Capitolo 1

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"Adrià! Nun ce  la faccio più! Annammo?" Chiesi al mio amico quasi urlando per la musica troppo alta.
"Ok, spetta che saluto e poi andiamo, aspettami fori se vuoi." Disse lui e io velocemente uscì senza esitare da quella discoteca.
Mi appoggiai ad un muretto di fronte al Tevere e presi una sigaretta dal pacchetto ormai finito, poi dalla mia tasca presi l'accendino ma prima anche di avvicinarlo ad essa sentì dei singhiozzi.

Mi girai velocemente e quello che vidi mi spezzò il cuore.
Una ragazza inginocchiata a terra, singhiozzante.

Era appoggiata ad un muro di un edificio, c'era una piccola luce attaccata al muro illuminava la sua esile figura. Alzai leggermente gli occhiali per vedere meglio cosa stesse succedendo. I suoi capelli erano castani e lisci, il suo corpo era molto magro. Non riuscì a vedere i suoi occhi perché erano coperti dalle mani.
Mi avvicinai lentamente e mi inginocchiai al suo livello.
"Hei..." sussurrai. "Hai bisogno di aiuto?" chiesi alla ragazza accanto a me.
Con mia sorpresa mi abbracciò e ricominciò a piangere sul mio petto stringendo la mia maglia che piano piano sentì bagnarsi dalle sue lacrime.
"Hei...va tutto bene... Vuoi raccontarmi quello che è successo?" Chiesi io provando a tranquillizzarla accarezzandogli i capelli.
Non sentì nessuno risposta solo altri singhiozzi.

Per fortuna in lontananza vidi Adriano.
Alzai la mano libera per farmi notare e lui corse subito da me.
"Fan?" Mimò con le labbra.
Io scossi la testa e lui si mise nella mia stessa posizione.
"È qui che piange da un po' e non riesco a capire Adrià... ho chiesto cosa fosse successo ma continua a piangere ininterrottamente." Dissi io.
"Hei, vuoi dirmi il tuo nome? Non vogliamo farti del male vogliamo solo aiutarti..." disse Adriano prendendo il mento della ragazza per alzargli la testa e guardarla negli occhi.
I suoi occhi erano colmi di lacrime e si notava il dolore sul suo viso. Aveva gli occhi di un color nocciola un po' più scuro del mio, ma non potevo confermarlo visto che eravamo al buio e indossavo gli occhiali da sole.
Le sue labbra erano carnose e il suo naso era piccolo e leggermente all'insù. Nella sua semplicità era una delle ragazze più belle che avevo mai visto.
"Rachel..." sussurro con la voce spezzata dal pianto.
"Che ti è successo Rachel?" Chiese gentilmente Adriano accarezzandogli la guancia per calmarla.
In queste situazioni lui era molto bravo, al contrario di me.
Lei abbassò la testa e ricominciò a piangere nel mio petto.
"Dove abiti? Ti riportiamo a casa ok?" Dissi io provando a calmarla accarezzandogli i capelli.
Lei scosse la testa e parlò con la voce spezzata da un dolore che conoscevo anche io.
"Non voglio ritornare da lui..."
Da lì capì che forse si trattava di un cuore spezzato, come il mio d'altronde o forse qualcosa di peggio. Come si poteva far male ad una piccola creatura così?
"La portiamo a casa mia..." Dissi sicuro di me ad Adriano.
Lui sorrise tristemente e annuì.
La presi in braccio a mo' di sposa mentre lei continuava a piangere sul mio petto.

Arrivati alla macchina mi sedetti nel sedile posteriore con lei in braccio e Adriano si mise alla guida.
Notai i vestiti che indossava, un pantalone della tuta e una maglia nera molto leggera che per essere a fine febbraio non era il massimo.
Mi tolsi la giacca e l'appoggiai sulle sue spalle a quel contatto sobbalzò ma poi si avvolse su di essa come una bambina con la sua coperta preferita.

Quando arrivammo a casa sentì il suo respiro pesante sul mio collo e capì che stesse dormendo tra le mie braccia. Sembrava una bimba.
Salì in casa e l'appoggiai delicatamente sul divano e guardai Adriano in cerca di risposte che ovviamente lui non poteva darmi.

"Adrià e mo' che faccio?" Chiesi al mio migliore amico e lui fece spallucce.
Poi sentì mugolare qualcosa di incomprensibile dalla ragazza accanto a noi. La guardai un attimo prima che aprisse gli occhi.
"Edoardo..." disse con la voce impastata dal sonno.
"E mo' chi è sto Edoardo?" Disse Adriano.
Lei aprì gli occhi, sembrava che non fosse neanche sul pianeta terra. La vidi guardare verso il bagno, aveva lo sguardo perso.
Si alzò velocemente e corse verso di esso.
Mi avvicinai al bagno senza neanche pensarci. Era inginocchiata sul wc a vomitare anche l'anima.
Le presi i capelli e gli spostai dietro alla sua schiena.
Quando finì si alzò e si appoggiò al lavandino per lavarsi il viso.
Dopo aver finito le porsi un asciugamano e si asciugò su di esso.
"Tutto ok?" Chiesi.
Guardava in basso.
"Vado a prepararti il divano per dormire, ok?" Dissi per poi uscire dal bagno.

Quel che resta intatto lo dedico a te/ UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora