Capitolo 16

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Mi svegliai sola, in un letto che non era per niente il mio.
La stanza era scura, quasi non si vedeva il comodino di fianco a me.

Intravidi una lampada e cercai l'interruttore, ma quando lo trovai e lo premetti non successe niente.
Cercai il mio telefono ma appena mi alzai un gran mal di testa mi fece risedere all'istante.
Con la mano mi sfiorai la testa delicatamente e mi accorsi che c'era un taglio nella fronte.

Mi rialzai di nuovo ignorando il dolore che mi provocava e cercai una porta o una qualsiasi via di fuga.
Ero spaventata ma non lasciai che i sentimenti prendessero il sopravvento.
Quando finalmente trovai la porta abbassai la maniglia e cercai di aprirla, quando uscii dalla stanza tutto era buio come nella stanza precedente, sembrava una escape room.

Ricercai il telefono nelle tasche, ma non lo trovai, così proseguii in avanti cercando una qualche finestra da aprire o qualche interruttore.
Quando ne trovai uno lo premetti e le tapparelle di una finestra si aprirono facendo intravedere il paesagio fuori e la luce riempii tutta la stanza.

Mi guardai intorno e capii subito dove mi trovavo.

Ma come ci ero finita lì?

"Vedo che ti sei svegliata."
Mi girai di scatto distogliendo lo sguardo dal grande salotto.

"Che, che ci fai qui?"
"Ti proteggo." mi disse Edoardo.
"Certo, dandomi una botta in testa facendomi dormire per non so quanto."
"In verità la botta in testa te la sei procurata da sola ribellandoti, prima che il sedativo facesse effetto." disse lui come se niente fosse.
"Dove cazzo ti sei procurato un sedativo?!" chiesi spazientita senza più il lume della ragione.

"Ci sono migliaia di domande che potresti farmi in questo momento e tu mi chiedi dove mi sono procurato un sedativo? Mi sorprendi sempre di più Rachel."
"E va bene, hai vinto tu, che vuoi da me?"
"Te l'ho detto, proteggerti." disse.
"Con un sedativo e rapendomi, ovvio." dissi io alzando gli occhi al cielo e corrugando le sopracciglia facendo bruciare la ferita.

"Ti fa male?" chiese avvicinandosi ma io indietreggiai.
"No." dissi secca.
"Vieni, te la disinfetto." disse prendendomi la mano.

Io senza discutere mi avvicinai al divano e lui prese il disinfettante e il cotone.
"Lo sai che appena capiranno che sono sparita ci verranno a cercare qui?" dissi mentre lui con il cotone pieno di disinfettante mi puliva la ferita.
"Non sono così stupido come pensi, dopodomani ci trasferiremo." disse con faccia concentrata mentre continuava a tamponare.
"E non sei neanche così stupido a dirmi dove andremo vero?" dissi.
"No, perché potresti trovare il modo di comunicare." disse avvicinando il suo volto al mio.
"Lo scoprirò da sola allora."
"Certo..."

Non mi accorsi di cosa stesse facendo finché le sue labbra non premettero sulle mie possessivamente.

"Che cazzo fai?!" dissi alzandomi.
"Quello che volevi che facessi anche tu."
"No, non lo volevo, sono fidanzata e sono felice al contrario di te che non vuoi accettare la nostra rottura." quasi urlai.
"Io ti amo ancora Rachel, e non puoi fidanzarti con il primo che passa solo perché ti ha mostrato un po' di affetto." disse lui.
"Hai perso il diritto di amarmi, hai perso il diritto di dirmi qualunque cosa riguardo l'amore o l'amare, hai perso ogni cosa, ogni fottuta parola che mi hai detto non ha un senso da quando mi hai ferita e mi hai inflitto mille pene, fisiche e psicologiche, quindi, fammi un piacere, non dire che mi ami, perché è un'altra delle tue stupide bugie." sputai con tutto l'odio che avevo dentro.

Mi prese il braccio e mi sbattè al muro.
"Bene, fai pure di me il cattivo." mi sussurrò.
"Perché non lo sei?" chiesi io.

Lui mi spinse via facendomi perdere l'equilibrio e cadere sul divano.
"Nessuno ti troverà, neanche il tuo principe azzurro."
"E cosa farai con me? Mi terrai rinchiusa qui per sempre?"
"Finché non troverò un'altra soluzione si."
"Soluzione da cosa?"
"Spero tu non lo scopra mai." disse avvicinandosi a me lentamente e alzandomi il mento con due dita.

Quel che resta intatto lo dedico a te/ UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora