero riusciti a scomparire dieci soldati e cinque persone negli ultimi tre giorni. Il mercante aveva evidentemente un interesse che teneva ben nascosto a risolvere la faccenda il prima possibile, e per mantenerlo celato esitava ad esporsi troppo in via ufficiale.
Aveva capito che i comuni soldati dell'esercito non sarebbero riusciti ad aggiustare la situazione, ma ancora era troppo presto per giustificare una sua richiesta di distaccare personale più qualificato.

Quando aveva trovato dei disperati presumibilmente più in gamba di un contadino con in mano una spada, quindi, non aveva quindi perso l'occasione di assoldarli a costo zero.
Nonostante la macedonia di razze che si andava a completare ogni volta che un membro si ricongiungeva al gruppo, Pavil sembrava interessato solo a Nuril.

Non aveva mai visto un'elfa così pallida e con gli occhi completamente bianchi, non era da escludere che appartenesse ad una comunità ancora isolata dal resto del mondo. Una comunità probabilmente ingenua e tecnologicamente arretrata. Per un mercante quella era un'occasione d'oro per guadagnare montagne di... oro.

"Da dove viene lei?" chiese quindi ad Imo, dal momento che Nuril era ancora imbavagliata.

"Da dove vengo io, siamo arrivati in città insieme." Provò a scherzare l'elfo. "Ma immagino tu stia cercando di chiedermi a che specie appartenga senza rischiare di offendermi. Non ti fare problemi, sono sicuramente più razzista di te."

Il problema era che Imo non era in grado di rispondere alla domanda. Infatti, come spiegò al mercante, ogni volta che qualcuno chiedeva a Nuril delucidazioni sulla sua etnia la maga apriva la bocca e pronunciava delle parole che non corrispondevano al suono che arrivava alle orecchie dell'ascoltatore.

Quando era capitato, infatti, Imo aveva sentitouno strano ronzio di sottofondo penetrargli nella scatola cranica così a fondo da scrivere su una magica lavagna la parola elfo in caratteri molto creepy. E a convincere il suo cervello di aver ascoltato quella parola. E a credere ciecamente che quella fosse la pura verità.

Tutto sommato, a parte il colore eccessivamente candido, Nuril poteva essere scambiata per un abitante dei boschi: alta, lineamenti allungati, orecchie a punta.
Solo che Imo le sentiva dire "elfo" solo perché lui stesso era un elfo. Per Klara era una mezz'elfa, per Kadom era un umano. Per Lothus era un nano.

L'effetto di quella che a tutti gli effetti era una magia durava un paio di ore, durante le quali nessuno metteva in dubbio la parentela tra una ragazza con le fattezze di Nuril e un nano più simile ad un sasso muschiato che ad un qualsiasi altro essere vivente. Al termine di quel lasso di tempo le persone tornavano in possesso delle proprie facoltà mentali e si accorgevano che quell'albero genealogico doveva esser stato geneticamente modificato da qualche parte.
Almeno fino al momento in cui un terzo ignaro non si decidesse a porre a Nuril la fatidica domanda, facendo ricominciare le due ore di oppiacei forzati.

A quanto pare si trattava di una contromisura naturale per proteggere l'identità della maga, di cui nemmeno lei stessa era a conoscenza. Il bardo aveva controllato, e confermato che erano incappati in un meccanismo di difesa involontario e non di Nuril che si divertiva a rendere impossibile la vita di chiunque le respirasse troppo vicino. Caso più unico che raro.

Pavil avrebbe voluto provare in prima persona l'effetto di quella magia, ma Exelio e Kadom, che ormai erano stati raccattati strada facendo, non avevano risparmiato parole per dissuaderlo dall'idea e mantenere la situazione allo stato attuale.

Il mercante si accorse a quel punto che nessuno dei due si fosse preoccupato di chiedere per quale motivo Nuril fosse imbavagliata, e lo stesso disinteresse fu poi mostrato in seguito da Lothus e Klara.
Dopotutto, perché guardare in bocca a caval donato?

Al calar del sole il gruppo al gran completo giunse finalmente al limitare settentrionale della città, e Pavil annunciò che lì avrebbero dovuto separarsi. Gli avventurieri si sarebbero incamminati per la foresta di Tirsaic e, per controllare che non scappassero ed evitassero di scontare la loro pena, il mercante avrebbe assegnato il ruolo di controllori a tre membri della sua scorta privata.

"Ricordati che c'è sempre posto alla mia coorte per persone sufficientemente abili", sussurrò il mercante all'orecchio di Imo, ricordandogli una discussione che avevano intavolato prima di ricongiungersi ad Exelio e Kadom. Poi Pavil li lasciò andare per la loro strada, salutandoli e scambiandosi un cenno d'intesa con i suoi uomini.

In effetti, il gruppo di avventurieri si era già rivelato sufficientemente utile a Pavil. Grazie a loro era infatti riuscito ad inviare in quella spedizione tre mercenari altamente qualificati per il compimento della missione, e nessuno si sarebbe mai accorto di quello che era riuscito a fare. Gli avventurieri ormai sarebbero anche potuti morire inciampando in qualche radice prima di arrivare alla foresta, per quel che valeva. L'elfo compreso.

Non appena si furono allontanati, cominciò a massaggiarsi la gamba destra. Non era facile camminare tutto il giorno senza bastone alla sua età, specialmente se il bastone era fatto con legno di Yggdrassil ed era una delle due cose che impedivano ai suoi centoventi anni di pesare sulle sue spalle come macigni.

Non era un problema: aveva pensato di mandare qualche assassino a recuperarlo per lui quella stessa notte. Ma i suoi sicari non avrebbero avuto successo, e quello si sarebbe rivelato un problema.

Hidden LeadersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora