Capitolo 20

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Ero appena sceso dalla Camera di Greta e lei mi stringeva la mano con forza.

C'era una coppia con un sorriso enorme sul volto, sembravano molto giovani, forse qualche anno in più di me.

"Greta questi sono Davide e Isabel, vorrebbe di conoscerti." Disse la direttrice.

La bambina si nascose dietro di me e io accennai un sorriso.
Io mi abbassai al suo livello.
"Cosa abbiamo detto?" Le chiesi.
"Che devo fare la brava e conoscere queste pertone così settimana prossima vieni a tlovarmi." Disse lei ripetendo le mie parole.
"Ecco." Dissi io.

Lei si staccò dalla mia mano e si avvicinó ai ragazzi.
"Sono Greta, piacere." Disse porgendo la manina a tutti e due.
Io sorrisi quasi scoppiando a ridere.

"Ciao piccolina, io sono Isabel." Disse la ragazza abbassandosi al suo livello.
"Lui é il tuo fidanzato?" Chiese la bimba.
"Si." Disse lei ridacchiando.
"Anche io da glande voglio un fidanzato!" Disse lei.
Tutti scoppiammo a ridere.

Quella bambina era veramente eccezionale.
In meno di un ora era riuscita a capire cose di me che nessuno con gli occhi da adulto sarebbe riuscito a percepire, era veramente speciale.

Guardai per un attimo la scena che stavo assistendo davanti a me.
Una bambina che non aveva niente a parer nostro, a parere degli adulti lei non aveva niente, ma lei aveva pur sempre quel sorriso stampato in viso che mi aveva donato luce in un momento in cui volevo solo stare al buio.
I bambini sono la salvezza degli adulti, sono il modo per trovare la pace, sono il modo per essere sempre felici, perché loro lo sono sempre, qualunque sia la situazione.

Sentii il telefono vibrare nelle mie tasche e lo tirai fuori.

Vidi un messaggio da Adriano che mi chiedeva dove fossi, ero sparito dallo studio perché non avevo voglia di registrare con Rachel ancora chissà dove.

Gli scrissi velocemente che stavo ritornando a casa e poi sospirai.

"Credo che io debba andare." Dissi.
"No, Niccolò!" Disse Greta abbracciando la mia gamba.

Io gli accarezzai delicatamente i capelli mori e le diedi un bacio su di essi.
"Te l'ho detto, ti vengo a trovare settimana prossima." Dissi io sorridendo.
"Va bene..." Disse lei con il broncio.

"Niente bronci qui, mi hai promesso che conoscevi queste persone e facevi la brava ok? Ora ti conviene andare da loro, parlarci un po', farli vedere i tuoi disegni e poi magari, se loro sono d'accordo e se tu lo sei di imparare a conoscerli un po' meglio, magari potrebbero diventare la tua nuova mamma e il tuo nuovo papà." Dissi dolcemente abbassando la voce per non farmi sentire.
"Ma io una mamma e un papà ce li ho già..." Disse lei.
"Ma puoi averne altri nel mentre gli aspetti." Dissi io abbozzando un sorriso.
"Folse hai ragione." Disse lei sorridendomi.
"Bene, brava. Allora ci vediamo tra qualche giorno." Dissi.
"Va beneee." Disse stringendomi di più.
"Dai, ora vai." Dissi spingendola verso la coppia che mi sorrisero.

Io mi alzai e gli salutai.

"L'accompagno alla porta Niccolò." Disse.
"Oh la prego, mi dia del tu." Dissi aprendo la porta.
Mi accompagnò fuori ma prima di andarmene mi girai.

"Non torneranno a prendere Greta i suoi genitori vero?" Chiesi sperando che mi togliesse il dubbio.
"No, non torneranno." Disse lei abbassando la testa.
"Sono morti?" Chiesi temendo la risposta.
"No... L'hanno abbandonata appena nata, dopo la nascita hanno aspettato che la donna si rimettesse dal parto e poi sono scappati via lasciando una bambina lí, da sola senza un nome. Appena l'hanno affidata a me le ho dato il nome Greta, che significa perla, figuralmente una persona speciale, rara, perchè le volevo dimostrare che per qualcuno era speciale, per me tutti questi bambini sono speciali, ma a lei é toccato un destino forse più crudele, non essere accettata già dalla nascita. I suoi genitori no non torneranno, perché anche se lo faranno non la lascerò mai a persone irresponsabili, voglio il meglio per questi bambini, e io non riesco a dargli il meglio, non sono un genitore e ho da badare a tantissimi bambini, non riesco a darli l'amore di cui ognuno di loro ha bisogno perció voglio che i genitori adottivi siano speciali quanto loro e i suoi genitori biologici non lo sono neanche un po'. Vorrei dire che fossero morti..." Disse tutto con le lacrime a gli occhi che trasmesse anche a me.
Quella bambina si, aveva qualcosa di speciale, ma non solo per la sua storia, ma per il suo sorriso, per la sua capacità del disegno, per la speranza, per la gioia e per l'ingenuità, era speciale perché anche senza genitori aveva tutte le qualità che un bambino che era circondato d'amore materno e paterno aveva.
Era speciale perché era cresciuta da sola in un certo senso, anche se aveva accanto una persona che teneva tanto a lei ma che non riusciva a darli il giusto affetto, ma pur sempre un minimo lo aveva.
E ora aveva anche il mio di affetto per crescere, mi ci ero affezionato troppo in sole poche ore, ormai era diventata quasi una missione donarli un po' del mio affetto.

Quel che resta intatto lo dedico a te/ UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora