Capitolo 4 - Pavil

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Exelio si divertiva a giocare adaccendi/spegni con l'esotico animale incontrato per caso.
Aveva chiesto al proprietario dell'emporio se fosse un habitué, ma l'uomo non lo aveva mai visto prima. In realtà, non sapeva nemmeno che cosa fosse. Avevano deciso di inserirlo nella categoria degli animali solo per via del pelo che spargeva per il negozio ogni volta che appariva e scompariva.

Il bardo perse così tanto tempo a cincischiare che un secondo cliente entrò nell'emporio, fornendogli un'inaspettata e gradita opportunità per praticare la sua arte di contrattazione. L'anziano signore che gli si parò davanti, infatti, non voleva comprare un semplice oggetto esposto, uno di quelli collegati alla propria targhetta con relativo prezzo scritto sopra. Voleva rilevare l'intera attività.



Pavil era giunto a Ravenloft per via delle brutte voci che avevano cominciato a girare sulla foresta di Tirsaic. Sospettava che ci fosse lo zampino di Rayse dietro alle sparizioni di cui aveva sentito parlare, ma non poteva escludere la possibilità che fosse uno dei suoi principali avversari politici ad orchestrare la cosa per trarne chissà quale guadagno.
In entrambi i casi, doveva scoprire quello che stava accadendo e porvi fine.

Che le persone smettessero di sparire non era il punto più importante  all'ordine del giorno, ma si sarebbe preso il merito della risoluzione del problema se se ne fosse presentata la possibilità.
Tuttavia, non aveva intenzione di esporsi troppo e avrebbe preferito conservare l'anonimato, così da non rischiare di rivelare ai suoi nemici cosa voleva proteggere e cosa voleva distruggere. Al momento, quindi, la sua unica opzione era limitarsi al ruolo di osservatore.
E sarebbe stato meglio osservare da vicino, così aveva deciso di stabilirsi nell'unica città in prossimità della foresta di Tirsaic con la scusa di controllare i propri affari commerciali.

Per controllarli, però, aveva bisogno che i suoi affari si allargassero effettivamente anche a Ravenloft e per questo aveva deciso di comprarsi un negozio nel borgo.
Bello avere soldi.
Era entrato nel primo emporio che aveva trovato e lo aveva valutato come incredibilmente nella media. Per evitare che il proprietario rifiutasse di farsi da parte, quindi, avrebbe offerto una cifra ben oltre il valore dell'immobile e dei beni in esso contenuti.
Bello avere taaaanti soldi.



"Ventimila monete d'oro..." ripeté Exelio, fingendo di pensare al prezzo che gli era stato proposto per il non suo negozio.
Non avrebbe avuto modo di utilizzare tutte quelle monete, quindi non gli interessavano. Non capiva l'ossessione che avevano gli Uomini per quei cerchietti di metallo. Quello che sapeva era che l'emporio che stava cercando di vendere permetteva all'uomo che lo gestiva di vivere abbastanza agiatamente, quindi il suo valore era alto.
Lo avrebbe scambiato solo per qualcosa che l'anziano signore riteneva estremamente utile, altrimenti avrebbe perso la trattativa.
Myriaad, infatti, non sapeva quanto valessero di preciso le monete d'oro, né in primo luogo perché valessero qualcosa, quindi nemmeno Exelio poteva saperlo. Per lui erano solo degli inutili pezzi di ferro. Il suo concetto di fare affari, quindi, era completamente sballato.

Per questo era stato contento discambiare un occhio di legno, inutile già di per sé ma ancor di più ad una persona con due occhi funzionanti, con della carne secca essenziale per il sostentamento.
E per questo non aveva degnato di uno sguardo una spada magica e un carillon di pregiatissima fattura, ma si era concentrato su un gingillo strano.

"Non ci siamo proprio, questo emporio vale molto di più." Disse Exelio conconvinzione, senza sapere quello che stava dicendo. "Non mi piace chi cerca di fregarmi, ma comunque sono interessato a concludere l'affare. Stavo già pensando di liberarmi di questo posto."
Il menestrello sarebbe stato felice di vendere il negozio, soprattutto dal momento che non era suo.

Qualsiasi fosse stato il prezzo, cash a parte, ci avrebbe solo guadagnato. Eppure, per principio non avrebbe concordato nessun patto se non fosse stato sicuro di ottenere qualcosa di maggior valore in cambio.
Il mercante che aveva di fronte però aveva indosso solo i vestiti, una caterva di monete d'oro, e...

"Potrei venderti il negozio in cambio del tuo bastone."

Uno strumento necessario a quell'uomo per camminare, e Exelio sapeva che camminare era importante nella vita: era impossibile fare qualsiasi cosa se si era costretti a stare fermi.
Per questo aveva valutato che un bastone da passeggio avesse lo stesso valore, anzi di poco superiore, rispetto ad un emporio.

Pavil non si aspettava quel colpo basso così all'improvviso. Come aveva fatto un mercante di provincia a capire il valore del suo bastone semplicemente guardandolo?
Di certo non aveva usato incantesimi per identificare l'oggetto, altrimenti il ciondolo di Pavil avrebbe cominciato a tremare per avvertirlo che una magia stava venendo usata nei suoi paraggi. E se anche avesse avuto un oggetto in grado di individuare altri artefatti con poteri intrinsechi, il bastone era stato schermato per nasconderlo in casi del genere.
Era forse un esperto nel campo dell'arcano?
Pavil scartò subito l'idea, notando che per terra era stata buttata una spada che nonostante l'aspetto sobrio sarebbe potuta essere venduta al prezzo di mezza città.

Forse era stata fortuna, forse era stata incoscienza. In entrambi i casi, Pavil non sarebbe mai stato disposto a separarsi dal suo Bastone. Stava per ribattere con un rifiuto ed un'ulteriore controproposta, quando si fermò per ragionare un secondo.
In entrambi quei casi, se fosse stato disposto a muovere qualche filo in più, avrebbe potuto avere la botte piena e la moglie ubriaca. E lui era abituato a muoverne parecchi di fili.
Il proprietario del negozio non aveva chiaramente idea del valore del bastone, quindi non lo avrebbe trattato con cura. Avrebbe potuto far finta di cederglielo, e poi mandare qualcuno dei suoi a recuperarlo in un orario in cui si è soliti dormire. Al mattino successivo, l'uomo non si sarebbe accorto che il bastone era stato sostituito.

Era entrato con l'intenzione di concludere un affare pulito, ma sporcarsi le mani non era mai stato un problema per lui. Anzi era uno dei motivi per cui era diventato il mercante più ricco dell'Impero.

"Affare fatto."

"Perfetto," gioì Exelio. Firmarono un qualche foglio che il mercante tirò fuori da un suo borsello e una volta che il patto fu siglato, l'anziano fu così gentile da lasciare subito il bastone al menestrello in segno di buona fede. "Dammi solo un giorno per recuperare i miei effetti personali. Domani potrai passare a ritirare le chiavi del negozio."

Salutò con il sorriso l'ultimo arrivato, poi osservò il pezzo di legno che aveva appena ottenuto. Sembrava molto robusto. Avrebbe potuto fargli comodo qualora avessero dovuto camminare per grandi tratte, tra cinquecento anni.
Lo ripose nella sua sacca dimensionale, un oggetto in cui poteva infilare praticamente tutto quello che entrava nell'apertura, e poi si diresse nel retrobottega. Salutò il proprietario del negozio (o forse ex-proprietario? Non sapeva come avrebbero risolto la cosa i due il giorno dopo), si levò il trucco per tornare adessere davvero Exelio e uscì dalla porta posteriore.

Aveva notato che l'anziano mercante era raggiante quando si era ritirato, e questo lo rendeva ancor più contento del suo operato. Era stato così bravo che lo aveva fregato e allo stesso tempo lo aveva convinto chel'affare fosse favorevole a lui.
Era talmente di buon umore che, vedendo dei randagi piangere di fronte ad una ciotola di legno priva di cibo, senza pensarci due volte lasciò loro gran parte delle scorte di carne secca che poco prima aveva fregato al suo compagno warlock. In realtà la ciotola non era proprio vuota, dentro c'era una manciata di monete d'oro e d'argento. Exelio fece la cosa più responsabile, le prese per evitare che i cani e i gatti ci si strozzassero e le buttò in una pila di rifiuti lì vicino.

Ancora ci ripensava. Un emporio per un bastone, chi mai sarebbe stato così stupido da scambiare l'uno per l'altro?

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